26 settembre 2016

Un re allo sbando (Brosens, Woodworth, 2016)

Un re allo sbando (King of the Belgians)
di Peter Brosens, Jessica Woodworth – Belgio 2016
con Peter Van den Begin, Lucie Debay
**1/2

Visto al cinema Apollo, con Sabrina e Marisa, in originale con sottotitoli (rassegna di Venezia).

Mentre si trova a Istanbul in visita ufficiale, il re del Belgio Nicolas III (Van den Begin) viene a sapere che la Vallonia ha dichiarato indipendenza dalle Fiandre, dividendo il paese in due. Un'inopportuna tempesta solare mette fuori uso le comunicazioni e i voli: e al sovrano, accompagnato dal suo entourage (il valletto Carlos, il direttore del protocollo Ludovic e la responsabile delle pr Louise), non resta che tentare un avventuroso ritorno in patria via terra, attraverso i Balcani, per di più sotto falso nome per sfuggire ai servizi segreti turchi che non intendono fargli lasciare il paese e causare così un incidente diplomatico. Il tutto viene ripreso dalla videocamera di un documentarista, che intende mostrare il lato umano del re. Simpatico e stralunato road movie che parte da uno spunto di fantapolitica per riflettere sul futuro dell'Europa, sul ruolo della monarchia, sull'autodeterminazione dei popoli, sul distacco fra la gente e le istituzioni, ma anche sulla scoperta di sé stessi. Ma se le peripezie del sovrano sono divertenti, e lui stesso si ritrova cambiato grazie al contatto con la gente comune mentre attraversa la Bulgaria, la Serbia e l'Albania, alla resa dei conti il film non riesce a graffiare in profondità, con una satira all'acqua di rose che ben si sposa con la comicità "sospesa" tipica del Nord Europa. Al terzo loro film che vedo, non riesco ancora a farmi un'idea chiara del cinema della coppia Brosens-Woodworth: di pellicola in pellicola (e a volte anche all'interno di uno stesso film) i registri cambiano in continuazione, passando dal realismo al surreale, dal comico al drammatico, dal simbolico al documentario. Qui, complice anche un attore che fisicamente gli assomiglia, mi è venuto da pensare a Pif e ai suoi viaggi (nel programma "Il testimone") alla scoperta di mondi e persone lontane.

5 commenti:

Marisa ha detto...

a me è sembrata una favola, con varie possibilità di letture, ma tra tutte (come in "Vacanze romane") il bisogno di recuperare spontaneità e apertura mentale da parte di chi, per vari motivi, si trova più o meno inconsapevolmente imprigionato in ruoli, stereotipi e convenzioni. Complice qualsiasi disguido la vita ci prepari...

Christian ha detto...

Hai ragione, il parallelo con "Vacanze romane" ci sta: non ci avevo pensato! ^^
In ogni caso, è un film diversissimo dal precedente "La quinta stagione" degli stessi registi...

Marisa ha detto...

Il fatto questo film che sia diversissimo dal precedente è per me motivo di pregio e segno di una creatività ancora fresca e multiforme. Speriamo che continuino a sorprenderci...
in questo film mi sono divertita molto, come nel precedente mi sono sorpresa a riflettere parecchio...

Ismaele ha detto...

lo vedrò un giorno, intanto quelli che ho visto forse tre, mi hanno sempre stupito in positivo :)

Christian ha detto...

Sono senza dubbio due cineasti da tenere d'occhio. Ricordo che il loro primo film, "Khadak", non mi aveva convinto. Ma "La quinta stagione" è stato una vera sorpresa! "Altiplano" non l'ho ancora visto.