31 dicembre 2012

Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato (Peter Jackson, 2012)

Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato
(The Hobbit: An Unexpected Journey)
di Peter Jackson – USA/Nuova Zelanda 2012
con Martin Freeman, Ian McKellen
***

Visto al cinema Arcadia di Melzo (in 3D), con Monica, Roberto, Sabrina e altra gente.

Nel redigere le sue memorie, l'hobbit Bilbo Baggins rievoca l'avventura che l'ha portato per la prima volta fuori dalla Contea, sessant'anni prima degli eventi narrati nella saga de "Il Signore degli Anelli". In compagnia dello stregone Gandalf e di un gruppo di tredici nani, guidati dal principe Thorin Scudodiquercia, era partito per raggiungere Erebor, la Montagna Solitaria, con l'obiettivo di riconquistare il tesoro e il regno che il drago Smaug aveva depredato anni prima. Nel corso dell'avventura, fra le altre cose, Bilbo incontrerà la creatura chiamata Gollum e si impadronirà dell'anello magico che rende invisibili e che sarà al centro della successiva epopea. Dopo lo straordinario successo della trilogia cinematografica imperniata sulle avventure di Frodo, tutti gli appassionati auspicavano un adattamento anche del primo romanzo di Tolkien, pubblicato nel 1937, che ne costituisce l'antefatto (già adattato in animazione in uno special televisivo del 1977). A lungo in lavorazione (avrebbe dovuto dirigerlo Guillermo Del Toro, con Peter Jackson "confinato" nel ruolo di produttore, ed essere diviso in due film), alla fine è stato realizzato dallo stesso Jackson, coadiuvato da gran parte dei suoi soliti collaboratori (a partire da Fran Walsh e Philippa Boyens alla sceneggiatura), e diviso addirittura in tre pellicole. Per rimpolpare la vicenda (il libro è notevolmente più "leggero" rispetto alla trilogia dell'anello, e forse un film solo sarebbe stato sufficiente), Jackson e soci hanno deciso di ricorrere a materiale proveniente da altri scritti tolkieniani (in particolare dalle appendici de "Il Signore degli Anelli") e di esplicitare eventi che nel testo erano solamente sottintesi (la minaccia del Negromante e le riunioni del Bianco Consiglio, ovvero il gruppo dei saggi della Terra di Mezzo, composto – fra gli altri – da Elrond, Galadriel e Saruman). Se alcune di queste scelte possono essere catalogate come fan service (come la ricomparsa di personaggi e attori della prima trilogia), non c'è dubbio che la realizzazione di ben tre film e la presenza nel cast di attori già noti non farà che bene alle casse dei produttori.

Meno epico, più umoristico e "quotidiano" anche nei suoi momenti più avventurosi, "Lo Hobbit" può forse deludere chi, non conoscendo il libro di Tolkien (scritto per i propri figli, e dunque essenzialmente un romanzo per bambini), si attendeva un'evoluzione rispetto a "Il Signore degli Anelli", di cui invece non solo è un prequel ma, di fatto, una versione in scala ridotta, con un ritmo più rilassato e un mood tutto particolare che si traduce quasi in una rimpatriata fra vecchi amici o in un racconto da narrare attorno al fuoco. Naturalmente il fascino della Terra di Mezzo, il vasto e dettagliato mondo immaginario in cui si svolge la vicenda, rimane intatto, grazie alla regia visionaria di Jackson, ai magnifici scenari naturali della Nuova Zelanda, alla cura immessa nei costumi e nelle scenografie, e alla dinamica fotografia di Andrew Lesnie. Si comincia con una narrazione dei retroscena della vicenda, con l'attacco di Smaug a Erebor e la fuga dei nani dalla montagna (nell'occasione si intravede già Thranduil, re degli elfi di Bosco Atro e padre di Legolas, che rifiuta di correre in loro aiuto, esacerbando ulteriormente la rivalità fra elfi e nani). Ma il vero inizio è costituito dalle belle sequenze ambientate nella Contea, con l'incontro fra Bilbo e Gandalf e poi l'arrivo dei nani e i preparativi della quest. Fra le scene cult, l'incontro con i tre troll (meno caricaturale rispetto al testo tolkieniano), la gara di enigmi fra Bilbo e Gollum, la battaglia fra i giganti di pietra nelle montagne, la fuga dalle caverne dei goblin (forse esageratamente "videogiocosa") e la lotta finale con i mannari (qui cavalcati da un gruppo di orchi guidati da Azog, personaggio il cui ruolo è stato accresciuto a dismisura per creare un antagonista riconoscibile per il primo film), con la successiva fuga sul dorso delle aquile che conclude questa prima parte della storia. La colonna sonora di Howard Shore recupera diversi temi de "Il Signore degli Anelli", ma ne aggiunge anche di nuovi: su tutti quello dei nani, la cui melodia è utilizzata anche per la ballata lenta "Misty Mountains" (una delle due canzoni presenti nel film, entrambe cantate dai nani: d'altronde nel libro le poesie che fungevano da "intermezzi musicali" erano numerose).

