18 luglio 2012

L'appartamento (Billy Wilder, 1960)

L'appartamento (The apartment)
di Billy Wilder – USA 1960
con Jack Lemmon, Shirley MacLaine
***1/2

Rivisto in DVD, con Giovanni, Rachele, Ilaria, Paola, Ginevra, Eleonora, Marco, Sabrina.

Nella speranza di essere promosso a un incarico più prestigioso, l’umile C.C. Baxter (Jack Lemmon), impiegato come contabile in una grande ditta di assicurazioni, si garantisce la benevolenza dei propri superiori prestandogli il suo appartamento, a turno, come pied-à-terre per le scappatelle con le loro amanti. Ma quando uno dei dirigenti (Fred MacMurray) vi porterà la ragazza dell’ascensore (Shirley McLaine) di cui anche lui è innamorato, e questa tenterà il suicidio dopo essersi resa conto che l’uomo la sta ingannando, Baxter se ne prenderà cura e troverà la forza di ribellarsi, a scapito anche dell’ambita promozione. Pellicola geniale, multiforme e stratificata, con una struttura narrativa lineare, personaggi magistralmente caratterizzati (e interpretati in maniera perfetta) e un ritmo che non scade mai, giustamente premiata con l’Oscar per il miglior film (più altre quattro statuette, fra cui regia e sceneggiatura). È considerata una delle vette della pur ricchissima filmografia di Billy Wilder (autore anche dello script, insieme al solito I.A.L. Diamond): dietro gli stilemi della commedia romantica c’è un'impronta di forte satira contro l'ipocrisia e l'arrivismo, le difficoltà di stringere rapporti sociali e il malessere della vita cittadina (gran parte dell’azione si svolge durante le festività natalizie e di capodanno, ma il sottofondo è amaro e malinconico). I due protagonisti sono vittime della società (proprio "vittima" è l'espressione con la quale a un certo punto un personaggio – la moglie del medico – si riferisce alla MacLaine), usate per i propri comodi da ipocriti "uomini di potere" che rubano loro le cose più preziose (l'intimità del domicilio, l'illusione di un amore sincero), ma anche delle proprie stesse debolezze (che il regista sottolinea in maniera quasi spietata), ovvero il servilismo e l'arrivismo di lui, l'ingenuità e la fragilità di lei. Se non ci fosse il lieto fine, sarebbe un film davvero triste. L’ispirazione per il soggetto sarebbe stata fornita a Wilder dalla sceneggiatura di Noël Coward per il film “Breve incontro”: ma il progetto fu a lungo messo da parte, perché il codice Hays rendeva difficile realizzare una storia essenzialmente basata sul tema del tradimento coniugale. Indimenticabile la MacLaine con i capelli corti e la divisa da ascensore, così come Lemmon che scola gli spaghetti con una racchetta da tennis (o che attende che termini la pubblicità per vedersi un film in televisione) e le buffe partite a ramino fra i due protagonisti. Da ricordare, nel cast, anche Jack Kruschen nei panni del dottor Dreyfuss, il medico di origine tedesca convinto che Baxter – suo vicino di pianerottolo – conduca una vita sconsiderata, e Joyce Jameson in quelli della bionda che abborda Baxter nel bar a Capodanno. Fra i dirigenti che approfittano dell’appartamento di Baxter spiccano Ray Walston e David Lewis. L’art director Alexandre Trauner utilizzò diversi trucchi del mestiere (come la prospettiva forzata) per rendere al meglio le dimensioni dell’enorme ditta di assicurazioni in cui lavora il protagonista. Fra i locali dell'azienda e l’appartamento di Baxter, gli ambienti stessi in cui si muovono i personaggi assurgono al rango di coprotagonisti. Una curiosità: si tratta dell’ultimo film completamente in bianco e nero ad aver vinto l’Oscar come migliore pellicola (fino a “The Artist” nel 2012; “Schindler List”, che vinse nel 1994, conteneva alcune sequenze a colori).

4 commenti:

Lakehurst ha detto...

film fantastico, ma d'altra parte sono pochi i film di Wilder anni '40-'50-'60 ad essere brutti (

marco46 ha detto...

concordo: è un film triste
Bud è un arrivista che si prostituisce al sistema, Fran arriva al suicidio per disperazione
onore al grande Billy

Christian ha detto...

Wilder è uno di quei registi di cui ogni film, anche il peggiore, merita di essere visto: è davvero uno dei più grandi di tutti i tempi!

E la sua capacità di destreggiarsi abilmente sia nella commedia che nel drammatico lo rendeva capace di "ammantare" di leggerezza anche i soggetti più seri o controversi, senza snaturare il messaggio di fondo e senza virare il tutto in farsa o in burletta, una qualità che pochissimi hanno.

Anonimo ha detto...

Per fortuna questo film è passato in TV diverse volte quest'anno. Molto carino, non avrei mai avuto modo di vederlo altrimenti.