31 luglio 2016

Un dollaro d'onore (Howard Hawks, 1959)

Un dollaro d'onore (Rio Bravo)
di Howard Hawks – USA 1959
con John Wayne, Dean Martin
***1/2

Rivisto in DVD.

Avendo arrestato Joe Burdette, il fratello di un potente proprietario terriero, con l'accusa di omicidio, lo sceriffo John T. Chance (John Wayne) è costretto a difendersi dagli agguati degli uomini di questi, che intendono liberare il prigioniero prima che dalla città più vicina giungano gli agenti federali a portarlo via. Rinchiuso nel proprio ufficio per sostenere l'assedio, Chance può contare solo sull'aiuto di Dude (Dean Martin), un tempo valido vicesceriffo ma ora diventato un ubriacone (e dunque soprannominato dai messicani "Borrachon"), del vecchio zoppo Stumpy (Walter Brennan) e del giovane Colorado Ryan (Ricky Nelson). A sostenerlo a distanza c'è anche la bella Feathers (Angie Dickinson), vedova di un baro che spera di rifarsi una vita al suo fianco. Il capolavoro western di Howard Hawks, una delle pellicole più classiche e iconiche del genere, è costruito su una trama lineare, un setting circoscritto (predominano gli ambienti chiusi) e dinamiche chiare e vivaci che a tratti sconfinano nella commedia (gli scambi di battute sdrammatizzanti fra lo sceriffo e i suoi compagni, ma anche le schermaglie fra Chance e la ragazza, reminiscenti fra l'altro delle pellicole screwball dirette dallo stesso Hawks). La regia non si concede vezzi inutili e rinuncia quasi del tutto ai primi piani (ce ne sono soltanto quattro in oltre due ore di film), mentre la sceneggiatura (di Leigh Brackett, da un soggetto di Barbara Hawks, la figlia del regista, che si firma con lo pseudonimo B. H. McCampbell) caratterizza ogni personaggio in maniera tradizionale ma efficace con pochissimi tratti, rendendo palpabile in particolare il cameratismo che si viene a formare in attesa dell'attacco da parte dei nemici. Esemplare il momento in cui i protagonisti si intrattengono con le canzoni "My Rifle, My Pony, and Me" (cantata da Dean Martin) e "Get Along Home, Cindy" (cantata da Ricky Nelson). Diegeticamente la colonna sonora comprende anche il "Degüello" ("il canto della morte"), il brano messicano legato alla battaglia di Alamo, che il cattivo fa suonare in continuazione agli uomini del saloon come a voler segnalare che la lotta sarà senza quartiere.

Com'è noto, il film fu pensato da Hawks e Wayne come risposta "reazionaria" a "Mezzogiorno di fuoco", che i due non avevano gradito, mal digerendo una figura di sceriffo che andava in giro a chiedere aiuto agli altri anziché cercare di cavarsela da solo (ma il film di Zinnemann era inteso come una metafora del Maccartismo, delle liste nere e dei tradimenti da parte degli amici). Qui, invece, i protagonisti non solo rifiutano gli aiuti che gli vengono offerti (dal mandriano Pat Wheeler, dalla ragazza, dalla coppia di messicani che gestisce l'albergo) per non mettere in pericolo le vite altrui, ma fanno di tutto per vincere da soli e coraggiosamente le proprie paure, i propri limiti e i propri spettri (come nel caso di Dude, che per tutta la pellicola lotta contro le crisi di astinenza, le mani che tremano – si pensi alla scena ricorrente in cui cerca di arrotolarsi una sigaretta – e la tentazione di tornare ad affogarsi nell'alcool). Proprio il personaggio interpretato da Dean Martin è la vera figura centrale del film, quasi più di quella di John Wayne, al punto che il titolo italiano fa riferimento alla scena che lo introduce, in cui lo sprezzante Joe Burdette si prende gioco di lui lanciandogli una moneta nella sputacchiera del saloon. Scena notevolissima, fra l'altro, perché completamente muta, con ogni azione dei personaggi sottolineata e accompagnata dalla bella colonna sonora di Dimitri Tiomkin. Il titolo originale, invece, è assai più generico: Rio Bravo non è un fiume, ma il nome della cittadina in cui si svolge la storia, nonché il titolo alla canzone che si sente sui titoli di coda. Da non confondere con "Rio Grande" di John Ford, sempre interpretato da Wayne, che nella versione italiana si intitola appunto "Rio Bravo". Meritano una menzione lo scenografo Ralph S. Hurt (che costruì dei set in scala leggermente ridotta per far risaltare di più la statura degli attori) e il direttore della fotografia Russell Harlan (che usa il technicolor in maniera quasi pittorica). Ward Bond è l'amico Pat Wheeler, John Russell e Claude Akins sono i fratelli Burdette, mentre Harry Carey Jr. sarebbe dovuto apparire in una scena tagliata in fase di montaggio. Nella versione italiana il nome dello sceriffo è modificato in John G. Chance per rendere la battuta di Feathers "G come guaio" (in originale "T for trouble"). Molti i remake (due dei quali dello stesso Hakws con John Wayne: "El Dorado" e "Rio Lobo") e le rivisitazioni (a partire da "Distretto 13" di John Carpenter).

