22 dicembre 2015

Star Wars: Il risveglio della forza (J.J. Abrams, 2015)

Star Wars: Il risveglio della forza
(Star Wars: The Force Awakens)
di J.J. Abrams – USA 2015
con Daisy Ridley, John Boyega
**1/2

Visto al cinema Colosseo, con Sabrina, Marisa, Monica e Roberto.

A dieci anni di distanza dalla conclusione della trilogia di prequel, la saga di "Guerre stellari" torna al cinema con quello che costituisce, in tutti i sensi, un nuovo inizio. Il creatore della serie, George Lucas, scottato forse anche dalle molte critiche ricevute dopo gli ultimi film, ha venduto la franchise alla Disney, che dal suo canto non si è fatta pregare per mettere subito in cantiere una nuova trilogia di pellicole (a questo "Episodio VII" – anche se tale dicitura compare nel cartello introduttivo ma non nel titolo ufficiale – seguiranno, nel giro di pochi anni, i già previsti "Episodio VIII" ed "Episodio IX"), di cui la prima, se non altro, dimostra subito una cosa: che altri hanno compreso molto meglio di Lucas quali sono gli elementi alla base del successo della serie. Poiché i primi sei film cinematografici sembravano aver esaurito completamente la grande trama di Anakin Skywalker/Darth Vader e della lotta fra la Repubblica e l'Impero, è stato necessario creare nuovi personaggi e una nuova minaccia. E forse per non scontentare i fan, ma allo stesso tempo per dar loro quello che si aspettavano di vedere, il regista J.J. Abrams e gli sceneggiatori Michael Arndt e Lawrence Kasdan (quest'ultimo di ritorno nella saga dopo 42 anni!) hanno scelto di realizzare quasi un remake della pellicola del 1977, quella che aveva dato origine a tutto, di cui il nuovo film ripropone trama e situazioni praticamente in scala 1:1. Se la mancanza di originalità può dunque sollevare qualche perplessità, in un certo senso essa è anche uno dei pregi dell'intera operazione, visto che consente di evitare tutti gli errori e le scivolate commesse da Lucas nei prequel e di recuperare invece quelle atmosfere e caratteristiche che avevano in primo luogo determinato il successo di "Star Wars". In un'intervista, Abrams ha affermato di aver voluto realizzare un film che potesse regalare a un odierno bambino di 11 anni quelle stesse sensazioni che lui aveva provato quando, a 11 anni appunto, aveva visto il primo film. Ebbene, possiamo dire che ci è riuscito. Il nuovo episodio, pur essendo quanto di più simile al primo leggendario lungometraggio, è ironicamente anche quello che può essere più facilmente apprezzato da uno spettatore del tutto a digiuno della saga.

Ambientato trent'anni dopo "Il ritorno dello Jedi", come da tradizione il lungometraggio si apre in media res e non si preoccupa di spiegare i retroscena del nuovo stato di cose (probabilmente le pellicole che seguiranno ci diranno di più sul fantomatico e fascistoide "Primo Ordine" che ha preso il posto dell'impero come minaccia alla pace della Galassia e sul suo misterioso leader Snoke). I titoli di testa ci comunicano che Luke Skywalker è scomparso: scopriremo poi che l'ultimo Jedi, deluso per il tradimento di un suo giovane allievo, si è ritirato in eremitaggio in qualche luogo lontano. La Resistenza, che sotto la guida di sua sorella Leia si batte contro il Primo Ordine, è alla sua disperata ricerca. Ma a trovare la mappa che potrebbe rivelare il suo rifugio sono la giovane Rey (Daisy Ridley), raccoglitrice di rottami metallici sul pianeta Jakku, e il pavido Finn (John Boyega), ex membro delle truppe d'assalto del Primo Ordine (con armature identiche a quelle degli stormtrooper imperiali!), che ha scelto di disertare. Braccati dai nemici e costretti alla fuga, i due troveranno aiuto in una vecchia conoscenza, Han Solo (Harrison Ford). Come si diceva, la trama sembra ripercorrere quella di "Una nuova speranza" (e anche de "L'impero colpisce ancora") quasi pedissequamente: informazioni vitali affidate a un droide; quest'ultimo abbandonato su un pianeta desertico e trovato da un/una giovane che vive lì, ignaro/a del proprio retaggio, e catapultato quasi controvoglia in una grande avventura; la fuga a bordo del Millennium Falcon, guidato da uno Han Solo che, in quanto contrabbandiere, deve scappare dai suoi creditori; l'approdo in quello che dovrebbe essere un rifugio, gestito da una vecchia conoscenza di Han, dove però si nasconde un traditore; la cattura di uno dei protagonisti, portato a bordo della nuova arma letale dei nemici (qui, al posto della Morte Nera, c'è l'ancor più gigantesca base Starkiller); il salvataggio, nel corso del quale l'anziano mentore del gruppo perderà la vita per mano di un "rinnegato", ovvero un cattivone nerovestito e con maschera, Kylo Ren (Adam Driver) che è passato al lato oscuro e che nasconde un legame stretto di parentela con i nostri eroi; e infine, l'attacco delle forze della Resistenza alla base nemica, della quale sfruttano l'unico punto debole per farla esplodere. C'è persino il finale con uno degli eroi rimasto fra la vita e la morte (Finn in coma, come Han Solo nella grafite al termine de "L'impero colpisce ancora"), oltre che tanti altri paralleli (il castello di Maz come la taverna di Mos Eisley, la stessa piratessa Maz Kanata come Yoda, Snoke come l'imperatore, il generale Hux come il governatore Tarkin, ecc.).

