3 ottobre 2015

Inside out (Pete Docter, 2015)

Inside out (id.)
di Pete Docter [e Ronnie del Carmen] – USA 2015
animazione digitale
***1/2

Visto al cinema Colosseo, con Elena, Andrea, Eva, Marisa e Sabrina.

Nella mente della undicenne Riley, da un'apposita sala di controllo, le sue emozioni "personificate" immagazzinano i suoi ricordi e gestiscono i suoi comportamenti e, dunque, la sua personalità. A svettare su tutti è Gioia, che ha il suo gran da fare per tenere a bada Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto. E apparentemente ci riesce, visto che l'infanzia di Riley non potrebbe essere più felice: ma gli sconvolgimenti dello status quo, in occasione del trasferimento della famiglia dalle montagne del Minnesota alla città di San Francisco, con conseguente perdita delle amicizie e l'insorgere di stress e malumori, porteranno Gioia a comprendere come anche le emozioni apparentemente negative – la Tristezza in testa – possano avere un importante valore e un profondo significato per la crescita della bambina. Dopo un paio di film inferiori alla sua media, la Pixar torna ai massimi livelli con una pellicola che, come nei suoi migliori lavori, è godibile a più livelli e comunica in maniera diversa a seconda del pubblico: dall'avventura colorata e divertente (per gli spettatori più piccoli) alle riflessioni sulle emozioni e sui rapporti umani (attraverso un inedito e umoristico meccanismo che mostra come "funziona il cervello" dall'interno). E mentre sfiora concetti come la memoria a lungo termine, il pensiero astratto, la nascita dei sogni e altri ancora, il film racconta il passaggio dall'infanzia all'adolescenza in maniera toccante e sincera, per una volta senza tingere tutto di rosa. Il messaggio più importante, infatti, è quello succitato: se da piccoli, quello che conta è solo "divertirsi", man mano che si cresce e bisogna affrontare anche le difficoltà o le avversità della vita, è importante lasciarsi indietro alcune cose (gli amici immaginari) e dare valore anche alla malinconia e alla sofferenza, senza metterle da parte o rimuoverle. Un concetto quasi catartico, decisamente controcorrente nell'ambito dell'intrattenimento hollywoodiano, ancora più prezioso perché veicolato a un pubblico giovane attraverso un linguaggio che lo visualizza simbolicamente in maniera diretta e geniale. Nulla da lamentare, come al solito, sul versante tecnico: dal disegno dei personaggi alle ambientazioni, dal ritmo all'animazione, dalla dicotomia fra realtà e "interno del cervello" agli esilaranti scorci nelle menti degli altri personaggi (i genitori di Riley, ma anche altre persone e persino cani e gatti), tutto concorre a fare della pellicola l'ennesimo gioiellino di Lasseter & Co. Il regista Pete Docter, che aveva già firmato "Monster & Co." e "Up", è qui affiancato dal co-sceneggiatore Ronaldo Del Carmen: per la trama i due hanno consultato anche psicologi e neuroscienziati. Da apprezzare, fra le tante, la citazione a "Chinatown" di Roman Polanski ("Lascia perdere, Jake, è la città delle nuvole"). Al cinema il film era preceduto dal cortometraggio "Lava", storia d'amore fra due vulcani nell'Oceano Pacifico, accompagnata da una ballata tropicale.

5 commenti:

James Ford ha detto...

Film splendido, con Monsters&Co e Up! tra i migliori della Pixar, e senza dubbio uno tra i migliori dell'anno.

Christian ha detto...

Per me ai vertici ci sono "Monsters & Co", "Toy Story 2" e "Ratatouille", ma sono d'accordo! ^^

jeff ha detto...

Sorprendete. Non il film, l'apprezzamento per questo non film. Ma che, davvero adesso uno di quei filmati che una volta mostravano nelle ore scolastiche sul funzionamento di questo e quell'altro, viene ritenuto addirittura una narrazione? Sono polemico :)
Non c'è un solo personaggio con una psicologia (in un film sulla mente e altre cose...), non una sola bricola di storia. Ma i film non dovrebbero mostrare ben altro?? E dicono anche di ispirarsi costantemente allo Studio Ghibli. Pazzesco. Per me la Pixar non è mai scesa così in basso. Un Toy Story 2 o un Gli Incredibili o altri, con le loro emozioni, dove li mettiamo? Hanno fatto di Wall-e un bel personaggio e con questo rinunciano per pigrizia a qualcosa di simile (come sarebbe loro dovere di narratori) mettendo in scena praticamente delle figure vuote...
E non c'era nemmeno Troy McClure.. una volta se ne occupava lui di queste cose. E con professionalità! :D

Christian ha detto...

Le dinamiche famigliari, quelle della crescita e della ribellione adolescenziale, l'abbandono dei valori infantili (il gioco e l'allegria perpetua) con la comprensione che anche le difficoltà e i dispiaceri vanno accettati come parte di noi stessi... mi pare che di contenuti a livello psicologico ce ne siano fin troppi, se consideriamo che si tratta di un film in gran parte rivolto a un pubblico di bambini (ma il pregio della Pixar, come sempre, è quello di parlare fra le righe anche agli adulti).

E la rappresentazione della mente e dei processi cognitivi, ovviamente, non vuole certo essere realista o scientifica (cosa c'entrano i filmati divulgativi che si mostrano nelle scuole? ^^). Quella di "personificare" le emozioni è una trovata, semplice ma geniale, che funge da base per tutto il film, da accettare con la necessaria "sospensione dell'incredulità" per godersene le conseguenze e tutto il resto...

Christian ha detto...

Aggiornamento Oscar: com'era prevedibile, "Inside Out" ha vinto il premio come miglior film d'animazione.