2 commenti:

Mauro ha detto...

Grazie alla tua recensione mi è venuta voglia di rivedere questo vecchio capolavoro e per la prima volta ho notato tanti aspetti che nelle precedenti visioni mi erano sfuggiti.
Lo sceriffo per tutto il film dichiara ad alta voce la sua intenzione di non accettare aiuti per non mettere in pericolo nessuno ma lo svolgimento del film mostra, al contrario, che in suo soccorso arrivano tutti (se per tutti si intendono i pochi personaggi presenti nel film):
- la ragazza e Colorado che lo salvano dal primo agguato rischiando la loro vita,
- Stumpy e l'inoffensivo albergatore messicano (con un fucile più grande di lui!) che si presentano non invitati alla sparatoria finale.

Da questo primo punto poi ne è disceso un secondo: Chance è un onesto e coraggioso sceriffo ma sicuramente non è l'eroe che salva da solo la situazione anzi tutt'altro: è un assoluto imbranato.
Il fatto che sia interpretato da John Wayne (e dal suo personale carisma) rende meno evidente questo fatto ma analizzando situazione per situazione ci si accorge che per tutto il film sono proprio i suoi sottoposti e i suoi amici che salvano la situazione.
E vado ad elencare:
- quando entra nel saloon per arrestare Burdette è l'inatteso intervento di Dude che impedisce agli sgherri di Joe di ucciderlo;
- già ho detto di quando la ragazza e Colorado lo salvano dal primo agguato
- nel secondo agguato è Dude che gli "spiega" con salvarsi dicendogli che "Stumpy è sooolo" (ci manca solo l'occhiolino) e sono proprio Stumpy e Colorado che, capendo in anticipo la situazione, si posizionano in modo da eliminare i cattivi
- al momento dello scambio degli ostaggi è l'inaspettata azione di Dude che permette allo sceriffo di non perdere la custodia del prigioniero (se era per lui lo scambio si faceva e tanti saluti) ed è Stumpy che impedisce la manovra di accerchiamento e sempre lui pensa che i candelotti di dinamite possano tornare utili.

Poi un ultimo appunto: Feathers non è il nome della ragazza (nella versione italiana è sempre chiamata semplicemente così: "la ragazza") ma solo un buffo soprannome derivante dal suo boa di piume di struzzo: feathers significa appunto piume (un po' come chiamare un dottore Bones - ossa).

Saluti.


Christian ha detto...

Grazie a te del commento (e dell'appunto su Feathers: non avevo fatto caso che nel film non viene mai chiamata per nome). Decisamente, come tutti i grandi film, ogni volta che lo si rivede si notano nuovi particolari...

Il fatto che Chance non chieda aiuto ma ne riceva in continuazione è senza dubbio una scelta per mostrare una situazione speculare a "Mezzogiorno di fuoco", dove invece lo sceriffo chiedeva disperatamente aiuto a tutti e non ne riceveva da nessuno!