5 maggio 2014

A.K. (Chris Marker, 1985)

A.K. (id.)
di Chris Marker – Francia 1985
con Akira Kurosawa, Tatsuya Nakadai
**1/2

Visto in DVD, in originale con sottotitoli.

Documentario che mostra Akira Kurosawa e la sua troupe al lavoro durante le riprese del film "Ran". Il cineasta francese Chris Marker (quello de "La jetée"), da sempre affascinato dalla cultura giapponese, era infatti presente sul set alle pendici del Monte Fuji e ha immortalato la lavorazione dell'ultima grande epica kurosawiana come se si trattasse di celebrare un "rito" il cui gran sacerdote, naturalmente, è Kurosawa stesso, attorniato da fedeli collaboratori che lavorano con lui da tantissime pellicole. Assistiamo così alla meticolosità del sensei, alla sua pazienza certosina e ai suoi efficaci "trucchi" di regia (come la celebre abitudine di usare tre differenti macchine per riprendere le scene da più punti); alle lunghe prove con gli attori in costume, dai quali il regista nipponico esige la perfezione fin nelle minime sfumature; alle fatiche delle numerose comparse che indossano le pesanti armature prima delle scene di battaglia; al fascino di uno scenario incantato e magico, con scenografie che conferiscono alla pellicola uno dei suoi tanti punti di forza (da ricordare, per esempio, la scena del campo di grano dipinto d'oro, peraltro poi tagliata al montaggio e dunque non presente nel film); e ancora, riflessioni sparse sui colori, sui cavalli, sulla natura, sul vento e sulla luna. "Il rischio è quello di fregiarci di una bellezza che non ci appartiene", riflette Marker, eppure il suo documentario fa ben più che brillare di luce riflessa del capolavoro di Kurosawa: è la preziosa documentazione di un modo di fare cinema al tempo stesso epico e monumentale (alla sua uscita si trattava del film più costoso mai prodotto in Giappone) e artigianale e umile (sul set tutti si danno una mano, e non c'è compito troppo modesto da non essere svolto personalmente anche dai più alti nella "gerarchia" di comando). Forse non sarà indispensabile per apprezzare la bellezza di "Ran", ma rimane un documentario di notevole interesse per comprendere il segreto di un film memorabile e la grandezza del suo autore. Anche perché Marker si fa spesso da parte, lascia che siano le immagini a parlare, e soprattutto dà allo spettatore la sensazione di trovarsi anche lui sul set, testimone oculare e invisibile di un genio al lavoro.

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