24 settembre 2014

Villa Touma (Suha Arraf, 2014)

Villa Touma
di Suha Arraf – Israele 2014
con Maria Zreik, Cherien Dabis
**1/2

Visto al cinema Anteo, con Marisa, in originale con sottotitoli
(rassegna di Venezia).

Uscita dall'orfanotrofio al compimento dei diciotto anni, la giovane Badia viene accolta dalle zie nella ricca e decadente Villa Touma, al centro della città palestinese di Ramallah. Le tre donne, ultime superstiti di un'aristocratica famiglia cristiana, vivono praticamente da recluse, imprigionate nei ricordi di un passato che non intendono abbandonare. Dopo aver provato a educare la nipote secondo regole e dettami di un tempo ormai superato (insegnandole a parlare francese, a suonare il pianoforte, a vestirsi in maniera vetustamente elegante), ben presto la loro unica occupazione diventa quella di cercarle un marito, naturalmente da scegliere fra i pochi cristiani di buona famiglia rimasti in città. Badia, invece, si innamora di un giovane profugo palestinese, scatenando la riprovazione delle zie... Pellicola tutta al femminile, che guarda con un filo di sottile ironia – velato da nostalgia, amarezza e rimpianto – a un mondo ormai scomparso e i cui ultimi rappresentanti cercano ostinatamente di sopravvivere in un contesto ormai irrimediabilmente mutato. Che la storia si svolga nella Palestina post-intifada, in fondo, è solo un dettaglio, per quanto significativo: la vicenda avrebbe potuto essere ambientata in ogni parte del mondo, visto che riguarda prima di tutto il percorso umano dei personaggi. Le tre zie – Juliette (Nisreen Faour), Violette (Ula Tabari) e Antoinette (Cherien Dabis) – hanno da tempo rinunciato all'amore: la prima per scelta, la seconda per caso, la terza per imposizione; e l'arrivo di Badia nelle loro vite finirà per sconvolgerne lo status quo nella maniera più impensata, come mostra lo spiazzante colpo di scena nel finale. Quello della regista Suha Arraf (al primo lungometraggio di finzione dopo un documentario, ma già sceneggiatrice di pellicole di una certa notorietà come "La sposa siriana" e "Il giardino dei limoni") è un film originale, intimo e garbato, forse non rivoluzionario come altre pellicole che oggi arrivano dal Medio Oriente, ma comunque da non sottovalutare. "I palestinesi che si vedono al cinema sono vittime oppure eroi, non sono persone come tutti, con i loro lati buoni o cattivi", ha dichiarato la regista. "Con Villa Touma voglio raccontare i palestinesi solo come esseri umani".

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