24 ottobre 2014

La mandragora (Henrik Galeen, 1928)

La mandragora (Alraune)
di Henrik Galeen – Germania 1928
con Brigitte Helm, Paul Wegener
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Visto su YouTube.

Interessato a indagare scientificamente se la leggenda della mandragora (la pianta dalle cui radici, nel medioevo, si credeva potesse nascere un homunculus) abbia un fondo di verità, uno scienziato (Paul Wegener) insemina artificialmente una prostituta e "crea" così una ragazza (Brigitte Helm) che adotta come se fosse sua figlia. Cresciuta in un convento, Alraune si rivela una donna senza morale, incapace di amare e di seguire le convenzioni sociali. Dopo svariate avventure (in fuga dal convento si aggrega a un circo, passando da un uomo a un altro), venuta a conoscenza della propria origine, decide di vendicarsi del professore, seducendo anche lui e portandolo alla rovina. Da un romanzo di Hanns Heinz Ewers pubblicato nel 1911 (e trasposto più volte sullo schermo: questa – insieme all'adattamento sonoro del 1930, sempre con la Helm – è la versione più celebre), una storia che aggiorna all'era della genetica il mito di Pigmalione ma soprattutto quello di personaggi come Frankenstein e il Golem (di quest'ultimo, proprio Wegener e Galeen avevano diretto la prima versione cinematografica nel 1915; lo stesso Wegener sarà il regista di altre due versioni del "Golem", fra cui quella più nota del 1920). Al tema della creazione di un essere umano in laboratorio si sovrappone, come nel romanzo di Ewers, quello dell'individualità e dell'eredità genetica che si contrappone alle influenze ambientali. Ma nonostante il soggetto e gli autori coinvolti, la pellicola non appartiene al genere horror/fantastico quanto a quello del melodramma sofisticato; e anche lo stile ha poco del classico espressionismo tedesco: persino la scena della nascita di Alraune non viene mostrata. Notevole, invece, la carica erotica di alcune scene, su tutte quelle della seduzione del professore-padre da parte di Alraune, che si colorano dunque anche di sfumature edipiche e incestuose. La Helm, già protagonista di "Metropolis", è una perfetta femme fatale che trasuda sensualità e immoralità da tutti i pori. Ma il messaggio di fondo è ovviamente moralista ("La natura avrà la sua vendetta"). Galeen è forse noto soprattutto per essere stato lo sceneggiatore del "Nosferatu" di Murnau: qui mette in mostra una certa abilità per la messa in scena e per i dettagli, evidente in particolare in sequenze d'ambiente come quelle del circo e del casinò. Curiosità: quando il film fu distribuito in Inghilterra, la censura eliminò del tutto l'incipit con l'origine della ragazza, rendendo di fatto incomprensibile gran parte della trama.

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