13 agosto 2014

L'attimo fuggente (Peter Weir, 1989)

L'attimo fuggente (Dead Poets Society)
di Peter Weir – USA 1989
con Robin Williams, Robert Sean Leonard
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Rivisto in divx, con Sabrina, per ricordare Robin Williams.

Nel 1959, in un rigido college del Vermont dove i rampolli delle famiglie più agiate vengono preparati per l'Università all'insegna dei "quattro pilastri" (tradizione, onore, disciplina ed eccellenza) e sono destinati a seguire una strada già tracciata per loro dai genitori o dalla società, il nuovo professore di letteratura John Keating (Robin Williams) cerca invece di portare i suoi studenti a scoprire la propria via in maniera indipendente. Attraverso l'insegnamento della poesia (o meglio, dell'amore per la poesia), l'eccentrico docente – che si fa chiamare "O capitano, mio capitano", da un verso di Walt Whitman – li spinge a pensare con la propria testa, a guardare le cose da differenti punti di vista, e soprattutto a "cogliere l'attimo" ("carpe diem", per usare una citazione da una poesia di Orazio) in modo da non sprecare le proprie potenzialità, "rendere straordinaria la propria vita" e "non accorgersi, in punto di morte, di non avere vissuto" (Thoreau). Affascinati dal suo approccio libero e aperto, i ragazzi riportano in vita la "Società dei Poeti Estinti" (Dead Poets Society, da cui il titolo originale del film: ma quello italiano – sia pur completamente cambiato – per una volta è azzeccato e assai più evocativo), gruppo clandestino di letture notturne; e ciascuno a modo suo sfrutterà l'esperienza per migliorarsi. Non tutti saranno però in grado di seguire la strada fino in fondo; se ci sarà chi recupererà la propria autostima, saprà lottare per le proprie passioni o compiere gesti coraggiosi e ricompensanti, per alcuni affrancarsi dall'autorità paterna si rivelerà di contro impossibile, e ne conseguirà una tragedia. Capolavoro di Peter Weir (se così si può definire un film di un regista che di capolavori in realtà ne ha girati almeno tre o quattro), nonché uno dei film più ispirazionali e emozionanti di tutti i tempi, non solo sul tema dell'insegnamento (dovrebbe essere visto da tutti i professori, prima ancora che dai loro studenti!) ma in generale su quello dell'approccio alla vita. Un film che parla direttamente allo spettatore e che resta dentro a lungo, forse per sempre: la parola "indimenticabile", in casi come questi, non è un modo di dire. All'epoca stupì per l'interpretazione intensa di Robin Williams, fino ad allora bollato come semplice attore comico, che qui dà vita a un personaggio straordinario e carismatico, di quelli che si vorrebbe conoscere nella vita reale. Eppure il focus non è solo su di lui, ma anche sugli studenti, interpretati in maniera quanto mai efficace da un nutrito gruppo di giovani attori, molti al debutto, alcuni dei quali faranno carriera.

