5 settembre 2016

Uno, due, tre! (Billy Wilder, 1961)

Uno, due, tre! (One, Two, Three)
di Billy Wilder – USA 1961
con James Cagney, Horst Buchholz
***

Visto in DVD, con Daniela e Sabrina.

C.R. MacNamara (Cagney), direttore dello stabilimento di Berlino Ovest della Coca-Cola, viene incaricato dal presidente della società di tenere d'occhio Scarlett (Rossella nella versione italiana, per mantenere il riferimento a "Via col vento"), la sua scapestrata figlia diciassettenne, che sta visitando l'Europa e ha la tendenza a trovarsi fidanzati ovunque. Ovviamente la ragazza (Pamela Tiffin), sfuggita al controllo dell'uomo, si innamora di Otto (Horst Buchholz), giovane comunista della Germania Est, e non solo lo sposa ma si ritrova anche subito incinta. Come spiegarlo al padre? Scatenata farsa che piega le dinamiche della guerra fredda ai ritmi e alle gag dalla commedia slapstick. Cagney (al suo penultimo film: l'ultimo sarà "Ragtime", vent'anni dopo), protagonista assoluto e straordinario, manovra dietro le quinte la "trasformazione" di Otto da rivoluzionario socialista a perfetto gentiluomo capitalista, per renderlo più "accettabile" agli occhi del futuro suocero, organizzando una pantomina non dissimile da quelle dei classici film di Capra "Signora per un giorno" (1933) e "Angeli con la pistola" (uscito nello stesso 1961), anche se il cinismo di Wilder – per non parlare del ritmo frenetico della pellicola – rende il tutto molto più divertente. Fra i tormentoni, da ricordare l'orologio a cucù "patriottico" di McNamara, con lo zio Sam che esce a ogni rintocco per scandire le ore che mancano all'arrivo del padre di Rossella. Molti, e azzeccati, i personaggi di contorno: dalla bella segretaria svampita Ingeborg (Liselotte Pulver, in un ruolo che sembrava scritto apposta per Marilyn Monroe) ai tre agenti russi con i quali McNamara discute l'espansione della Coca-Cola oltre la cortina di ferro; dall'efficiente segretario Schlemmer (Hanns Lothar), con un passato nelle SS e che batte i tacchi ogni volta che riceve un ordine, alla moglie del protagonista, Phyllis (Arlene Francis), che minaccia di lasciarlo dietro le quinte (ma ci sarà un relativo lieto fine). Il soggetto è liberamente tratto da una commedia teatrale di Ferenc Molnár (anche se gli elementi di satira politica sul comunismo ricordano in parte "Ninotchka", film co-sceneggiato dallo stesso Wilder). Le gag, in ogni caso, colpiscono in ogni direzione (gli slogan del bolscevismo e le strategie delle multinazionali, il patriottismo americano e il razzismo della Georgia, le infedeltà extraconiugali e la corruzione degli impiegati statali, l'ipocrisia dell'alta società e i favoritismi sul posto di lavoro). Nella colonna sonora spicca la "Danza delle sciabole" di Kachaturian, un perfetto commento musicale alle scene più concitate (come l'inseguimento e la fuga in auto da Berlino Est). Curiosità: il film fu girato appena prima che venisse eretto il muro di Berlino, che dunque non appare sullo schermo (il passaggio fra le due parti della città è nei pressi della porta di Brandeburgo). Quando la pellicola uscì nelle sale, la costruzione del muro aveva fatto salire la tensione alle stelle e pertanto il suo tono leggero fu considerato poco appropriato da pubblico e critica.

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