Bravo Martin Freeman (attore britannico che ricordiamo come Arthur Dent ne "La guida galattica per autostoppisti", Rembrandt nel "Nightwatching" di Peter Greenaway e Watson nel serial televisivo "Sherlock"), la cui recitazione e la cui mimica a tratti ricordano in maniera impressionante quelle di Ian Holm (che ricompare in alcune scene nei panni di Bilbo da anziano); sontuoso come sempre Ian McKellen nei panni di Gandalf il Grigio, mentre fanno ritorno Hugo Weaving/Elrond, Cate Blanchett/Galadriel (assistiamo qui per la prima volta a un confronto fra la dama elfica e Gandalf, visto che ne "La compagnia dell'anello" lo stregone era già scomparso quando i nostri eroi giungevano a Lórien), Christopher Lee/Saruman e – nell'incipit – Elijah Wood/Frodo. Andy Serkis torna a vestire "virtualmente" i panni digitali di Gollum, ma si occupa anche di dirigere la seconda unità. Fra le new entry, spiccano Sylvester McCoy (già settimo dottore in "Doctor Who") nella parte di Radagast il Bruno (lo stregone che ha scelto di vivere in simbiosi con la natura, fra piante e animali: nei libri di Tolkien viene a malapena citato, mentre qui ha il suo momento di gloria) e soprattutto Richard Armitage in quella di Thorin Scudodiquercia, vero motore della vicenda. Una scelta azzeccata è stata quella di differenziare notevolmente l'uno dall'altro – dal punto di vista estetico e caratteriale – i tredici nani, che nel libro (a parte alcune eccezioni, come Thorin, Balin e Bombur) rimangono invece indistinti a parte per il nome. Chi temeva di trovarsi di fronte a tredici cloni di Gimli ha dovuto ricredersi: l'unico il cui aspetto assomiglia al nano de "Il Signore degli Anelli" è Glóin, il che è naturale, trattandosi di suo padre. Per il resto, sono tutti diversi (per barbe, nasi, capelli, corporatura, abbigliamento, armi) e a dire il vero non tutti convincenti come nani: alcuni di essi (i più giovani Kili e Fili, ma anche Thorin), a parte la statura, potrebbero benissimo passare per uomini. Oltre che in 3D, il film è uscito nelle sale anche in versione HFR (High Frame Rate, una tecnologia che consente di proiettare 48 fotogrammi al secondo anziché i consueti 24), tutta roba che aggiunge poco o nulla alla visione (anzi, il 3D rende eccessivamente confuse e impastate le scene d'azione, soprattutto nelle carrellate laterali) e di cui si poteva benissimo fare a meno.

5 commenti:

ilbibliofilo ha detto...

concordo in pieno
THE HOBBIT non appartiene al genere epico del SdA
E' FIABESCO (infatti piace moltissimo ai bambini): Radagast che va in giro su una slitta trainata da coniglioni assomiglia a Santaclaus e a certi personaggi di Narnia e l'irruzione dei nani affamati a casa di Bilbo mi ricorda certe storie di Paperino
concordo anche sul 3D: se ne può fare a meno

Christian ha detto...

Hai proprio ragione: è una fiaba, nel vero senso della parola. Scene come quelle con i troll o con Gollum lo dimostrano perfettamente (oltre alle citate con Radagast e con i nani). E se alla fine non mancherà comunque una grande battaglia fra eserciti (ma per vederla dovremmo attendere il terzo film), il tono del racconto rimane sempre un gradino al di sotto dell'epica lotta fra bene e male.

Adriano Max ha detto...

Io non devo far altro che ringraziare sempre di cuore Christian per aver realizzato questo sito che continua ad alimentare con passione !
:)

Christian ha detto...

Grazie anche a te, Adriano, e a tutti i lettori. Buon anno!

Christian ha detto...

Segnalo questo bell'articolo di Wu Ming 4 sul primo film de "Lo Hobbit", che condivido quasi parola per parola:
http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=11054