Robert Sean Leonard è Neil Perry, sensibile e diligente, che il padre (Kurtwood Smith) ha già indirizzato verso un avvenire come medico ma che preferirebbe seguire altre passioni, come quella per il teatro (reciterà il ruolo di Puck, da "Sogno di una notte di mezza estate" di Shakespeare, in una recita scolastica). Ethan Hawke è Todd Anderson, timido e introverso (anche perché costretto a confrontarsi in continuazione con un fratello di successo), che grazie a Keating saprà uscire dal proprio guscio e, nel finale, sarà il primo a manifestargli apertamente il proprio ringraziamento. Abbiamo poi Knox Overstreet (Josh Charles), che diverrà abbastanza ardito da conquistare la ragazza che gli piace contro ogni avversità; e il "ribelle" Charlie Dalton, alias "Nuwanda" (Gale Hansen), quello più a suo agio nella lotta all'autorità e al conformismo, pur senza troppo pensare alle conseguenze; e ancora Steven Meeks (Allelon Ruggiero), Gerard Pitts (James Waterston), per finire con l'"inquadrato" Richard Cameron (Dylan Kussman), che preferirà tradire il gruppo e ritornare nel comodo e confortante alveo della disciplina piuttosto che cercare una strada non battuta. Il cast si completa con Norman Lloyd nei panni del severo direttore del college, il professor Nolan. La regia di Weir è solida, precisa, attenta a cogliere ogni espressione e ogni emozione veicolata dagli attori, ma anche a integrare le loro vicende nel paesaggio autunnale-invernale del Vermont, fra boschi, laghi e radure che circondano il college (la scena iniziale di uno stormo di uccelli migratori che si solleva dal lago è praticamente una metafora degli studenti stessi). La fotografia di John Seale esalta le scorribande notturne dei boschi da parte dei ragazzi della Setta dei Poeti Estinti, i loro incontri nell'angusta grotta, l'atmosfera irreale e al tempo stesso concretissima e palpabile della scena del suicidio e la corsa disperata di Todd sul lago ghiacciato. Ma non sono di meno le scene girate all'interno della scuola, alcune delle quali (Keating che incita i ragazzi a strappare dal libro di testo la pagina introduttiva, che pretenderebbe di misurare la "grandezza" di una poesia con un grafico, per esempio) sono diventate decisamente iconiche. Ad alto rischio di retorica il finale, con i ragazzi che salgono sui banchi per dimostrare la propria solidarietà al professore cacciato: eppure ci si commuove ogni volta (e poi, in fondo, non tutti gli studenti si alzano). La pellicola valse un Oscar per la migliore sceneggiatura a Tom Schulman (oltre a conquistarsi nomination per il film, per Weir e per Williams). La colonna sonora d'atmosfera di Maurice Jarre è integrata da brani di Haendel ("Musica sull'acqua"), Beethoven (l'Inno alla Gioia, l'Adagio dal quinto concerto per piano) e – fischiettato da Keating – il tema dell'Ouverture "1812" di Ciajkovskij.

6 commenti:

James Ford ha detto...

Uno dei film cult per eccellenza del periodo dell'adolescenza.
Ottimo modo per commemorare il Capitano.

Christian ha detto...

È stato sicuramente il suo film che per me (ma non solo, a quanto leggo in giro) ha significato di più.

marco c. ha detto...

Mi sa che c'è un errore di battitura: "...che grazie a Keating saprà uscire dal proprio gusto".

Cmq io l'ho avuto un professore di filosofia che aveva visto questo film e durante una lezione aveva espresso chiaramente la sua contrarietà a questo genere di retorica. Personalmente mi trovo d'accordo con lui. Non si capisce bene quale sarebbe l'utilità di una visione del mondo così emotiva e libera. Bisogna essere realistici nella vita.

Christian ha detto...

"guscio". Corretto, grazie!

Comunque Keating a modo suo è anche realistico: consiglia a Nuwanda di non fare stupidaggini ("Succhiare il midollo della vita non significa strozzarsi con l'osso") e si preoccupa che Neil parli con il padre a proposito del teatro (cosa che il ragazzo non fa). Sono gli studenti, semmai, che si fanno prendere la mano, "ubriacati" da questa visione del mondo che per loro è completamente nuova, e decisamente opposta a quella cui erano abituati.

marco c. ha detto...

Hai ragione, però questa tua osservazione mi fa venire in mente "Germania Anno Zero" di Rossellini. Il problema è che la mente dei giovanissimi è facilmente plasmabile o influenzabile. Sarebbe stato interessante che la pellicola mostrasse anche gli effetti a lungo termine di questa nuova visione del mondo indotta dal professore. Mah! Cmq pare che Robin si sia suicidato sia perché schiacciato dai problemi economici ma soprattutto dalla paura dell'insorgere del Parkinson. Ci vedo qualcosa di molto legato ad un suo certo modo di intendere la vita in maniera giocosa. Vedi Hook e Toys. Bei film, anche se Jumanji resterà il mio preferito!!

Christian ha detto...

Interessante: ci vorrebbe un "Attimo fuggente 2" che mostri i vari studenti a dieci-vent'anni di distanza. Sappiamo già che Neil (se non fosse morto) sarebbe effettivamente diventato un medico come voleva suo padre (l'attore Robert Sean Leonard è nel cast del "Dr. House"! ^^).

Quanto a Robin Williams, molti attori comici, dietro la "maschera", nascondono spesso malinconia e pessimismo... Fra i suoi film, dopo di questo io ho amato molto "La leggenda del re pescatore".