27 agosto 2016

Bolero (Claude Lelouch, 1981)

Bolero (Les uns et les autres)
di Claude Lelouch – Francia 1981
con Robert Hossein, Nicole Garcia
***

Visto in divx alla Fogona, con Marisa.

Un grande affresco sul destino e sul potere della musica, raccontato attraverso le vicende di quattro famiglie di diversa nazionalità (francese, americana, russa, tedesca) ma accomunate dalla passione per la musica e il balletto, che si dipanano dalla metà degli anni trenta all'inizio degli anni ottanta (attraversando così i grandi eventi della storia, a cominciare dalla seconda guerra mondiale). Le storie dei personaggi scorrono in parallelo, sfiorandosi e incrociandosi più volte, fino a quando il fato li farà convergere tutti in un unico punto: un concerto sotto la Torre Eiffel in cui viene eseguito il "Bolero" di Ravel con la celebre coreografia "circolare" di Maurice Béjart (in cui un solo ballerino danza all'interno di un cerchio rosso, con altri che gli ruotano intorno). E circolare è anche l'andamento della pellicola, che nonostante la lunga durata (tre ore) scorre rapidamente e senza tempi morti. Si comincia nel 1936, con la presentazione di quattro coppie: Tatiana (Rita Poelvoorde), danzatrice del Bolshoi, che sposa il suo impresario Boris Itovitch (Jorge Donn); gli ebrei francesi Anne (Nicole Garcia) e Simon Meyer (Robert Hossein), che suonano nelle orchestre dei cabaret di Parigi; il giovane pianista tedesco Karl Kremer (Daniel Olbrychski), apprezzato anche da Hitler, e sua moglie Magda (Macha Méril); il compositore americano di canzonette Jack Glenn (James Caan), leader di un'orchestrina jazz, e sua moglie Suzanne (Geraldine Chaplin). Lo scoppio del conflitto mescola le carte: Boris muore al fronte, lasciando sola Tatiana con il figlio Sergei; Anne e Simon vengono deportati (e sono costretti ad abbandonare il loro neonato, che Anne cercherà poi di rintracciare per tutta la vita); Karl viene inviato con le truppe di occupazione a Parigi, dove avrà una fugace relazione con la chanteuse Évelyne (Évelyne Bouix), dalla quale a sua insaputa nasce Édith; Jack suona con la sua banda in Europa ed è presente a Parigi il giorno della liberazione, mentre in patria lo attendono la moglie e i figli Jason e Sarah. Negli anni successivi, mentre Karl diventa un celebrato direttore d'orchestra (ma i legami con il nazismo continueranno a gettare un'ombra su di lui), l'attenzione si sposta sulla generazione successiva: Robert (sempre Hossein), il figlio di Anne, nel frattempo adottato da un parroco, combatterà la guerra in Algeria, diventerà un avvocato e avrà un figlio, Patrick (Manuel Gélin), che eredita la passione per la musica dalla nonna; Sarah (sempre la Chaplin) avrà successo come cantante pop, assistita dal fratello manager Jason (sempre Caan); Sergei (sempre Donn), celebre ballerino, fuggirà dall'Unione Sovietica per stabilirsi in occidente; Édith (sempre la Bouix), dopo alterne fortune, diventa un'annunciatrice televisiva e contribuirà a organizzare il concerto che vedrà riuniti tutti i personaggi.

Il succedersi delle generazioni ne mette in mostra gli elementi in comune (la musica in primo luogo, autentico filo conduttore del destino dei personaggi) ma anche le differenze: nonostante le difficoltà, i drammi e gli orrori della guerra, le coppie originali mantengono quella visione e quell'ottimismo che le spingono a non arrendersi mai e a cercare di sopravvivere a ogni costo, a portare avanti i propri sogni e poi quelli dei propri figli. La generazione intermedia, invece, sembra molto meno felice: si succedono malattie (Sarah), divorzi (Robert), tentati suicidi (Jason, uno degli amici di Robert). I più giovani, infine, rappresentati da Patrick, sono una pagina ancora bianca, il cui destino è tutto da scrivere. Ma è bello come, nel concerto finale, a contribuire al risultato comune ci siano rappresentanti di tutte e tre le generazioni (Karl dirige l'orchestra, Sergei danza il "Bolero", Sarah e Patrick cantano). Se la sceneggiatura (dello stesso Lelouch) cerca di dare il sufficiente spazio sotto i riflettori a tutti i personaggi (compresi quelli minori o di contorno: si pensi a Évelyne, o agli amici di Robert, compagni d'arme in Algeria), la regia è ariosa, fra movimenti circolari che seguono gli attori con il grandangolo (per esempio quando salgono o scendono le scale), lunghi piani sequenza (memorabile quello alla stazione di Parigi, alla fine della guerra, che mostra il ritorno di Anne dal campo di concentramento e, contemporaneamente, la partenza di Karl per la Germania). Bello anche, nel finale, il momento dell'incontro fra Robert (cresciuto ignaro dell'identità dei propri genitori) e sua madre Anne nell'istituto psichiatrico, accompagnato dalle prime note di quel "Bolero" che proseguirà poi sulle immagini del ballo di Sergei. La ricca colonna sonora (che naturalmente comprende molti brani di vari generi: dalla musica classica a quella leggera) è opera, fra gli altri, di Michel Legrand. I personaggi sono immaginari, ma non è difficile riconoscere le ispirazioni a celebri musicisti o figure iconiche del ventesimo secolo (Karajan, Nureyev, Edith Piaf, Glenn Miller, ecc.). Nel cast, in ruoli minori, anche Jean-Claude Brialy, Fanny Ardant, Jacques Villeret, Richard Bohringer, Alexandra Stewart, Jean-Claude Bouttier, Francis Huster e persino, non accreditata, una giovanissima Sharon Stone. I titoli di testa sono parlati. Il film vinse il Grand Prix tecnico al Festival di Cannes.

2 commenti:

Marisa ha detto...

Io mi sono molto commossa ed entusiasmata.
L'inizio e la fine con il magnifico e magnetico balletto celebrano un autentico inno alla circolarità della vita e al suo perpetuo ritmo, che neanche una guerra così disastrosa e inumana può distruggere veramente, ma solo spezzare provvisoriamente, in attesa di poter cicatrizzare le ferite!

Christian ha detto...

La musica "circolare" del Bolero si riflette nella circolarità del film e in quella, come dici tu, della vita stessa, con il trascorrere delle generazioni (insieme al potere della musica) che consente di superare le barriere, le nazionalità e le differenze, tanto che i personaggi alla fine si ritrovano tutti insieme al concerto-esibizione. Un film molto umanista!