18 novembre 2012

Prometheus (Ridley Scott, 2012)

Prometheus (id.)
di Ridley Scott – GB 2012
con Noomi Rapace, Michael Fassbender
*1/2

Visto in volo da Milano ad Abu Dhabi.

Dopo trent'anni, Ridley Scott ritorna al genere che lo aveva reso celebre a inizio carriera, la fantascienza. Ma la tanto attesa pellicola non riesce a ripetere i fasti di "Alien" (di cui è una sorta di prequel) o di "Blade Runner", e risulta pesante e noiosa, del tutto in linea con gli ultimi deludenti lavori di un regista che forse ormai non ha più molto da dire. Il film racconta il viaggio dell'astronave "Prometheus" in cerca nientemeno che delle origini dell'umanità: a guidare la missione, finanziata dall'anziano milionario Weyland, è l'archeloga Elizabeth Shaw, che grazie alle sue scoperte ha elaborato la teoria che gli esseri umani siano stati creati da una razza di extraterrestri, da lei chiamati "ingegneri". Giunti a destinazione su un pianeta roccioso e deserto, Elizabeth e gli altri membri dell'equipaggio (fra cui spicca l'androide David) scopriranno dapprima che gli ingegneri sono ormai scomparsi, e poi che il loro intento era quello di dare vita a un'altra creatura, selvaggia e pericolosa, per distruggere gli stessi esseri umani che avevano creato. Filosofico, anti-darwiniano (sotto le spoglie fantascientifiche siamo di fronte alla teoria del "disegno intelligente") e fideistico (il tema dei "veri credenti" permea l'intera narrazione e in particolare i personaggi di Elizabeth e di Weyland, che intende chiedere agli "ingegneri" il dono dell'immortalità), il film affronta temi ambiziosi (su tutti il mistero della creazione, com'è evidente sin dal titolo: che si tratti di quella degli esseri umani da parte degli alieni oppure – di riflesso – di quella del robot David da parte degli umani stessi) che però si risolvono in sterili sequenze d'azione e in un finale inconcludente, quando non vengono pigramente posticipate e poi definitivamente rinviate a un possibile sequel. Molti, ovviamente, i rimandi e le similitudini con "Alien", a partire dal personaggio femminile che si rivela il più forte e l'unico in grado di sopravvivere alle mostruose creature aliene (alcune scene, come quelle del parto con taglio cesareo, riecheggiano anche sequenze dei film successivi della saga). Se però Ripley (Sigourney Weaver) nel film del 1979 emergeva poco a poco, qui il ruolo di protagonista di Elizabeth è evidente sin dall'inizio. Diverse le similarità anche a livello dell'ambientazione e della tecnologia (le capsule per l'ibernazione a bordo dell'astronave, la presenza di un ambiguo robot, la mega-corporazione Weyland – che poi diventerà Weyland-Yutani – alle spalle della missione): tutto però è meno fascinoso del prototipo, che faceva della fantascienza "sporca" e realistica uno dei suoi punti di forza. Qui c'è molta meno originalità, anche pensando che il film arriva dopo "Avatar" e dopo mille altre astronavi asettiche e tecnologiche viste nei decenni passati. Il problema principale della pellicola, comunque, è l'incapacità di stimolare l'immaginazione del pubblico: la storia non sembra mai decollare e offre allo spettatore soltanto velate suggestioni che lasciano più frustrati che entusiasti, in attesa di risposte che non verranno mai o, se arrivano, risultano molto meno interessanti di quanto si poteva credere all'inizio. Oltre alla fotografia (da sempre punto di forza dei film di Scott) e all'aspetto visivo dei panorami extraterrestri, si salvano alcune trovate legate principalmente al personaggio del robot David, subdolo e manipolatore, che parla con frasi tratte da altri film (grazie ai quali ha imparato la lingua inglese) e che mostra nei confronti dei suoi "creatori" lo stesso interesse, misto a curiosità e rancore, che gli umani mostrano nei confronti degli "ingegneri". Bravo Fassbender a interpretarlo (a tratti ricorda lo Jude Law di "A.I."), anche se mantenere sempre la stessa espressione non gli sarà costato troppo sforzo. Nel cast anche un irriconoscibile Guy Pearce (nei panni "invecchiati" di Weyland: ma perché non scritturare un attore anziano anziché applicare tutto quel pesante trucco?) e la solita "algida" Charlize Theron (il cui personaggio, del tutto inutile, è mantenuto in vita fin troppo a lungo, per poi essere spazzato via con nonchalance).

6 commenti:

Babol ha detto...

"ma perché non scritturare un attore anziano anziché applicare tutto quel pesante trucco?"

Perché nella sceneggiatura originale era previsto che Weyland sognasse la sua gioventù, e in quelle sequenze oniriche sarebbe stato protagonista Pearce, già scritturato per il ruolo, mentre Max Von Sydow avrebbe dovuto interpretare Weyland da vecchio.
Quelle sequenze non sono poi state girate, ma ormai Pearce era già stato ingaggiato, a differenza di Von Sydow, quindi hanno ovviato all'inconveniente in questo modo a mio avviso pessimo.

Comunque grande film, tecnicamente, peccato per la sceneggiatura un po' debole.

Christian ha detto...

Interessante aneddoto. Peccato, un mostro sacro come Von Sydow avrebbe sicuramente aggiunto qualcosa in più alla parte.

Il film purtroppo, a parte l'impatto visivo,risulta carente proprio sul piano dei contenuti: non riesce nemmeno a "stimolare" riflessioni come, invece, ci si poteva aspettare da una pellicola di fantascienza "speculativa" (vedi i casi, in passato, di "2001" o di "Solaris").

marco c. ha detto...

Ha deluso tutti quelli che sono andati a vederlo. Vogliamo spendere due parole su come muore la Theron...Bravo come sempre Fassbender. Ciao!

Christian ha detto...

Infatti... Già il personaggio della Theron non aggiunge nulla alla storia: a che serve poi mantenerla in vita fino all'ultimo per farla morire in quella maniera?

marco46 ha detto...

L'unica scena da ricordare in questo fumettone è l'inizio: un Ingegnere in mutande (a Hollywood non si può mostrare un ingegnere nudo?) si beve una chinamartini e poi si disfa nelle acque di un lago islandese.
A parte ciò, una vera CHIAVICA. Sto meditando di inserirlo nella lista dei candidati al premio Chiavica d'oro 2013

Christian ha detto...

Quella scena (che in effetti, insieme a quella del parto col taglio cesareo, sono le uniche che rimangono impresse) a me ha fatto venire in mente il Dottor Manhattan di "Watchmen": solo che lui, qualche volta, le mutande se le toglieva... ^^