14 settembre 2014

Si alza il vento (Hayao Miyazaki, 2013)

Si alza il vento (Kaze tachinu)
di Hayao Miyazaki – Giappone 2013
animazione tradizionale
***

Visto al cinema Uci Bicocca, con Sabrina.

Il giovane Jiro Horikoshi, appassionato di aviazione nel Giappone di inizio secolo, sogna (letteralmente!) di diventare progettista di aeroplani. Grazie al sostegno morale del conte Caproni, pioniere dell'aviazione italiana che appare di frequente nei suoi sogni, riuscirà a realizzare il suo obiettivo: assunto presso le industrie Mitsubishi di Nagoya, progetterà per conto dell'esercito i rivoluzionari caccia Zero, i velivoli leggeri più usati dal Giappone durante la seconda guerra mondiale (celebri anche per essere stati, nelle fasi finali della guerra, gli aerei dei kamikaze). Biografia romanzata di un personaggio realmente esistito (così come sono esistiti altri personaggi che appaiono nella pellicola, a partire da Gianni Caproni e Hugo Junkers), di cui segue le vicende da quando era bambino alla fine degli anni '10 fino al termine della seconda guerra mondiale, l'ultimo poetico film di Hayao Miyazaki (l'autore ha annunciato che si ritirerà dalla regia, anche se a dire il vero aveva già fatto lo stesso annuncio più volte in precedenza) può essere considerato il suo "testamento spirituale", visto che torna su temi comuni a quasi tutte le pellicole del grande maestro dell'animazione, in primis il volo, che qui assume anche connotazioni metaforiche. Anche se il protagonista (maschile, cosa rara per Miyazaki) si limita a progettare aeroplani e non ne piloterà mai nessuno per via della sua miopia, il librarsi nei cieli (come fa di frequente nei suoi sogni in compagnia di Caproni) è un evidente modo per sfuggire alla pesantezza e alle difficoltà del mondo reale: la malattia della giovane moglie Nahoko, le difficoltà sul lavoro (con i tanti prototipi di aerei che falliscono durante il collaudo) e la frustrazione per le divisioni fra le nazioni, che conducono a una guerra insensata e senza speranza. Nonostante le vicende della vita di Jiro siano state in parte romanzate, notevole è la cura del setting storico, che rende il film il più "realistico" e adulto e forse il meno fiabesco (ma non il meno poetico, attenzione!) fra tutti i film di Miyazaki: memorabili, per esempio, le sequenze che mostrano il grande terremoto del Kanto (1923) con la susseguente distruzione di Tokyo, così come il soggiorno di Jiro e dell'amico Honjo in Germania per visitare le industrie Junkers di Dessau, o la permanenza all'albergo di campagna dove il protagonista ritrova Nahoko (proprio il vento favorirà la loro love story!) e fa la conoscenza di un dissidente tedesco. Toccante e commovente anche tutta la sottotrama sentimentale, con il matrimonio improvvisato fra Jiro e Nahoko quando lei è già malata di tubercolosi, per non parlare della morte della ragazza fuori scena. Il film è tratto da un manga dello stesso Miyazaki, pubblicato sulla rivista di modellismo "Model Graphix" (la stessa su cui apparve il manga di "Porco Rosso"), a sua volta ispirato da un racconto del 1937 di Tatsuo Hori. Peccato che l'edizione italiana sia in parte rovinata dalla traduzione e dal (non) adattamento di Gualtiero Cannarsi, che come suo solito, in nome di un'eccessiva fedeltà all'originale giapponese, riempie i dialoghi di termini formali o desueti e li rende ridicoli e astrusi. Il titolo proviene da un verso di Paul Valéry, recitato anche nel film: "Le vent s'elève, il faut tenter de vivre" ("Si alza il vento, bisogna provare a vivere").

9 commenti:

echse ha detto...

Sapevo di trovare una tua recensione sul film..io vado stasera!

Christian ha detto...

Fammi sapere! ^^
È comunque un film che meriterà più visioni, magari anche in giapponese...

echse ha detto...

Eh gia vola altissimo si...un bellissimo film, profondo , delicato..riprende i temi più cari del maestro , il volo, i sogni, il vento appunto...e noi ci ritroviamo a volare con il protagonista...e poi un' esortazione a vivere, a non lasciarsi mai abbattere, a godere ogni giorno della vita. Bellissima e dolcissima la storia d'amore, inquietante il terremoto..
Colpo da maestro il finale.
Chapeau!

Christian ha detto...

Da Miyazaki non ci si poteva aspettare di meno...
Peccato però per l'edizione italiana.

echse ha detto...

Secondo te il doppiaggio non rende vero? In effetti mi è' parso un po' strano...

Christian ha detto...

Più che il doppiaggio in sé, sono la traduzione e l'adattamento a sembrare artefatti e farraginosi, come d'altronde tutti quelli dei film dello Studio Ghibli curati da Cannarsi per la Lucky Red.

marco c. ha detto...

Non mi è piaciuto. Mi aspettavo qualcosa di meglio dal Maestro. Gira in tondo senza arrivare da alcuna parte. Non mi sono mai emozionato. Direi che è pronto per la pensione. Inoltre non si capisce perché farne un cartone animato: era più adatto ad un film con attori. Adattamento pessimo come tutti quelli curati da C. Frasi desuete che suonano ridicole. Voto: 6 1/2.

Christian ha detto...

È certamente diverso dai suoi film precedenti (anche se i temi, come detto, non cambiano), ed è sicuramente più calato nella realtà, ma non direi proprio che non emoziona... Paragonalo a "The Aviator"!! ^^
Su Cannarsi la penso come te: sta rovinando (speriamo non per sempre) dei bellissimi film.

marco c. ha detto...

Lo riguarderò sicuramente tra qualche settimana per una visione più intima. Magari al secondo passaggio mi susciterà qualche sentimento. Per ciò che riguarda la moglie che si reca al sanatorio alpino potrebbe essere un ricordo di Miyazaki legato all'infanzia e alla malattia della madre. Questo film mi ha ricordato in alcuni passaggi "Totoro" e per altri "Porco Rosso". Ammetto di non aver visto il film di Di Caprio che citi se non per alcune brevi parti. Da più parti si dice che M. non mollerà ancora la regia...si dice. Per ciò che riguarda Cannarsi: non ci sono parole per quello che sta facendo. Allucinante. Sono certo che tra qualche anno verranno ri-riddoppiati. Sembrano adattati dal revisore di bozze del "Fermo e Lucia".