19 giugno 2015

A testa alta (Emmanuelle Bercot, 2015)

A testa alta (La tête haute)
di Emmanuelle Bercot – Francia 2015
con Rod Paradot, Catherine Deneuve
**

Visto al cinema Plinius, con Marisa, in originale con sottotitoli (rassegna di Cannes).

Il giovane Malony è ribelle, violento, indisciplinato, una testa calda: refrattario alle regole, insofferente a scuola, vigilato dagli assistenti sociali sin da quando era un bambino (anche perché la madre, cui pure è legato da un profondo affetto, è a sua volta alquanto problematica), si mette nei guai quando, sedicenne, comincia a rubare automobili per scorrazzare con gli amici. Seguito con cura e fatica dagli educatori (Benoît Magimel) e da una giudice che si è occupata del suo caso per dieci anni (Catherine Deneuve), finirà prima in un istituto di recupero giovanile, e poi addirittura in carcere. Nulla sembra riuscire a fargli cambiare atteggiamento, e i tanti tentativi di "rieducazione" si succedono con continui fallimenti: ma la maturità giungerà all'improvviso, a diciassette anni, quando Malony si scoprirà padre. Un film intenso, sgradevole, che non fa sconti allo spettatore, almeno fino a un finale inaspettatamente positivo e ottimista. Qualcuno lo ha paragonato a "Mommy" di Xavier Dolan, ma a parte certe analogie nel contenuto il tono è completamente diverso. Questo, purtroppo, soffre per le caratterizzazioni esagerate ed estremizzate, per l'esasperazione dei toni, e per l'abbondanza di retorica, tanto in un senso (quello violento e punitivo) quanto nell'altro (quello della comprensione). E il finale stona quasi con tutto il resto, per come arriva all'improvviso e inatteso. Ne risulta una pellicola assai faticosa da seguire, decisamente a tema e "tutta costruita sul messaggio", il che non la rende certo più coinvolgente ma almeno le dona una sua coerenza stilistica. La regia punta tutto sugli attori, decisamente bravi (in particolare il giovane Paradot, ma anche la Deneuve è misurata e in parte), mentre la sceneggiatura è assai semplicistica e ripetitiva: mostra, accumula, reitera, ma non indaga mai nella mente dei personaggi e si limita a ritrarli dal di fuori.

3 commenti:

Marisa ha detto...

Sì, il parallelo con Mommy si impone ed anche, a mio avviso, con Sister per l'aspetto edipico con madri immature e seduttive, ma qui manca tutto il lato artistico e trasfigurante che fa delle altre due pellicole dei piccoli capolavori.

Christian ha detto...

Rispetto a "Mommy" non c'è partita. Questo è più gridato, ripetitivo e anche un po' dozzinale in certe scelte artistiche (la colonna sonora, per esempio: che cosa ci azzecca il Trio di Schubert?). Comunque alla fine lascia qualcosa.

Christian ha detto...

Aggiornamento Oscar: "Il figlio di Saul" ha vinto il premio come miglior film straniero. Giusto così!