12 gennaio 2015

Le mani sulla città (Francesco Rosi, 1963)

Le mani sulla città
di Francesco Rosi – Italia 1963
con Rod Steiger, Carlo Fermariello
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Visto in divx, per ricordare Francesco Rosi.

Il crollo di una palazzina in un quartiere povero di una grande città del Sud (siamo a Napoli, anche se non viene quasi mai citata espressamente) è la scintilla che fa scoppiare uno scandalo edilizio di grandi proporzioni, in cui costruttori senza scrupoli approfittano dei loro appoggi politici per far cambiare i piani regolatori, acquistare a poco presso terreni pubblici destinati ad altri usi, e spingere l'urbanizzazione del territorio nelle direzioni a loro più favorevoli. Uno dei primi e dei più famosi lungometraggi di denuncia sociale del cosiddetto "cinema impegnato" italiano: come recita la didascalia finale, "i personaggi e i fatti qui narrati sono immaginari; è autentica invece la realtà sociale e ambientale che li produce". Nel corso della pellicola vediamo come una commissione d'inchiesta, istituita senza troppa convinzione dal consiglio comunale su richiesta delle opposizioni (e solo perché siamo sotto elezioni), porti alla luce – nonostante i molti tentativi di insabbiamento – una rete di complicità e interessi fra costruttori edili, rappresentanti politici e istituzioni. Ma il "palazzinaro" in questione, Edoardo Nottola (uno Steiger al suo primo film italiano, doppiato da Aldo Giuffré), saprà tirarsi fuori dallo scandalo addirittura presentandosi alle elezioni e facendosi eleggere come assessore (dopo aver cambiato partito e aver "sacrificato" persino il figlio). Il film si conclude con l'inaugurazione dei nuovi appalti edilizi di cui si era parlato all'inizio della pellicola: i "cattivi" hanno vinto. A parte un pugno di attori professionisti (Salvo Randone, Guido Alberti, Angelo D'Alessandro), la maggior parte degli interpreti è costituita da veri giornalisti o sindacalisti dell'epoca (compreso Carlo Fermariello, in seguito senatore, nei panni dell'agguerrito consigliere di sinistra De Vita). Forse un po' demagogico, e con i limiti del film a tesi che non nasconde da che parte politica vuole stare, ma anche coraggioso per l'epoca nel denunciare una classe imprenditoriale interessata solo ai soldi ("Questo è l’oro, oggi", spiega Nottola parlando dell'edilizia) e una classe politica che pone la conquista del potere al di sopra di ogni questione morale ("In politica l'indignazione non serve a niente. L'unico grave peccato è quello di essere sconfitti alle elezioni"). Leone d'Oro al Festival di Venezia, nonostante le inevitabili polemiche.

2 commenti:

Lakehurst ha detto...

film bellissimo, con un tema che lo fa sembrare tratto da una storia vera, ma con un ritmo e una galleria di personaggi realizzati da mani esperte. Rod Steiger, al solito, bravissimo

Christian ha detto...

Chissà perché Rosi scelse Steiger, un attore americano (che presumibilmente non parlava nemmeno l'italiano) per interpretare un "palazzinaro" napoletano... C'è da dire, però, che in quegli anni non era raro che i nostri registi ricorressero a interpreti stranieri, a volte anche per personaggi italianissimi (la Bergman per Rossellini, Alain Delon per Visconti in "Rocco e i suoi fratelli"... più tardi Depardieu e De Niro per Bertolucci in "Novecento", e naturalmente Eastwood & Co. per Leone): oggi sarebbe forse impossibile.