16 maggio 2015

Sangue gitano (Ernst Lubitsch, 1918)

Sangue gitano (Carmen)
di Ernst Lubitsch – Germania 1918
con Pola Negri, Harry Liedtke
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Se fino al 1918 Lubitsch aveva diretto essenzialmente solo commedie satiriche, da quell'anno – anche su pressione del produttore Paul Davidson dell'UFA – cominciò a realizzare anche ambiziosi drammi in costume, per lo più con protagonista Pola Negri, diva di origine polacca, scoperta a teatro dallo stesso Lubitsch. Dopo il primo film insieme, il thriller "Gli occhi della mummia", fu la volta di questo adattamento della "Carmen" di Prosper Mérimée (anche se, come l'opera di Bizet, ne mette in scena soltanto la terza parte). Il personaggio era già stato portato al cinema, fra gli altri, da Raoul Walsh e Cecil B. DeMille nel 1915: ma la versione di Lubitsch è più imponente e sfarzosa, con numerose comparse e scene di massa (la folla per le strade di Siviglia), e sfocia a tratti nell'epica su grande scala (vedasi lo scontro fra i soldati e i banditi sulle montagne). E questo nonostante la sceneggiatura – che pure si prende il suo tempo per caratterizzare a fondo i personaggi – non sia particolarmente vivace od originale: anche la regia non è troppo ispirata, con Lubitsch che sembra più a suo agio nelle scene minori e da commedia (come i tentativi di Carmen di "intrattenere" il guardiano della prigione in cui è rinchiuso José) che non nei passaggi chiave e melodrammatici. Complessivamente la trama è più fedele al materiale di partenza rispetto alle versioni precedenti: c'è anche una "cornice", all'inizio e alla fine, in cui uno zingaro racconta la vicenda accanto al fuoco di un bivacco (pare che in originale queste scene fossero tinte a mano di rosso). Ma la narrazione non è accattivante, e pare oggi assai datata. Il meglio è dato dalla rappresentazione del rapporto asimmetrico fra José e Carmen (chiamata sempre "La Carmencita" nei cartelli): lui così legato all'onore, alla morale, al ruolo sociale, a una visione idealizzata (e rigida) dell'amore; lei così "libera" e viva, a suo modo molto più franca e onesta, consapevole delle sue azioni e pronta a pagarne le conseguenze.

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