13 ottobre 2013

Atmosfera zero (Peter Hyams, 1981)

Atmosfera zero (Outland)
di Peter Hyams – GB 1981
con Sean Connery, Peter Boyle
**1/2

Rivisto in divx.

Lo sceriffo O'Neil (Connery) è inviato a gestire l'ordine in un avamposto minerario su Io, il satellite di Giove. Indagando su una misteriosa ondata di pazzia che provoca inspiegabili suicidi fra gli operai, scopre che Sheppard (Boyle), il direttore della miniera, somministra di nascosto agli uomini una droga che ne aumenta la resistenza, e quindi la produttività, ma con gravi rischi sulla loro salute mentale. Quando minaccia di rivelare tutto, Sheppard assolda due killer professionisti per eliminarlo. In attesa dell'approdo dello shuttle che sta portando i due sicari dalla stazione spaziale orbitante, O'Neil cerca inutilmente qualcuno che lo aiuti a fronteggiare il pericolo... Remake del celebre western "Mezzogiorno di fuoco" in chiave di thriller fantascientifico, con Connery nel ruolo di un uomo solo (è stato abbandonato anche dalla moglie e dal figlioletto) e caparbio, deciso a non "chiudere un occhio" come fanno tutti coloro che lo circondano, e a punire – per una volta – i potenti. Le atmosfere claustrofobiche e "sporche" sono efficaci (il setting ricorda più i corridoi bui e incrostati di "Alien" che gli ambienti asettici e futuristi di tante altre pellicole di SF degli anni settanta), ma la trasposizione del western nello spazio (c'è persino il saloon!) appare a tratti pretestuosa e dà adito a numerose contraddizioni (perché i personaggi usano fucili a pompa e armi tradizionali? Si giunge al paradosso che uno dei killer muore stupidamente perché spara alla parete di vetro che separa la stanza in cui si trova dallo spazio esterno e senza atmosfera!). Rimasto nella memoria collettiva per le sequenze in cui le teste "esplodono" per l'improvvisa decompressione, il film è stato definito da alcuni critici dell'epoca come un "Alien" senza il mostro. E in effetti si discosta dalla maggior parte delle pellicole fantascientifiche per l'assenza di alieni, spade laser, tecnologie d'avanguardia (qui tutto, compreso i computer, è "vecchiume") e utopie/distopie socio-filosofiche. Non un limite o un difetto, si badi, ma una caratteristica ben precisa che si riflette anche nelle psicologie e nelle caratterizzazioni dei personaggi, decisamente vecchio stampo (su tutti spicca l'acida dottoressa Lazarus, interpretata da Frances Sternhagen, l'unica che dà una mano al protagonista). Da segnalare anche la cupa e dissonante colonna sonora di Jerry Goldsmith.

0 commenti: