20 giugno 2013

C'era una volta a New York (James Gray, 2013)

C'era una volta a New York (The immigrant)
di James Gray – USA 2013
con Marion Cotillard, Joaquin Phoenix
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Visto al cinema Apollo, in originale con sottotitoli (rassegna di Cannes).

All'inizio degli anni venti, la giovane polacca Ewa (Cotillard) sbarca in America insieme alla sorella Magda. Ma quest'ultima, malata di tubercolosi, viene trattenuta a Ellis Island e messa in quarantena in attesa di essere rispedita in Europa. Sola e senza una casa, Ewa si ritrova obbligata a racimolare il denaro necessario a corrompere gli ufficiali dell'immigrazione affinché non espellino la sorella. Accetta così l'ospitalità e il lavoro offertagli da Bruno Weiss (Phoenix, al suo quarto film consecutivo con Gray), faccendiere-impresario che si guadagna da vivere nei locali di Manhattan facendo prostituire le proprie "ballerine" (tutte scelte fra le giovani immigrate che arrivano a New York inseguendo il "sogno americano"). Pur sfruttandola, l'uomo si innamora di Ewa: ma questa preferirà l'affetto di Emil (Jeremy Renner), cugino di Bruno che si esibisce sui palcoscenici nei panni del "mago Orlando", e l'accesa rivalità fra i due farà precipitare drammaticamente gli eventi. Il precedente film di Gray ("Two lovers"), pur piccolo e minimalista, era quasi un capolavoro; questo invece, sicuramente il più ambizioso della sua filmografia (e incentrato su un tema che sicuramente gli sta a cuore, visto che lui stesso – così come i personaggi di quasi tutti i suoi lavori – è di origine est-europea), soffre di parecchi difetti, in primo luogo di un eccesso di melodrammaticità che, nel tentativo non sempre riuscito di stringere un legame emotivo con lo spettatore, ne appesantisce ogni passaggio. Lo sfondo storico e sociale (le tribolate condizioni di coloro che fuggivano dall'Europa insanguinata dalla guerra per cercare fortuna negli Stati Uniti, le difficoltà di lavoro e di salute negli anni venti, il mondo dello spettacolo e dei locali di quart'ordine) è ben descritto, ma si pone al servizio di una sceneggiatura che arranca in più punti e di personaggi non troppo convincenti e poco accattivanti.

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