6 febbraio 2015

L'amico di famiglia (P. Sorrentino, 2006)

L'amico di famiglia
di Paolo Sorrentino – Italia 2006
con Giacomo Rizzo, Laura Chiatti
**1/2

Visto in TV, con Sabrina.

Geremia (Giacomo Rizzo), all'apparenza sarto, è in realtà un piccolo usuraio di quartiere. Nei confronti di chi si rivolge a lui si considera un "benefattore", o addirittura un "amico di famiglia", mostrandosi premuroso ai limiti dell'inquietante ("Il mio ultimo pensiero sarà per voi"). Brutto e complessato, vive con l'anziana madre in un casolare di Latina ("Prima del Duce, qui c'erano solo paludi e zanzare") ma è ossessionato dalla gioventù e dalla bellezza, come quella delle giocatrici di pallavolo che si allenano nel piazzale di fronte alla sua casa. Nel lavoro, comunque, tiene sempre un profilo basso: indaga sulla solvibilità dei suoi "clienti" con l'aiuto dell'amico Gino (Fabrizio Bentivoglio), disilluso vedovo amante della vita country, e non fa mai il passo più lungo della gamba. Fino a quando non incontra Rosalba (Laura Chiatti), giovane sposina il cui padre (Gigi Angelillo) gli chiede un prestito per pagare il matrimonio della figlia, e che si concede a lui pur di sollevare il genitore dai tassi troppo alti. L'ubriacatura di amore e gioventù si rivelerà fatale per Geremia: gli farà perdere la prudenza, e per lui significherà la fine. Il terzo film di Sorrentino, primo senza Toni Servillo, è probabilmente quello che ha ottenuto il minor riscontro della critica. Anche perché giunge quattro anni dopo "L'imbalsamatore" di Garrone, con il quale ha parecchio in comune ma nel cui confronto soffre per diversi motivi. Di fronte a uno stile visivo accattivante e suggestivo (a tratti il regista sembra fare le prove generali per "La grande bellezza", con la sua attenzione alle architetture fasciste – sfondo ideale per l'affresco di un'umanità sopraffatta, malsana, meschina e depressa – e alla decadenza che si accompagna con la vecchiaia, il fallimento e i rimpianti) e a una buona costruzione del personaggio principale, gli sviluppi narrativi lasciano invece qualche perplessità (con diversi elementi che si perdono per strada: la rumena, l'aspirante nobile, il padre dello stesso Geremia, il braccio ingessato...) e soprattutto il finale sembra tirato via. Tanto spazio dedicato alle premesse e poco alle conseguenze: va però ricordato che, dopo l'accoglienza non favorevole al festival di Cannes, il regista ha scelto di eliminare una decina di minuti proprio nel finale, col rischio di non chiudere tutti i fili che aveva intrecciato. Qualche sequenza onirica o simbolica, e un buon uso della musica ambientale ed elettronica (la colonna sonora è di Teho Teardo, impreziosita da brani come "My Lady Story" di Antony and the Johnsons) garantiscono almeno un'eccellente confezione. E a livello di scrittura, sono parecchie le scene non banali e comunque superiori alla media del cinema italiano.

5 commenti:

Lakehurst ha detto...

film strepitoso, stranamente il meno apprezzato di Sorrentino

Christian ha detto...

Ha i suoi difetti, ma anche delle qualità. Per me il film meno bello di Sorrentino resta "This must be the place"...

Jean Jacques ha detto...

A me invece è piaciuto molto, alla pari de "La grande bellezza". Ma mi trasmette sempre un disagio davvero tremendo...

Christian ha detto...

Quella sensazione è trasmessa un po' da tutti i film di Sorrentino! ^^

Lakehurst ha detto...

assolutamente d'accordo su This must be the place; esageratamente enfatico e banalotto