6 febbraio 2014

La pericolosa partita (Pichel, Schoedsack, 1932)

La pericolosa partita (The most dangerous game)
di Irving Pichel, Ernest B. Schoedsack – USA 1932
con Joel McCrea, Leslie Banks
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Visto in TV, in originale con sottotitoli.

Il conte Zaroff, esule dalla Russia ed appassionato cacciatore di ogni specie di animale vivente, si è ritirato a vivere su un'isola privata nei Caraibi, dove sfoga la sua passione dando la caccia alla "preda più pericolosa" di tutte: l'uomo. Sfrutta infatti i numerosi naufragi che avvengono nelle acque circostanti, piene di scogli insormontabili, per procurarsi le "vittime" designate. Tratto da un racconto breve di Richard Connell che tornerà più volte a ispirare il cinema (basti ricordare la pellicola d'esordio di John Woo a Hollywood, "Senza tregua", con Jean-Claude Van Damme), un classico del genere pulp, prodotto da Schoedsack e Merian C. Cooper, i registi di "King Kong". E con il film sullo scimmione ha parecchio in comune, a partire dagli attori di contorno (Fay Wray, Robert Armstrong), gran parte della troupe e persino numerosi set (quelli della "giungla", che venivano impiegati solo di notte perché di giorno erano usati appunto per le riprese di "King Kong"). Il tema della caccia all'uomo per sport è onnipresente sin dalle prime scene del film, quando al protagonista Joel McCrea, provetto cacciatore newyorkese a bordo dello yacht che lo condurrà suo malgrado sull'isola, viene chiesto come si sentirebbe se si trovasse al posto delle tigri che solitamente affronta nelle sue battute, e lui risponde: "Non mi capiterà mai. Il mondo si divide in cacciatori e prede, e io sono un cacciatore". Viscerale e forse ingenuo, il film ha comunque un suo fascino divertente e sinistro, oltre a rappresentare archetipicamente il tema narrativo del conflitto. E il personaggio del cattivo, il conte Zaroff (interpretato alla perfezione da un Leslie Banks che nella versione originale sfoggia un magnifico falso accento russo), si staglia memorabile come uno dei malvagi più interessanti nella storia dei B-movie.

2 commenti:

Lakehurst ha detto...

é uno di quei film gotici anni '30 che sono diventati archetipici, come si fa a giudicarlo oggettivamente? io comunque lo ricordo favorevolmente per una regia inaspettatamente buona

Christian ha detto...

Come detto, regia e (in parte) atmosfere sono quelle del primo "King Kong", e molto debitori della narrativa pulp. Comunque è un prodotto di tutto rispetto, che ha influenzato parecchio cinema successivo!