11 ottobre 2015

Fuga (Pablo Larraín, 2006)

Fuga (id.)
di Pablo Larraín – Cile 2006
con Benjamín Vicuña, Gastón Pauls
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Visto in divx, in originale con sottotitoli inglesi.

Eliseo Montalbán, giovane musicista cileno rimasto traumatizzato da bambino per aver assistito all'assassinio della sorella maggiore, compone un'unica opera, un concerto per pianoforte ed orchestra chiamato "Rapsodia macabra" e ispirato in qualche modo a quegli eventi. Durante la prima esecuzione, però, la pianista muore mentre lo sta suonando, e lo shock è tale da spingere Eliseo a distruggere tutte le copie della partitura, prima di essere ricoverato in un ospedale psichiatrico e poi sparire nel nulla. Qualche anno dopo, il mediocre compositore argentino Gastón Pauls, giunto in qualche modo in possesso di una parte dello spartito, si lancia alla sua ricerca, intenzionato a recuperare il concerto... Il film d'esordio di Pablo Larraín (poi autore degli eccellenti "Tony Manero" e "Post mortem") è un dramma sul tema della "musica maledetta", che segue – in un'alternanza di passato e presente – le vicissitudini trascorse da Eliseo e i tentativi di Gastón (non del tutto avulsi da motivi personali) di ritrovarlo e riportarne alla luce la musica. Una buona idea, un'ottima tecnica realizzativa, ma scarso controllo sulla materia, poca tensione narrativa e interpretazioni non all'altezza (se si eccettua il grandioso Alfredo Castro nei panni del paziente gay dell'ospedale psichiatrico, in un'interpretazione che ricorda Al Pacino: non a caso diventerà l'attore feticcio di Larraín e sarà il protagonista dei suoi successivi film) per una pellicola comunque interessante e che lascia intravedere tutto il talento del regista. La follia di Eliseo è al centro di ogni cosa, con i traumi familiari alla sua origine (non solo la morte della sorella, ma anche il rapporto con il padre, un ministro più interessato alla propria carriera politica che a lui), a cui fa da contraltare il desiderio di fama e notorietà di Gastón. Da notare che lo stesso Pablo Larraín è figlio di un senatore di ultradestra, Hernán Larraín, il che può suggerire qualche connotazione autobiografica nel personaggio di Eliseo (anche perché, non in questa ma nelle pellicole successive, il regista si è posto decisamente in antitesi con la corrente politica paterna). Bello il finale sul mare, che rispecchia l'incipit dell'intera vicenda con Eliseo bambino nella piscina di casa Montalbán.

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