16 settembre 2015

Racconto d'autunno (Éric Rohmer, 1998)

Racconto d'autunno (Conte d'automne)
di Éric Rohmer – Francia 1998
con Marie Rivière, Béatrice Romand
***1/2

Rivisto in DVD.

La vedova Magali (Romand) vive in campagna, nella regione dell'Ardèche, dove si occupa della propria vigna con cura e passione: ma comincia a soffrire di solitudine e a sentire la mancanza di un uomo. A sua insaputa, non una ma ben due amiche cercano dunque di combinarle un incontro. La libraia Isabelle (Rivière) mette un annuncio matrimoniale su un giornale locale e conosce così Gérard (Alain Libolt), interessante ingegnere di mezza età che frequenta per tre settimane prima di confessargli che la donna che dovrebbe incontrare non è lei ma l'amica. La studentezza di filosofia Rosine (Alexia Portal) progetta invece di "sistemare" Magali con Étienne (Didier Sandre), il suo avvenente ex professore ed ex amante, in modo di mettere insieme le due persone a cui tiene di più. "Ma non si può costringere la gente ad amarsi"... E il valzer di sentimenti e di intrighi, tutto condotto alle spalle della diretta interessata, si dipanerà come un gomitolo nella serata delle nozze di Émilia, la figlia di Isabelle. Rohmer porta a termine il bel ciclo dei "Racconti delle quattro stagioni" con l'ultima delle quattro pellicole, quella autunnale, tutta ambientata nel delizioso scenario della Valle del Rodano, su entrambe le sponde del fiume, fra campagne, colline e vigneti. Il tema della vendemmia è altamente simbolico: l'autunno è la stagione della vita in cui è necessario fare il raccolto di ciò che si è seminato in passato, per non ritrovarsi da soli nel successivo e gelido inverno. Abbiamo così una protagonista che va per i cinquant'anni (anche se appare ancora giovanile), energica e indipendente, ma anche sconfortata e stanca delle tante avversità della vita (anche i figli l'hanno abbandonata o stanno per farlo). "Voglio un vino che sappia invecchiare bene", dice a un certo punto uno dei personaggi: la metafora non potrebbe essere più esplicita. La consueta attenzione psicologica da parte della sceneggiatura di Rohmer è ben servita da attori che veicolano ogni dettaglio dei loro personaggi, non solo attraverso i dialoghi ma per una volta anche con il linguaggio del corpo, mentre la messa in scena assai semplice contrasta con la complessa ragnatela di macchinazioni e di rapporti sentimentali, quasi alla Beaumarchais o alla Marivaux. Su tutto aleggia un'atmosfera quotidiana, leggera e delicata, eppure ricca di sfumature e mai banale. La Rivière e la Romand sono fra le attrici che hanno lavorato più spesso con il regista.

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