Detto delle similitudini nella trama, c'è però da elogiare il modo in cui questa viene narrata. Il senso dell'avventura, il ritmo, la caratterizzazione dei personaggi, la chiarezza delle scene d'azione e la maestria tecnica contribuiscono al massimo coinvolgimento dello spettatore (deja vu a parte, ma anche questo in fondo fa parte dell'esperienza complessiva). E quanto alla nuova generazione di eroi e di cattivi, in fondo è bello veder muovere i primi passi, fra dubbi e insicurezze, sia agli uni che agli altri. Non solo Rey e Finn, infatti, ma anche il cattivo Kylo Ren sono incerti, impacciati durante i combattimenti, ancora alla ricerca di sé stessi e del proprio ruolo: insomma, personaggi con tanto potenziale ancora da sviluppare, e di cui sarà senza dubbio interessante seguire l'evoluzione nei film a venire (anche se troppe cose sembrano lasciar presagire quale sarà): che differenza con il predestinato, rigido e insopportabile Anakin interpretato da Hayden Christensen nei prequel! A proposito di questi ultimi: se tanti e tali sono i riferimenti che Abrams ha voluto fare agli episodi "classici", è sintomatico come i tre prequel siano stati del tutto ignorati: non un accenno, non un riferimento o una strizzatina d'occhio; persino lo stile cinematografico ne prende le distanze, rinnegando l'abuso di grafica digitale che li affogava e scegliendo invece un approccio più artigianale. Gli effetti al computer non mancano, ovviamente, ma il look and feel della pellicola è garantito da scenari, personaggi e oggetti reali, da prop e animatroni fisici. Si respira un'aria di concretezza, non di videogioco, e tutto ha sembianze "realistiche" (sì, anche gli alieni!) in puro stile old school, grazie anche a una fotografia che si rifà a quella dei mitici primi episodi. In questo modo, l'apparizione di volti noti ma irrimediabilmente invecchiati (Harrison Ford, Carrie Fisher, Mark Hamill) non stona affatto, anche perché sullo sfondo vediamo veicoli e astronavi dell'impero ormai ridotti a rottami, robot e androidi (compresi R2-D2 e D-3B0) che ne hanno vissute fin troppe (persino Chewbacca ha qualche pelo grigio), in un mondo che mostra tutti i suoi anni e non li vuole nascondere. Fra i volti nuovi, da segnalare anche Oscar Isaac nei panni del pilota della resistenza Poe Dameron. Domhnall Gleeson è il generale Hux, Max Von Sydow fa una comparsata all'inizio.

In conclusione: per una volta, l'approccio conservativo può essere considerato quello giusto. Abrams ha semplicemente voluto "rifare" a modo suo il primo "Guerre stellari" (colpendo nel segno molto più di quanto non avesse fatto con i film di "Star Trek", quelli sì dichiaratamente dei reboot: d'altronde il regista non ha mai nascosto di essere più un fan della saga di Lucas che di quella di Roddenberry, e i risultati lo dimostrano), aggiornando il prototipo e limandone i difetti ma senza travisarlo, stravolgerlo o appiattirlo più di tanto. Che i nuovi eroi siano una donna e un uomo di colore sarà certo dovuto alla political correctness imperante in America, ma nell'economia della storia non fa alcun danno. L'affiancamento di volti giovani (brava soprattutto la Ridley) a quelli, solcati da rughe, dei vecchi personaggi (che dimostrano tutti i loro anni, non solo nel fisico ma anche nell'animo) è fatto nel migliore dei modi, senza che gli uni rubino i riflettori agli altri. La sovrastruttura non soffoca i contenuti (i concetti stessi della forza e degli Jedi sono a malapena accennati) e i pupazzi o personaggi digitali sono pochi ma buoni (dietro le fattezze di Snoke e Maz si nascondono Andy Serkis e Lupita Nyong'o), mai infantili nemmeno quando devono essere simpatici (come il droide BB-8). Il film non è perfetto, intendiamoci: a parte la questione dell'originalità della trama (che rende prevedibilissime persino le svolte che più avrebbero dovuto sorprendere gli spettatori, a cominciare dalla morte di uno dei personaggi storici), ci sono comunque alcune ingenuità di sceneggiatura, caratterizzazioni contraddittorie (giusto un paio nei primi minuti: perché il pilota Poe si fida subito di Finn, quando questi viene a salvarlo, senza sospettare che possa trattarsi di un tranello per stanargli dove si trovano i piani? perché lo stesso Finn, che diserta perché non vuole uccidere, non si fa scrupolo quasi immediatamente a sparare contro i suoi stessi compagni?), per non parlare delle molte assurdità pseudo-scientifiche (il funzionamento della base Starkiller in primis), anche se in fondo "Star Wars" è sempre stato più "fanta" che "scienza". Ma la confezione nel suo insieme è quasi impeccabile, a partire dalla colonna sonora di John Williams che, a parte qualche accenno ai temi più classici delle partiture precedenti, crea tutto un nuovo corpus musicale. E dietro la tecnica cinematografica, c'è l'avventura e il sense of wonder. Le riprese sono state effettuate, oltre che in studio, negli scenari di Abu Dhabi (il pianeta desertico Jakku), dell'Islanda (le nevi che ricoprono la base Starkiller) e dell'Irlanda (la sequenza finale, in cui Rey incontra Luke). Grazie anche a un battage pubblicitario senza precedenti (e francamente fin troppo invadente), il film ha goduto di un immediato successo al botteghino, ancora da quantificare a lungo termine: l'obiettivo è quello di superare "Avatar" come film con il maggior incasso di tutti i tempi.

