14 febbraio 2013

La caduta (Oliver Hirschbiegel, 2004)

La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler (Der Untergang)
di Oliver Hirschbiegel – Germania 2004
con Bruno Ganz, Alexandra Maria Lara
***

Visto in divx, con Sabrina.

Gli ultimi giorni di Hitler nel bunker di Berlino, sotto le cannonate dell’esercito russo che si apprestava a prendere la città, prima del suo suicidio (insieme a Eva Braun) e della fine della guerra. La pellicola, sceneggiata da Bernd Eichinger, si ispira ai libri di storici quali Joachim Fest, nonché alle memorie e alle testimonianze di personaggi che furono testimoni di quegli eventi, come la segretaria personale di Hitler, Traudl Junge (di cui sono mostrati, in apertura e chiusura di film, alcuni spezzoni di un'intervista), e "l'architetto del nazismo" Albert Speer. Per quasi tutto il suo svolgimento il film – cupo e rigoroso nella sua messa in scena, ma capace di coinvolgere e di suscitare profonde emozioni a 360 gradi – non perde di vista l'oggetto di cui intende parlare, a parte il breve controfinale in cui, dopo la morte del Führer, assistiamo alla caduta di Berlino e al destino finale dei personaggi sopravvissuti (una coda forse eccessivamente lunga). Ottime le interpretazioni: a svettare è naturalmente quella superlativa di Bruno Ganz, che si cala in maniera perfetta nei panni di Hitler come forse non aveva fatto mai nessun attore prima di lui. La sua recitazione è da apprezzare soprattutto in lingua originale, vista la cura con cui l'attore (di padre svizzero e di madre italiana) riesce a riprodurre persino l'accento austriaco del Führer. Notevole, comunque, anche l'immedesimazione fisica, per esempio dal punto di vista della mimica o del modo in cui riproduce il tremore della mano (Hitler era stato ferito durante un tentativo di attentato). Non che il ritratto degli altri personaggi risulti meno intenso: dalla Eva Braun che organizza balli e divertimenti anche nel bunker, come in un Titanic che sta affondando, ma che pure rimane a fianco del suo uomo fino a seguirlo nella morte; al fanatismo ferreo e ottuso di Joseph Goebbels; dal terribile atto della moglie di Goebbels, Magda (un'eccezionale Corinna Harfouch), che avvelena i propri figli prima che il bunker cada (in una scena dal fortissimo impatto emotivo); al generale Weidling, che ha il disperato compito di gestire l'ultima resistenza tedesca di fronte all'attacco dei russi; dal colonnello medico Schenk, che si dà da fare per alleviare le sofferenze dei soldati e dei tanti civili durante l'assedio; al piccolo Peter, il bambino che impara a sue spese quanto dolore possa portare la guerra e che alla fine stringe un improvvisato sodalizio con la segretaria Traudl Junge, attraverso i cui occhi osserviamo gran parte degli eventi. Curatissimo nella ricostruzione storica, nelle scenografie e nei dettagli (sia pure romanzati), il film ha infranto diversi tabù in Germania (è stato per esempio uno dei primi a far interpretare Hitler da un attore di lingua tedesca, senza usare immagini di repertorio) e ha suscitato numerose polemiche per aver voluto mostrare Hitler come un essere umano e non solo come un mostro, rivelandone le debolezze e anche i momenti di gentilezza, sia pure all'interno di una personalità disturbata e schizofrenica che passa continuamente da istanti di calma edi rassegnazione ad altri di ira o di veemente desiderio di riscatto, a volte priva di contatto con la realtà (come quando continua ad autoconvincersi che la guerra possa ancora essere vinta). In certi momenti il Führer suscita addirittura compassione. In fondo, nulla sarebbe più sbagliato del pensare che il male del nazismo sia stato qualcosa di estraneo all'animo umano: fingendo che Hitler non fosse un uomo come gli altri, si troverebbe una facile scusa, un "diavolo" sul quale scaricare ogni colpa. Più che la sconfitta di un singolo "mostro", il film vuole invece raccontare la sconfitta di un popolo, se non addirittura dell'intera umanità. Una curiosità: successivamente alla sua uscita, la popolarità della pellicola è cresciuta ulteriormente anche grazie al fatto che su internet circolano numerose parodie di diverse scene (in particolare di quella in cui Hitler fa una sfuriata contro i suoi generali, prima di ammettere finalmente che "la guerra è persa") con sottotitoli che ne alterano i dialoghi e fanno riferimenti a eventi dei giorni nostri, nei campi della politica, dello sport o dell'intrattenimento.

6 commenti:

marco il bibliofilo ha detto...

ne ho viste molte di queste parodie
Hitler seduto davanti al tavolo viene informato dai generali della morte di M. Jackson o della cessione di Quagliarella alla Juve... e sclera

Christian ha detto...

Sì, ce ne sono tantissime... e parlano di tutto, dalla politica ai reality show! ^^

marco c. ha detto...

Film interessante, ottima ricostruzione anche se mi è parso un po' incolore. Mi aspettavo la marcia funebre di sigfrido come colonna sonora. L'ho trovato molto documentaristico e preciso, ma non è quello che mi aspetterei da un film dall'argomento crepuscolare come questo. Alcuni buoni spezzoni, ottima scelta dei protagonisti, è sempre un piacere rivederlo ma forse gli preferisco Alexander di Stone che ho rivisto con maggiore interesse recentemente.

Christian ha detto...

"Alexander" era piaciuto anche a me (non l'ho ancora rivisto), nonostante non ami Oliver Stone. In ogni caso, "La caduta" l'ho apprezzato parecchio anche paragonandolo al "Lincoln" di Spielberg, che nel confronto esce battuto da tutti i punti di vista.

Marisa ha detto...

Bruno Ganz è, come sempre, eccellente, ma il film nel suo insieme mi ha in certi momenti annoiato, anche se apprezzo l'ottica di umanizzare Hitler mostrandone i lati più fragili e patologici, senza renderne peraltro il pericoloso magnetismo paranoico e narcisista che è stata la vera miccia che ha contagiato quasi tutta la Germania.
Il paragone, per me, va fatto con l'inquietante film di Sokurov "Moloch", che rende benissimo , nella sua claustrofobica rappresentazione, l'aspetto mefistofelico e perverso di Hitler.

Christian ha detto...

A me sono piaciute moltissimo tutte le scene nel bunker (merito di Ganz, soprattutto, ma non solo), mentre avrei fatto a meno della coda finale con la fuga della segretaria (o comunque l'avrei accorciata). "Moloch", in effetti, era maggiormente incentrato sulla figura di Hitler ed era anche più originale e invisivo nel ritrarre psicologicamente il personaggio. Probabilmente Sokurov, oltre a essere un miglior autore, ha saputo mantenere un maggior distacco dal tema trattato (non credo sia stato facile per un tedesco, come Hirschbiegel, realizzare un film del genere). Resta però un ottimo film, fra i migliori ad affrontare questo delicato momento storico.