22 febbraio 2014

12 anni schiavo (Steve McQueen, 2013)

12 anni schiavo (12 Years a Slave)
di Steve McQueen – USA/GB 2013
con Chiwetel Ejiofor, Michael Fassbender
**1/2

Visto al cinema Arcobaleno, con Sabrina.

Nel 1841, il violinista di colore Solomon Northup, che vive libero con la sua famiglia nello stato di New York, viene rapito e venduto come schiavo in Louisiana, dove lavorerà nelle piantagioni di cotone per dodici anni prima di riottenere la libertà. Tratto da una storia vera (Northup scrisse nel 1853 un libro sulla sua odissea, dal quale John Ridley ha adattato la sceneggiatura), un monumentale affresco storico sul tragico fenomeno della schiavitù negli Stati Uniti prima della guerra di secessione (letto però in chiave personale e individualistica), con il quale il talentuoso regista britannico Steve McQueen debutta a Hollywood con grande successo. Ben nove, infatti, le candidature all'Oscar, con molte probabilità di portare a casa la statuetta per il miglior film: un po' troppo, forse, per un'opera terza che mi è parsa inferiore alle prime due e che, al netto della potenza del tema narrato, delle ottime interpretazioni e dell'elevato tasso tecnico della realizzazione, risulta in realtà priva di evoluzione, di sfumature e di una vera profondità. A parte il protagonista, con il quale lo spettatore è chiamato a identificarsi, gli altri personaggi e in generale il mondo attorno a lui sono infatti descritti in termini manichei o puramente utilitaristici: basti pensare al carpentiere abolizionista canadese interpretato da Brad Pitt, che assomiglia più a un espediente narrativo che a un vero personaggio. In generale, anche se i vari schiavisti che si passano la "proprietà" di Solomon nel corso degli anni sono differenti l'uno dall'altro (chi più buono, come Benedict Cumberbatch, e chi più cattivo, come l'eccezionale Michael Fassbender, già protagonista dei primi due lavori di McQueen e senza dubbio il migliore del cast), mancano autentici dilemmi morali; e la sceneggiatura non fa mai il salto di qualità. Ordinaria anche la colonna sonora di Hans Zimmer, impreziosita però da alcuni splendidi blues e spiritual cantati dai neri durante il lavoro nelle piantagioni. Il regista sfoggia comunque al meglio le proprie capacità tecniche, dando vita a sequenze di grande impatto: su tutte, la scena in cui Solomon è costretto a frustare la giovane schiava Patsey (Lupita Nyong'o), girata in un lungo e unico piano sequenza. Paul Giamatti è il mercante di schiavi, Paul Dano il lavorante razzista, Sarah Paulson la moglie di Fassbender.

12 commenti:

Marisa ha detto...

Parziale delusione anche per me, che sono una grande ammiratrice del regista e del suo attore feticcio, M.Fassbender (l'unico che non mi ha deluso nella sua intensa interpretazione di un cattivo tutto da interpretare nella sua passione per la giovane schiava...)
Quello che mi è sembrato completamente non credibile tanto quanto ingenuo è la rappresentazione della vita precedente del protagonista, una fotocopia di una borghese famiglia bianca, un quadretto stereotipato e convenzionale, la totale ignoranza iniziale del fenomeno della schiavitù da parte di un nero e il suo ritorno dall'inferno, dopo 12 anni in un contesto famigliare, nella stessa bella casa, ecc.., come se niente fosse cambiato, salvo la nascita di un nipotino. Possibile, per es. che, senza il capofamiglia, unico sostegno finanzario, tutto sia rimasto come prima? Nell'America della metà dell'800, prima della guerra civile?

Christian ha detto...

Quello che citi è uno dei difetti di un film che, per l'aspetto storico-sociale (e pur essendo tratto da una storia vera e documentata!), lascia effettivamente un po' a desiderare. Persino il dramma della schiavitù è raccontato da una prospettiva esclusivamente individuale (il che è molto "americano").

marco c. ha detto...

Lo sapevo che si sarebbe "rovinato" quando ho sentito il nome di Pitt. Lo sapevo! Comunque lo vedrò, anche solo per Fassbender.

Christian ha detto...

La regia di McQueen è comunque più che valida... È la sceneggiatura che non mi ha convinto.

marco46 ha detto...

Grande la scena del funerale (con annesso spiritual) del vecchio "zio Abraham"
Prevedo che la statuetta abbia già il suo vicitore (il principale antagonista, AMERICAN HUSTLE, non è abbastanza "political correct")

James Ford ha detto...

Io l'ho trovato il migliore di McQueen, sentito e toccante, soprattutto nei confronti con Cumberbatch e Pitt del protagonista.

Per quanto riguarda la storia, mi pare che si siano mantenuti fedeli agli avvenimenti narrati nel libro di Northup.

Christian ha detto...

marco46: Anche secondo me vincerà l'Oscar. Se toccasse a me votare, però, sceglierei "Gravity" (ma vincerà solo premi tecnici...).

James Ford: Invece per me "Shame" rimane nettamente al primo posto, seguito da "Hunger"...

Jean Jacques ha detto...

Ho un hype maestoso per questo film, ma lo stanno stroncando un po' tutti in giro...

Ismaele ha detto...

a me è piaciuto molto, diverso dagli altri due, certo Brad Pitt è produttore e fa una piccola parte, ma il resto è indimenticabile

Christian ha detto...

Jean Jacques: forse proprio l'hype gioca un po' a suo sfavore, ed è inevitabile rimanere in parte delusi (soprattutto se lo si confronta con i due lavori precedenti di McQueen, più "autoriali": questo invece ha tutte le simmate tipiche del "filmd a Oscar"). Sarà comunque il caso di rivederlo con calma a distanza di qualche mese o anno.

Ismaele: In effetti sembra proprio Brad Pitt si sia "ritagliato" una parte su misura, da buono, ma la sua interpretazione è piuttosto insignificante (anche se il personaggio è fondamentale per la risoluzione della vicenda). Meglio, fra le guest star che appaiono per poche scene, Paul Giamatti o Paul Dano.

Jean Jacques ha detto...

Visto e... anche se non così disastroso, concordo con te. Bel film ma gli manca 'il guizzo'.

Christian ha detto...

Aggiornamento Oscar: come previsto, "12 anni schiavo" ha vinto il premio come miglior film. Oltre a questo, però, ha ricevuto "soltanto" altri due premi: a Lupita Nyong'o per la miglior attrice non protagonista, e a John Ridley per la miglior sceneggiatura non originale.