31 marzo 2014

Il dottor Jekyll (Rouben Mamoulian, 1931)

Il dottor Jekyll (Dr. Jekyll and Mr. Hyde)
di Rouben Mamoulian – USA 1931
con Fredric March, Miriam Hopkins
***1/2

Visto in divx, in originale con sottotitoli.

Brillante scienziato e medico filantropo, propugnatore di idee audaci sulla possibilità di "separare" le due nature dell'uomo (quella virtuosa e razionale da quella istintiva e animalesca), il dottor Jekyll è impaziente di convolare a nozze con la fidanzata Muriel. Ma il padre di lei, il rigido generale Carew (Halliwell Hobbes), intende farlo aspettare ancora a lungo. E allora, per dare libero sfogo ai propri impulsi, Jekyll si trasforma nello scimmiesco Mr. Hyde. La prima versione sonora del classico racconto di Robert Louis Stevenson (i precedenti adattamenti cinematografici erano tutti muti) è probabilmente la migliore di sempre: merito dell'intensità interpretativa di Fredric March nel duplice ruolo dello scienziato e del suo alter ego (che gli valse l'Oscar come miglior attore); della scoppiettante sceneggiatura che a tratti, soprattutto nella prima parte, non ha nulla da invidiare alle commedie sofisticate dell'epoca; della maestria registica di Mamoulian, che si concede tocchi di gran classe (come i primi cinque minuti, interamente in soggettiva), eleganti movimenti di camera e astuzie di montaggio (con un utilizzo moderato, ma comunque sempre a scopi narrativi, di sovrimpressioni e split screen), per non parlare degli effetti visivi (eccezionali le scene delle trasformazioni, che avvengono in tempo reale davanti ai nostri occhi); ma soprattutto dell'ardito taglio psicologico che vira l'intera vicenda in chiave sessuale, trasformando la dicotomia fra Jekyll e Hyde da una banale lotta fra bene e male nel contrasto fra il desiderio di resistere ai propri impulsi primari e la necessità di soddisfarli. Realizzato prima dell'entrata in vigore del codice Hays (che già pochi anni dopo avrebbe impedito una lettura tanto esplicita), il film esprime questo dualismo attraverso il rapporto di Jekyll con i due personaggi femminili: Muriel, la fidanzata casta e fedele (Rose Hobart), che per volere suo o del padre non può concedersi al fidanzato prima delle nozze, e la provocante prostituta Ivy (Miriam Hopkins, dalla dirompente sensualità, in particolare nella scena dello spogliarello con la gamba nuda che ciondola fuori dal letto), "contraltare peccaminoso" della prima (e in questo modo si introduce il tema del doppio pure nel campo femminile!) ma anche principale vittima del selvaggio Hyde. Costretto a ignorare o a reprimere i propri istinti da una società ipocrita e vittoriana (impersonata dal padre di Muriel), Jekyll è quasi costretto dalle circostanze a lasciar sfogare l'Hyde dentro di sé (che, al suo primo apparire, esclama infatti "Libero, finalmente!"): metaforicamente esemplare, al riguardo, l'immagine della pentola sul fuoco, con la pressione che a un certo punto fa saltare il coperchio. E a questo approccio si deve anche la rappresentazione "scimmiesca" di Hyde, le cui fattezze manifestano il lato animalesco dell'uomo, quello maggiormente "legato alla terra". Non a caso la prima trasformazione spontanea di Jekyll, ovvero senza l'utilizzo della pozione, avviene in un contesto naturale, nel parco cittadino, dopo aver assistito all'agguato di gatto ai danni di un uccellino. La sensazione di libertà di cui Hyde è propugnatore viene amplificata dalla scena in cui questi si bagna sotto la pioggia, bevendola avidamente ("Cosa succede a un uomo assetato se gli tolgono l'acqua?", si era chiesto Jekyll poco prima). Strepitoso successo di pubblico all'epoca, la pellicola è anche passata alla storia per essere stato il primo film vietato in Germania dopo l'avvento di Hitler.

2 commenti:

Babol ha detto...

Bella ripescata vintaggia, sempre affascinante!!

Christian ha detto...

È un gran film, un classico del cinema hollywoodiano "pre-code". Per me, la miglior versione cinematografica mai realizzata del racconto di Stevenson (superiore anche a quella con Spencer Tracy e Ingrid Bergman). Mamoulian era un ottimo regista (basti pensare a quel capolavoro che è "Amami stanotte"), peccato che dopo gli anni trenta abbia fatto pochissimo...