25 gennaio 2014

Il toro (Carlo Mazzacurati, 1994)

Il toro
di Carlo Mazzacurati – Italia 1994
con Diego Abatantuono, Roberto Citran
***

Visto in divx.

Licenziato dalla cooperativa zootecnica dove aveva lavorato negli ultimi anni, Franco (Diego Abatantuono) decide di rifarsi "rubando" Corinto, il toro da monta più prezioso dell'allevamento, con l'intenzione di portarlo clandestinamente oltre confine per venderlo a un'azienda ungherese. In compagnia dell'amico Loris (Roberto Citran), intraprende così un lungo e difficile viaggio attraverso l'Europa: dal nord-est italiano in crisi economica, fra precariato, licenziamenti e malessere diffuso, ai paesi dell'ex Jugoslavia, colmi di profughi di guerra fuggiti dai conflitti nei Balcani, fino a un'Ungheria in preda a un forte cambiamento e alle dinamiche del post-comunismo, fra rese dei conti e l'avvento della globalizzazione (le imprese, un tempo statali, vengono privatizzate e vendute agli stranieri). Premiato con il Leone d'Argento per la regia al Festival di Venezia, è uno dei film più noti e ispirati di Carlo Mazzacurati, regista scomparso da poco. Se lo sfondo sociale anticipa parecchi temi che al cinema verranno sempre più frequentati negli anni successivi, il meccanismo del road movie consente al regista di mostrare con efficacia le vicende personali dei due protagonisti, la loro amicizia messa alla prova dalle avversità, e la forte presenza – simbolica e metaforica – del gigantesco e silenzioso toro nero, dagli occhi mansueti ed espressivi, anche lui "lavoratore" sfruttato (come Franco e Loris) da un meccanismo produttivo che pare non avere mai il tempo di fermarsi e di riflettere su sé stesso. Tempo e riflessione che invece i due protagonisti troveranno fra i campi innevati dell'Ungheria (assai evocative le scene delle mandrie di bovini sotto la neve) e forse in una chiesetta isolata, dove una preghiera – come in una favola – riuscirà ad evocare un lieto fine inatteso e insperato. Ottime e intense le interpretazioni di Abatantuono e Citran (la coppia perfetta: estroverso il primo, introverso il secondo), piccole parti per Alberto Lattuada (il proprietario dell'allevamento), Marco Paolini (il lavoratore licenziato), Marco Messeri (il "trafficone") e Ugo Conti, mentre Gera Zoltan è Sandor, l'ex direttore della fattoria ungherese, e Mirta Zecevic è Maria, la contadina slava. Sui titoli di coda c'è la canzone "Naviganti" di Ivano Fossati. Nota: forse non è un caso che, nella mitologia greca (il nome "Corinto" è quasi un segnale), la storia di Europa – il personaggio da cui prende nome il nostro continente – è legata proprio alla presenza di un toro.

4 commenti:

James Ford ha detto...

Il mio preferito tra quelli visti di Mazzacurati.
Ottimo modo per ricordarlo.

Christian ha detto...

Sì. Non ho visto molto di suo, ma questo è bello per svariati motivi (anche l'uso del paesaggio, per esempio).

Marisa ha detto...

Felicissima la scelta di far lavorare Diego Abantatuono con un vero toro...
Hai colto perfettamente gli spunti favolistici e mitologici, che collocano il film su un livello molto alto.

Christian ha detto...

Infatti: il film funziona su diversi livelli! ^^