8 commenti:

Jean Jacques ha detto...

Film orribile. per me non c'è proprio nulla, da salvare.

Christian ha detto...

Per me, invece, l'unico difetto (ma solo agli occhi di chi conosce a menadito la trilogia classica) è la scarsa originalità della trama. Cosa che fra l'altro è una scelta voluta: possiamo quasi considerarlo un remake. Per il resto l'ho trovato più che godibile, tanto negli aspetti tecnici che in quelli narrativi, ed è comunque assai meglio dei prequel di Lucas.

Ernesto ha detto...

Ciao, Christian! L'ho appena visto anche io, e fondamentalmente sono d'accordo con i tuoi giudizi. Una cosa sola aggiungerei, che mi ha colpito. Se non sbaglio è la prima volta che gli Stormtrooper vengono "umanizzati". La scena iniziale, con Finn che soccorre il compagno che soffre, e che gli lascia sull'elmo il proprio sangue (sangue di Stormtrooper! Si era mai visto?!) ha aggiunto una dimensione a quelli che prima potevano anche essere considerati alla stregua di robot senz'anima. Anche l'accenno alla loro origine (bambini rapiti alle proprie famiglie a cui è assegnato un codice anziché un nome) è inedita. C'è poi il combattimento tra i due stormtrooper, con uno che chiama l'altro "traditore"… insomma, sono trattati alla stregua di persone vere e non fantocci senza cervello, come invece li vogliono i loro comandanti (vedi la generalessa - un'altra donna in questo film pieno di personaggi femminili - che riprende Finn per essersi tolto il casco).
ERNESTO

Christian ha detto...

È vero, questo degli stormtrooper (chiamati "assaltatori" nel doppiaggio italiano) è un elemento importante che ha colpito anche me (anche se era già stato svelato dal trailer). C'è anche una battuta al riguardo, "La prossima volta faremo un esercito di cloni", o qualcosa del genere, che è uno dei pochi riferimenti diretti (forse l'unico) ai tre prequel...

curiositizen ha detto...

Bella recensione. Sono perfettamente d'accordo con te, il film di J.J.Abrams mi è piaciuto molto, non credo potessi sperare di più in un nuovo episodio di Star Wars. Posso capire chi ne è rimasto un po' deluso, ma non comprendo assolutamente chi lo paragona ad un disastro. Che si siano già dimenticati gli imbarazzanti prequel? Un saluto di Buon Anno!

Christian ha detto...

La Disney ha intenzione di sfruttare al massimo la franchise acquistata, con nuovi film ogni uno-due anni... Era logico che volessero partire con un "nuovo inizio" che fosse, però, quanto più simile al primo film originale, anche per catturare nuovi spettatori/bambini per i quali, magari, questo è il primo film della serie che vedono al cinema. Forse chi è rimasto deluso si aspettava qualcosa di completamente nuovo o diverso.

Franci ha detto...

Purtroppo speravo proprio di vedere qualcosa di diverso... Davvero "nessuna idea è stata maltrattata nella realizzazione di questo Film".. Mi rimarraà sempre il dubbio di cosa sarebbe venuto fuori se Lucas avesse solo tirato fuori le idee e avesse lasciato il resto a gente come JJ (nei prequel e in questi nuovi sequel...) ma tant'è... comunque a distanza di mesi si lascia vedere tranquillamente mentre ep.I-II-III sono sempre più noiosi...

Christian ha detto...

Per vedere "qualcosa di diverso", mi sa, è ormai necessario abbandonare del tutto le franchise (questa, Star Trek, i film Marvel, ecc.), che per Hollywood sono macchine fabbricasoldi dove lo spazio per la sperimentazione e l'innovazione non è previsto. Al massimo si può sperare in un solido intrattenimento e in una buona fattura, come in questo caso...