27 febbraio 2016

Remember (Atom Egoyan, 2015)

Remember (id.)
di Atom Egoyan – Canada/Germania 2015
con Christopher Plummer, Martin Landau
***

Visto al cinema Apollo.

Dopo la morte della moglie Ruth, il quasi novantenne ebreo Zev Guttman (un Plummer fenomenale) fugge dalla casa di riposo per andare alla ricerca del comandante nazista che aveva sterminato tutta la sua famiglia ad Auschwitz e che si è rifugiato in Nord America sotto il falso nome di Rudi Gurlander. Il problema è che in giro ci sono quattro Gurlander, e Zev – che fra le altre cose soffre di demenza senile, dimenticando spesso i dettagli della propria missione – dovrà rintracciarli uno dopo l'altro se vorrà ucciderlo e vendicarsi. Dopo diverso tempo Egoyan torna ai livelli dei suoi film migliori ("Exotica", "Il dolce domani", "Il viaggio di Felicia") con una pellicola che – tenendo fede al suo titolo – intreccia mirabilmente i vari temi della "memoria": quella degli eventi storici dell'Olocausto, che rischiano di essere dimenticati man mano che i protagonisti e i sopravvissuti invecchiano e muoiono ("Siamo gli ultimi a poter riconoscere il volto di quell'uomo", spiega a Zev l'amico Max Rosenbaum (Martin Landau), il suo compagno di ospizio che ha rintracciato Gurlander e gli ha fornito tutte le informazioni per raggiungerlo); ma anche quella, più semplicemente, dei ricordi del proprio passato, destinata a degradarsi con la vecchiaia. E infatti Zev, a ogni risveglio, ripiomba in un'epoca in cui la moglie era ancora viva e fa fatica a ricordarsi dove si trova o cosa sta facendo: dovrà annotarsi le informazioni più importanti sulla propria pelle (come in "Memento": ma qui, significativamente, sul braccio ha anche un'altra "annotazione" che gli ricorda il suo passato, ovvero il numero del campo di concentramento) e rileggere in continuazione la preziosa lettera di Max con le istruzioni per la sua missione. Il gioco della memoria e dei ricordi che svaniscono, fra l'altro, non è fine a sé stesso, visto che costituisce un elemento essenziale della trama e giustifica il colpo di scena finale. Grande cast di attori anziani, che oltre a Plummer e Landau comprende anche Bruno Ganz e Jürgen Prochnow (due degli uomini oggetto della "caccia" di Zev). Durante il suo viaggio, il protagonista incontrerà quattro diversi aspetti del nazismo: il soldato inconsapevole, il prigioniero "diverso" (che ci ricorda come gli ebrei non furono le uniche vittime dell'Olocausto: un tema che naturalmente sta molto a cuore a Egoyan, che è di origine armena), il fanatico entusiasta (che non ha partecipato davvero allo sterminio; e proprio questa sua mancanza fa sì che, non rendendosi pienamente conto dell'orrore, possa continuare a professare la propria ideologia) e, infine, l'autentico nazista che si è ricostruito una vita e una famiglia in America, tenendo questa all'oscuro del proprio passato. Il viaggio a tappe di Zev è scandito da incontri con persone di tutte le età, di cui significativi sono quelli con i bambini, che rappresentano l'innocenza della "non conoscenza" (come quando la bimba domanda chi siano i nazisti, e Zev le risponde semplicemente che sono "persone cattive"). Interessante anche il rapporto di Zev con la musica (Moszkowski, Mendelssohn e Wagner: i primi due ebrei, il terzo il musicista più associato – suo malgrado – al nazismo), mentre al tema della memoria e della sua cancellazione (volontaria o meno) si sovrappone quello del delicato equilibrio (non sempre contrapposizione!) fra verità e menzogna ("False verità" era il titolo di un altro film di Egoyan). Henry Czerny è il figlio di Zev, Dean Norris il poliziotto neo-nazista.

2 commenti:

Marisa ha detto...

Film molto interessante e ricco di sfaccettature, come hai evidenziato.
Aggiungerei l'importanza della "memoria somatica" che viene evidenziata in due modi: pur nella sua demenza, il vecchio Zev, quando si siede al piano, dopo qualche esitazione iniziale suona sempre più speditamente, senza alcun spartito, come se le sue dita avessero conservato autonomamente il ricordo degli accordi; e l'altrettanta automatica capacità di sparare, che ritorna con prontezza quando si trova davanti l'aggressivo pastore tedesco e poi si riproduce verso gli uomini. Era evidentemente un uomo abituato ad usare con freddezza e determinazione la pistola, e questa "abilità" manuale si ripresenta spontaneamente, così come andiamo in bicicletta, anche dopo tanti anni che non la usiamo, e possiamo anche aver dimenticato quello che invece il nostro corpo conserva...
E che dire poi del modello americano che continua a permettere la vendita delle armi a chiunque, ragazzi esaltati o vecchi dementi? Il povero Obama è decisamente impotente di fronte all'amore degli americani per le armi...

Christian ha detto...

Infatti, che Zev si ricordi come suonare il piano (e a memoria!), mentre sembra aver dimenticato tante altre cose, non è un'incongruenza ma semplicemente un altro modo con cui il film affronta il tema dei ricordi. E lo stesso vale per la pistola (fra l'altro, al momento di acquistarla sceglie un modello diverso da quello che gli era stato suggerito inizialmente, probabilmente perché ci si trova più a suo agio anche se non se lo ricorda).