8 marzo 2015

L'abisso dell'amore e dell'odio (K. Mizoguchi, 1937)

L'abisso dell'amore e dell'odio (Aien kyo)
di Kenji Mizoguchi – Giappone 1937
con Fumiko Yamaji, Seizaburo Kawazu
**1/2

Visto su YouTube, in originale con sottotitoli inglesi.

Dal romanzo di Lev Tolstoj "Resurrezione", adattato da Mizoguchi con Matsutaro Kawaguchi e Yoshitaka Yoda, un'altra storia di una donna che soffre a causa dell'egoismo degli uomini; stavolta, però, la protagonista ha la forza di ribellarsi e ricostruirsi una vita. Ohumi, giovane cameriera in un albergo di montagna, è sedotta e messa incinta dal figlio dei proprietari, Kenkichi. Quando costui l'abbandona, la ragazza – trasferitasi nel frattempo a Tokyo – è costretta a lavorare come intrattenitrice nei locali notturni pur di guadagnare il denaro necessario a mantenere il bambino. L'incontro con Yoshi, suonatore ambulante, cambia la sua vita, e insieme a lui si unisce a una compagnia itinerante di attori e saltimbanchi. Quando il tour della compagnia la riporterà nel villaggio da cui proveniva, ad assistere al suo spettacolo (che mette in scena, in versione comica, la storia della sua vita) c'è anche Kenkichi, che prova vergogna dell'accaduto e si offre di rimediare, sposandola. Ma il padre di lui non è d'accordo... I temi tanto cari a Ozu trovano spazio in una pellicola ad ampio respiro, dove il melodramma non sovrasta personaggi di una certa profondità (davvero ottima la prova dalla protagonista Fumiko Yamaji, che accompagna la crescita e la maturazione di Ohumi attraverso diverse fasi: da innamorata pudica e innocente, a ragazza cinica e pronta a tutto per sopravvivere; da attrice comica capace di ridere e riflettere sulle proprie esperienze, a donna orgogliosa e sicura di sé nella propria autodeterminazione). Belli i paesaggi del villaggio innevato, e memorabile la scena della rappresentazione teatrale. Per una volta nel cinema di Mizoguchi, non tutti gli uomini si dimostrano deboli, ingrati, egoisti o inaffidabili: a Kenkichi o al suo amico che ospita lui e Ohumi nei primi giorni a Tokyo, si contrappongono infatti Yoshi, che aiuta Ohumi a non cadere nelle trappole della grande città e che si prende sinceramente a cuore il suo destino, e anche lo zio Murakami, il capo della compagnia di attori, che si rivela più coscienzioso e meno terribile di quanto sembrava all'inizio. A differenza di altre pellicole dell'epoca, l'accompagnamento sonoro è quasi inesistente, il che valorizza le immagini, impreziosite dalle consuete panoramiche lente e dai long take. Curiosità: a un certo punto Yoshi spiega che un tempo suonava nei cinema di Asakusa, e che ha perso il lavoro a causa dell'avvento del sonoro.

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