24 settembre 2013

La prima neve (Andrea Segre, 2013)

La prima neve
di Andrea Segre – Italia 2013
con Matteo Marchel, Jean-Christophe Folly
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Visto al cinema Apollo (rassegna di Venezia).

Dani, immmigrato togolese, è giunto in Italia fuggendo dalla guerra civile in Libia: in attesa di ricevere il permesso di soggiorno, è ospitato in una casa d'accoglienza a Pergine, un piccolo paesino di montagna nella Val dei Mocheni, in Trentino. Qui dà una mano all'anziano falegname e apicoltore Pietro e ha modo di conoscere la sua famiglia, la nuora Elisa e il nipote Michele, rimanendo colpito in particolare da quest'ultimo, un irrequieto bambino di dieci anni. Sia Dani che Michele devono convivere con un grande vuoto, visto che sono stati colpiti di recente da un terribile lutto: per Dani, la morte della moglie Layla, che non appena giunti in Italia lo ha lasciato dando alla luce una neonata alla quale non si sente in grado di fare da genitore; per Michele, la scomparsa del padre, cui era legatissimo e che ancora sogna in continuazione. Un film lento (forse fin troppo, prima che si sciolga nel bel finale) e meditato, che scava con sensibilità nelle anime di personaggi molto diversi fra loro eppure legati dalla comune tristezza e dalla comune difficoltà di continuare a vivere. Dani progetta di abbandonare la figlia e di fuggire a Parigi, mentre Michele marina la scuola, si ribella alla madre e trascorre le giornate nei boschi con gli amici. Ma al termine dell'autunno, con l'arrivo della prima neve (che Dani peraltro non ha mai visto prima), che colora tutto di bianco e permette una nuova visione del mondo e di sé stessi, le tensioni si scioglieranno e tutti impareranno ad accettare la propria perdita e il proprio ruolo. Nel cast, anche la bravissima Anita Caprioli (la madre), Peter Mitterrutzner (il nonno) e Giuseppe Battiston (l'amico "orso"). L'ambientazione alpina è forse insolita per parlare di immigrazione e integrazione; ma c'è da dire che questo è solo uno dei temi, e per di più minore, nel contesto della pellicola, che è soprattutto un viaggio nell'anima, intimo e personale. La regia, sobria e mai forzata, è impreziosita dalla cura antropologica e documentaristica con cui Segre ritrae la valle e i suoi abitanti, i dialetti (trentino e tedesco, con sottotitoli) e i paesaggi.

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