2 settembre 2016

Il castello (Michael Haneke, 1997)

Il castello (Das Schloss)
di Michael Haneke – Austria/Germania 1997
con Ulrich Mühe, Susanne Lothar
**1/2

Visto in divx, in originale con sottotitoli.

Adattamento del romanzo di Kafka, girato per la televisione austriaca ma uscito in alcuni paesi – non in Italia – anche nelle sale cinematografiche. Ambientato ai giorni nostri, o comunque in un'epoca più moderna rispetto a quella originale, racconta la storia di K., un uomo che giunge in un villaggio sormontato da un misterioso e inaccessibile castello, dal cui padrone è stato assunto come agrimensore per censire i terreni circostanti. Ma ogni tentativo di svolgere il proprio compito si rivela vano (gli vengono anche assegnati due assistenti, giovani e immaturi, che gli sono per di più di intralcio): il sindaco del villaggio gli riferisce addirittura che la sua assunzione è frutto di un errore, e che in realtà non c'è lavoro per lui. I tentativi di parlare con Klamm, il funzionario preposto al suo incarico, vengono continuamente frustrati da pastoie burocratiche e da una lunga serie di personaggi, intermediari, figure di disturbo e regolamenti inutilmente complicati che gestiscono i locali rapporti sociali, lavorativi e persino sentimentali o sessuali. Il tutto in un'atmosfera sempre più "confusa e insolubile", durante un freddo inverno, nel corso del quale K. deve anche fronteggiare l'ostilità della maggior parte degli abitanti e dei notabili del villaggio (a tratti sembra quasi che ruoli e lavori siano intercambiabili, e che non dipendano affatto dalle competenze ma dai capricci dei potenti o del fato). Proprio come il romanzo, lasciato incompiuto dall'autore, il film si interrompe a metà di una frase, lasciandoci incerti sul destino finale di K. E in un certo senso l'interruzione si confà al tema generale della vicenda (l'impossibilità per l'uomo comune di ottenere una risposta sul proprio destino dalle autorità, siano queste – a seconda della lettura che ne si voglia dare – religiose, politiche o burocratiche) e funziona addirittura meglio di quanto avrebbe fatto una conclusione definitiva. Ulrich Mühe, l'enigmatico protagonista, era già in "Benny's video" e lo ritroveremo (insieme a Susanne Lothar, qui nei panni di Frieda) in "Funny games" dello stesso Haneke, oltre che nel capolavoro "Le vite degli altri" di Florian Henckel von Donnersmarck. Regia e confezione, pur con pochi guizzi, sono solide e claustrofobiche.

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