17 agosto 2016

The village (M. Night Shyamalan, 2004)

The village (id.)
di M. Night Shyamalan – USA 2004
con Bryce Dallas Howard, Joaquin Phoenix
**1/2

Rivisto in TV, con Daniela.

Pennsylvania, fine Ottocento: per sfuggire ai mali e alle violenze del mondo, una comunità religiosa si è ritirata a vivere in un villaggio isolato all'interno di una radura, circondata da una foresta che si dice abitata da misteriose e malvagie creature soprannaturali. Ma l'illusione che il male possa venire solo dall'esterno si rivela fallace: quando Lucius (Joaquin Phoenix), il ragazzo che ama, viene ferito gravemente dal folle e geloso Noah (Adrien Brody), la coraggiosa Ivy (Bryce Dallas Howard) chiede al padre Edward (William Hurt) e agli altri anziani del villaggio il permesso di attraversare la foresta per raggiungere la città, alla quale tutti avevano giurato di non fare mai più ritorno, per procurarsi le medicine necessarie a salvarlo. Dopo "Il sesto senso" e "Unbreakable", Shyamalan (come sempre anche sceneggiatore e produttore) sforna un altro film con il finale a sorpresa, questa volta sotto forma di fiaba gotica. Visto che il pubblico sapeva ormai cosa aspettarsi dal regista indo-americano, questi lo spiazza lasciando intendere per lunghi tratti che il colpo di scena sia legato alla natura delle misteriose creature, prima di ribaltare nel finale il background stesso della storia. Forse il twist ending è meno efficace rispetto ai film precedenti, e anche le premesse non sono del tutto plausibili, ma il significato del film (una riflessione sulla paura e sull'isolazionismo: non a caso la pellicola è stata realizzata negli anni successivi agli attentati dell'11 settembre) va oltre il semplice fattore sorpresa. Il ricco cast (ci sono anche Sigourney Weaver, Brendan Gleeson, Michael Pitt e Jesse Eisenberg) e la buona sceneggiatura (che gioca con le menzogne e i segreti, seminando indizi apparentemente innocui che invece assumono rilevanza solo più tardi) sono serviti da una regia d'atmosfera che mantiene la suspense grazie anche alla colonna sonora di James Newton Howard e a una fotografia interessante per l'uso "narrativo" dei colori: il rosso, il colore del male, è quello associato alle creature (e come tale è bandito dal villaggio), mentre il giallo le tiene lontane (ed ecco che Ivy, quando si avventura nel bosco, indossa una mantella di questa tinta, diventando un vero e proprio "Cappuccetto giallo"). Come in ogni fiaba che si rispetti, inoltre, l'eroina deve avere un handicap: in questo caso è la cecità, che da un lato le impedisce di vedere i pericoli e come stanno realmente le cose, ma dall'altro le permette di leggere in maniera diretta l'anima delle persone, riconoscendone le qualità e i sentimenti.

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