4 marzo 2016

La città nuda (Jules Dassin, 1948)

La città nuda (The naked city)
di Jules Dassin – USA 1948
con Barry Fitzgerald, Howard Duff
**1/2

Visto in divx, in originale con sottotitoli.

La voce di un narratore (il produttore Mark Hellinger) ci introduce al film citando i cineasti – al posto dei titoli di testa – e sottolineando che la pellicola non è girata in studio ma nella vera città di New York, protagonista con le sue strade, i suoi quartieri, i mercati, i treni, i ponti, e naturalmente i suoi abitanti, quanto e più degli attori stessi. Non si tratta però di un documentario ma di un giallo, un precursore del "police procedural", nel corso del quale seguiamo le indagini di un gruppo di agenti della squadra omicidi – guidati dall'anziano e affabile tenente Muldoon (Barry Fitzgerald) – sull'omicidio di una giovane modella, annegata nella sua vasca da bagno. Le tracce dell'assassino sono poche e non sembrano condurre a nulla, anche se un paio di sospetti non mancano: un misterioso amante (House Jameson) e un imbroglione che la ragazza frequentava (Howard Duff). Ma poi il caso si intreccia con una serie di furti di gioielli, e Muldoon e i suoi uomini – fra i quali spicca il giovane Halloran (Don Taylor) – trovano finalmente la pista giusta. Da ricordare l'inseguimento finale, quasi hitchockiano, su un pilone del Ponte di Brooklyn, prima che la vicenda si concluda con il narratore che afferma: "Ci sono otto milioni di storie nella città nuda. Questa era una delle tante". Due premi Oscar (per il montaggio e per la fotografia, ispirata pare ai film del neorealismo italiano oltre che agli scatti del fotogiornalista Weegee) e una certa fama per i cultori del genere noir, ma il soggetto è quello di un poliziesco convenzionale, per quanto solido e interessante, che offre alcuni buoni momenti (la visita dei genitori della ragazza all'obitorio, la ricerca dell'assassino per le strade) ma non approfondisce più di tanto le dinamiche interne alla polizia (il rapporto fra l'anziano tenente e il giovane detective) o quelle del sottobosco criminale. Diede origine a una serie tv, ogni episodio della quale si concludeva con la frase di cui sopra. In ogni caso, contribuì a portare una certa dose di realismo nel cinema hollywoodiano, evidente anche nei ritratti cinici e tutt'altro che accondiscendenti dei vari personaggi. Dassin finirà a breve nella black list del Maccartismo e sarà costretto a emigrare in Francia, dove dirigerà il suo capolavoro, "Rififi".

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