17 giugno 2015

Un mondo fragile (C. A. Acevedo, 2015)

Un mondo fragile (La tierra y la sombra)
di César Augusto Acevedo – Colombia 2015
con Haimer Leal, Hilda Ruiz
***

Visto al cinema Ducale, in originale con sottotitoli
(rassegna di Cannes).

Dopo essere fuggito anni prima, l'anziano Alfonso fa ritorno a casa quando viene a sapere che il figlio Gerardo è gravemente malato ai polmoni. La famiglia (composta dalla moglie di Gerardo, Alicia; dal loro figlioletto Manuel; e dalla nonna Esperanza, che nutre ancora rancore verso Alfonso per averla abbandonata) vive in mezzo agli sterminati campi di canne da zucchero che danno loro sostentamento come lavoranti: e proprio i frequenti incendi appiccati ai campi (per bruciare le foglie delle canne, dopo che queste sono state tagliate), che producono una grande quantità di cenere, sono la fonte della malattia di Gerardo. La pellicola, asciutta e realista, indaga con acutezza e intensità non solo i rapporti fra i vari membri della famiglia, costantemente preoccupati per le condizioni di Gerardo, ma anche la vita dura e difficile che conducono i lavoratori nei campi, soggetti a turni massacranti e pagati pochissimo da caporali sempre pronti ad approfittarsi di loro (tanto che, a un certo punto, i lavoranti minacciano uno sciopero). Tutto attorno, radure e sentieri circondati da file e file di canne da zucchero, la cenere che piomba da un cielo plumbeo, l'oscurità in cui è immerso Gerardo (che, per le sue condizioni di salute, è costretto a restare chiuso in casa con tutte le finestre e le persiane sbarrate) danno l'impressione di trovarsi in un limbo da cui la fuga è l'unica via di uscita (e infatti Alicia vorrebbe trasferirsi da qualche altra parte con tutta la famiglia, ma la nonna è troppo legata alla casa in cui ha sempre vissuto per abbandonarla: e chissà che proprio una dicotomia di questo tipo non abbia portato Alonso, a suo tempo, ad abbandonare quella terra verso cui sente comunque un forte legame). Proprio l'ambientazione che circonda i personaggi eleva di tono la narrazione, fungendo da sfondo perfetto per le loro dinamiche famigliari. La sofferenza, la dignità, la memoria, la speranza in un futuro diverso e la tragica accettazione dei fatti si fondono così con messaggi di natura politica e sociale, senza che uno degli aspetti soffochi l'altro: un miracoloso equilibrio che sembra il punto di forza del regista, ventottenne e all'esordio.

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