26 novembre 2014

Scarface (Howard Hawks, 1932)

Scarface - Lo sfregiato (Scarface)
di Howard Hawks – USA 1932
con Paul Muni, Ann Dvorak
***1/2

Rivisto in DVD, con Sabrina.

L'ascesa del gangster italo-americano Antonio "Tony" Camonte (Paul Muni) – detto "Lo sfregiato" per via della cicatrice a forma di croce sulla guancia – da semplice guardaspalla fino a capo indiscusso della malavita organizzata di Chicago nell'era del proibizionismo. Dopo aver eliminato il vecchio boss "Big" Louie Costillo per conto del rampante Johnny Lovo (Osgood Perkins), che assume così il controllo del lato sud della città, Camonte si sostituirà a quest'ultimo per iniziare una vera e propria guerra contro gli irlandesi del lato nord, guidati da Gaffney (Boris Karloff), che si concluderà con la vittoria degli italiani. Al culmine del potere, e dopo aver sottratto a Lovo anche la sua ragazza Poppy (Karen Morley), Tony verrà tradito dalla gelosia morbosa che prova per la sorella Francesca (Ann Dvorak): gli ucciderà il marito, che pure era il suo fedele braccio destro Rinaldo (George Raft), e verrà braccato dalla polizia, che lo eliminerà dopo un assedio alla sua casa blindata. Ispirato a personaggi reali (il protagonista è di fatto Al Capone) e a numerosi eventi di cronaca nera di quegli anni (fra gli altri, la strage di San Valentino), il film è considerato – insieme agli immediatamente precedenti "Piccolo Cesare" e "Nemico pubblico" (entrambi del 1931) – uno dei capostitipi di quel filone gangsteristico che avrebbe continuato a furoreggiare nel cinema americano negli anni a venire. Muni appare qui nel ruolo più celebre della sua carriera, e dà vita a un personaggio sfaccettato e carismatico, ambizioso e violento ma anche sarcastico e amante della bella vita (donne, abiti, auto, gioielli); ma la vera star divenne George Raft, alla sua seconda apparizione sullo schermo, che conquistò gli spettatori nel ruolo del fedele sottoposto Gino (in originale "Guino"), caratterizzato dall'abitudine di lanciare continuamente in aria una moneta per poi riafferrarla al volo. Nel comparto femminile, più della bionda Karen Morley rimane impressa la giovane Ann Dvorak nei panni di "Cesca", la sorella di Tony, a lui legata a filo doppio.

Lo sceneggiatore Ben Hecht adattò il romanzo di Armitage Trail in soli 11 giorni: al resto bastarono l'ottima prova degli interpreti, l'agile e dinamica regia di Hawks, l'affascinante fotografia che gioca con le ombre e il chiaroscuro, e il notevole sforzo produttivo di Howard Hughes (le scene degli inseguimenti e delle sparatorie sono decisamente energetiche e realistiche per l'epoca). Da sottolineare il tema ricorrente della croce: dallo sfregio sul volto di Tony, alle croci che compaiono sullo schermo quasi in ogni occasione in cui il protagonista commette un omicidio. In particolare, celebri sono le scene in cui uno dei gangster rivali rimane a terra sul selciato nel punto in cui l'ombra di un segnale stradale proietta una croce proprio sul suo corpo; le sette croci nel soffitto del garage in cui avviene la strage di San Valentino (con sette vittime, ovviamente); e la croce di luce sul muro alle spalle di Gino quando viene ucciso da Tony (dietro una porta la cui targhetta, naturalmente, reca una "X"). La censura, che temeva che il film celebrasse eccessivamente la vita dei gangster, obbligò Hawks e Hughes a modificare alcuni punti (nello script originale la madre di Tony non condannava lo stile di vita del figlio; ed era prevista una sequenza che mostrava chiaramente la complicità dei politici negli affari dei criminali) e il finale (la morte di Tony avrebbe dovuto essere molto più eroica), oltre a pretendere che fosse aggiunto il sottotitolo "The shame of the nation" ("La vergogna della nazione"). Forse anche per questo, alcuni cartelli a inizio pellicola – oltre ad avvisare che si tratta di una storia vera – invitano il pubblico a protestare contro un governo che non faceva abbastanza per combattere il crimine organizzato: un concetto ripetuto durante il film da un paio di "tirate" un po' retoriche, quella del capo della polizia e quella del direttore del giornale, che sembrano corpi estranei rispetto a tutto il resto. Memorabile il motto "The World is Yours", veicolato da un'insegna luminosa, che commenta cinicamente la morte di Tony nel finale. Jean-Luc Godard lo considerava il miglior film sonoro mai girato negli Stati Uniti. Rifatto nel 1983 da Brian De Palma con Al Pacino (con la vicenda trasportata nella Miami degli anni ottanta, fra esuli cubani e trafficanti di droga).

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