29 settembre 2013

Venezia e Locarno 2013 - conclusioni

Proprio negli ultimi giorni della rassegna, un paio di ottimi film ("Still life" di Uberto Pasolini e soprattutto "Locke" di Steven Knight, entrambi incomprensibilmente fuori concorso a Venezia) hanno risollevato un po' quella che mi è parsa un'edizione assai deludente. Troppi film italiani, troppe opere prime, pochi grandi nomi (perché è inutile girarci attorno: i grandi film li fanno i grandi registi), poche idee nuove e tanta mediocrità, nel senso appunto di "livello medio". Sul migliore e sul peggior film visto nei giorni scorsi, però, non ci sono dubbi: il primo è stato "Locke", un vero gioiellino; il peggiore, invece, "The canyons" di Paul Schrader, indifendibile sotto tutti i punti di vista. Bene anche "The zero theorem" di Terry Gilliam (forse non all'altezza dei suoi capolavori, ma comunque un ottimo film) e "Nemico di classe" dello sloveno Rok Biček. Parecchie riserve invece sulle due pellicole italiane premiate al Lido ("Sacro GRA" di Gianfranco Rosi e "Via Castellana Bandiera" di Emma Dante), osannate da una critica ufficiale che a questo punto è facile accusare almeno un po' di partigianeria, se non di malafede (è stata sbertucciata persino dalla stampa estera). In generale, il nostro cinema ha confermato tutto il suo momento di difficoltà: male anche "La variabile umana" di Bruno Oliviero, discutibile "L'arte della felicità" di Alessandro Rak, gradevoli ma nulla di più "La prima neve" di Andrea Segre e "Zoran" di Matteo Oleotto. Da notare che Giuseppe Battiston era presente in ben tre pellicole (anche se soltanto in una, "Zoran", come protagonista). Se il cinema italiano arranca, esce invece a testa alta quello britannico, che oltre a "Locke" e a "Still life" ci ha allietati con la simpatica commedia "Questione di tempo" di Richard Curtis (presentata a Locarno). Non particolarmente memorabile la presenza asiatica (ma dal cartellone della rassegna milanese mancavano i tre "big" Hayao Miyazaki, Kim Ki-duk e Tsai Ming-liang), assente ingiustificata quella statunitense. Fra i temi ricorrenti della rassegna: le auto (almeno tre pellicole erano ambientate quasi interamente in una macchina: "Locke", "Via Castellana Bandiera" e "L'arte della felicità"; curiosamente, invece, in "Sacro GRA" le automobili non avevano grande importanza), la scuola, la famiglia, la solitudine, il viaggio.

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