26 gennaio 2015

I'm a cyborg, but that's OK (Park Chan-wook, 2006)

I'm a cyborg, but that's OK (Saibogujiman kwenchana)
di Park Chan-wook – Corea del Sud 2006
con Im Soo-jung, Rain [Jung Hi-hoon]
**1/2

Visto in divx, in originale con sottotitoli.

La giovane Young-goon, rinchiusa in un istituto di igiene mentale dopo aver tentato il suicidio, è convinta di essere un cyborg e di avere l'incarico di uccidere tutti i "camici bianchi" (ovvero i medici) perché anni prima avevano portato via sua nonna, cui era tanto affezionata e che a sua volta mostrava segni di pazzia. In manicomio chiederà l'aiuto di un altro ricoverato, il ladruncolo Il-soon, affinché le sottragga la compassione che le impedisce di portare a termine il proprio compito. Fra i due scatterà l'amore, e Il-soon si darà da fare per spingere la ragazza (convinta che il cibo normale possa danneggiare il proprio corpo cibernetico) a nutrirsi, fingendo di innestarle nel corpo un convertitore di riso in energia. Dopo la "trilogia della vendetta", Park realizza una pellicola bizzarra e surreale, a suo modo romantica, che privilegia il punto di vista di personaggi eccentrici e schizofrenici. Sontuoso come sempre nella regia e nella messa in scena (dagli interessanti titoli di testa, alle sequenze che mostrano le fantasie dei vari degenti dell'istituto come se fossero reali), si trascina forse un po' stancamente nella parte centrale, per risollevarsi in un finale in fondo pieno di speranza e ottimismo (con tanto di arcobaleno alla fine della tempesta). A tratti esuberante e umoristico nel presentare le varie ossessioni e illusioni dei personaggi ricoverati nell'istituto, nonostante alcune sfumature inquietanti il film ha toni nel complesso leggeri: non c'è traccia della drammaticità o della denuncia di pellicole come "Qualcuno volò sul nido del cuculo" o "Ragazze interrotte"; siamo semmai dalle parti della folle poesia di "Big fish", del surrealismo di Michel Gondry o di certi film dell'estremo oriente che fondono temi esistenziali con l'assurdità del mondo che circonda i personaggi (e che qui li permea anche dall'interno). L'ironia e la leggerezza con cui viene raccontata la loro storia finiscono col farci affezionare ai personaggi e alle loro ingenue ossessioni, tanto che alla fine pare del tutto coerente e naturale poter raggiungere la felicità attraverso la follia e l'immaginazione.

4 commenti:

Jean Jacques ha detto...

Non un brutto film, ma l'ho trovato abbastanza confusionario...

Christian ha detto...

È vero... ma credo che un po' sia voluto: rispecchia la confusione mentale dei personaggi!

Lakehurst ha detto...

personalmente non l'ho sopportato; confuso di sicuro, ma più che esuberante e umoristico mi è proprio sembrato idiota, eccessivo e, a lungo andare, noioso. Chan-Wook è comunque bravo dietro la macchina da presa

Christian ha detto...

La parte centrale l'ho trovata anch'io un po' noiosa e fuori fase, ma poi il finale mi ha risollevato il film.