19 maggio 2014

Si può fare (Giulio Manfredonia, 2008)

Si può fare
di Giulio Manfredonia – Italia 2008
con Claudio Bisio, Anita Caprioli
***

Visto in divx, con Sabrina.

Nella Milano del 1983, l'ex sindacalista Nello viene mandato a dirigere una cooperativa che ospita malati di mente e altri pazienti usciti sagli ospedali psichiatrici dopo l'approvazione della legge Basaglia. Motivandoli e responsabilizzandoli, riuscirà – non senza fatica – a fargli condurre una vita "quasi" normale. Non tutti ce la faranno (il più fragile ne pagherà il prezzo), ma i risultati saranno abbastanza incoraggianti da spingere altre realtà a seguire la stessa strada. Scritta dal regista insieme a Fabio Bonifacci (autore del soggetto), con un occhio a "L'attimo fuggente" e l'altro a "Qualcuno volò sul nido del cuculo" (ma dai toni decisamente più leggeri e ottimisti), una pellicola che riesce a fondere l'approccio da commedia con la serietà dei temi trattati, risultando sì favolistica ma anche attenta al contesto sociale e sinceramente commovente. Punto di forza è la caratterizzazione dei personaggi, a partire dal protagonista. Ostracizzato dai suoi compagni di sinistra perché convinto che in qualche modo si debba "fare i conti" con le leggi del libero mercato, Nello coinvolge i suoi "soci" a dar vita a un'impresa di posatura di parquet, che naturalmente verrà condotta in maniera talmente creativa e artistica da riscuotere un notevole successo. E saprà assegnare a ciascuno il ruolo adatto (chi non fa nulla, per esempio, è perfetto come presidente!). Probabilmente la miglior interpretazione della carriera per Bisio, che pur non rinunciando al suo modo di recitare o al suo personaggio da commedia, riesce a mettersi al servizio della storia fornendo intensità e partecipazione. Attorno a lui c'è un ottimo e nutrito cast di volti noti e di caratteristi del cinema italiano: Anita Caprioli (la fidanzata di Nello), Bebo Storti (l'imprenditore della moda), Giuseppe Battiston (il medico basagliano) e tutto il gruppo dei "matti" (fra cui Giovanni Calcagno, Andrea Bosca, Michele De Virgilio, Daniela Piperno) che danno vita a tante sfaccettature del disagio mentale. Il gruppo "funziona" proprio perché ciascun personaggio è caratterizzato a modo suo. Non mancano le battute fulminanti o da segnarsi sul taccuino ("Siamo matti, mica scemi"; "La pazzia non guarisce per legge"; "Che vuol dire essere di sinistra se non ci si dà una mano?", "Siamo fuori da Tuttocittà! Queste strade non esistono!"), così come le metafore più o meno esplicite ("Quando uno dorme, bisogna svegliarlo!"): il lavoro stesso del parquettista è quello di mettere insieme, con pazienza certosina, tanti frammenti e – nel caso dei nostri amici – gli scarti che altri getterebbero via senza pensarci due volte. Lo sfondo degli anni ottanta consente poi tante divertenti citazioni sulla tv, la musica, la moda dell'epoca: una dei "soci", teledipendente, cita in continuazione personaggi televisivi dell'epoca. Nella colonna sonora spicca appropriatamente "L'isola che non c'è" di Edoardo Bennato. Il titolo non ha nulla a che vedere (se non, forse, l'ispirazione) con "Frankenstein Junior".

3 commenti:

Ismaele ha detto...

visto al cinema a suo tempo, davvero bello, ero con due nipoti di 15 e 17 anni, erano entusiasti, stupiti che al cinema si potessero vedere film così belli, erano abituati alle cose per ragazzini, spesso trattati come idioti.

Marisa ha detto...

Film come questo dovrebbero circolare di più, soprattutto in periodi di crisi, perchè solo riattivando la parte creativa, che è sempre un pò pazza, si esce dalla paura e dalla banalità del "lavoro sicuro",dalle garanzie che atrofizzano la fantasia e inaridiscono l'anima...
Veramente ottima la prova di Bisio, che siamo abituati a vedere come macchietta.

Christian ha detto...

Fra le tante "commedie" italiane che escono ogni anno, ogni tanto ce n'è una che si staglia rispetto alle altre, come questa, e che meriterebbe maggior visibilità. Peccato che non sempre è facile individuarle a priori (prima di vederla, non le avrei dato un soldo).