22 maggio 2012

The skywalk is gone (Tsai Ming-liang, 2002)

The skywalk is gone (Tian qiao bu jian le)
di Tsai Ming-liang – Taiwan 2002
con Chen Shiang-chyi, Lee Kang-sheng
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Visto in DVD, in originale con sottotitoli inglesi.

Tornata a Taipei dal suo viaggio a Parigi, Shiang-chyi scopre che il cavalcavia di fronte alla stazione ferroviaria – quello sul quale Hsiao-kang vendeva i suoi orologi – è stato abbattuto. Non è l'unica cosa a essere cambiata: la città è più moderna (il traffico è caotico, i turisti si affollanno davanti ai nuovi centri commerciali), ma con l'urbanizzazione cresce anche la mancanza di rapporti umani (come dimostra la sequenza del poliziotto che rimprovera Shiang-chyi e un'altra signora perché hanno attraversato la strada dove non era permesso), che conduce alla perdita dell’identità (i documenti che Shiang-chyi consegna al poliziotto non le vengono restituiti) e della solidarietà (toccante la scena del monaco che chiede l’elemosina nell’indifferenza della folla). In più, la siccità estiva costringe le autorità a razionare acqua: nei bar non si servono più caffè, i rubinetti nelle toilette pubbliche restano a secco. Al posto del cavalcavia c'è ora un sottopassaggio: è proprio sulle scale di questo che Shiang-chyi incrocia nuovamente Hsiao-kang, ma non se ne accorge. Lui invece la riconosce, ma preferisce non fermarla, e si reca a fare un provino come attore di film pornografici. Un piccolo capolavoro di esistenzialismo: nella sua brevità e concisione (dura solo una ventina di minuti), in questo cortometraggio – perfetto tassello di collegamento fra "Che ora è laggiù?" e "Il gusto dell'anguria" – c'è tutto il cinema di Tsai Ming-liang: l'indagine sulla solitudine, la disperazione di fondo, l'ironia e l'assurdità della vita, il rapporto fra uomo e ambiente, la città, la natura e la società. Memorabili alcuni squarci di poesia, come il gioco di specchi e di riflessi davanti al centro commerciale, mentre schermi giganti proiettano spot pubblicitari, o l’immagine delle nuvole vaganti nell'azzurro cielo estivo che chiudono il film mentre si ode la melodia di una canzone degli anni settanta, emblema della nostalgia per un tempo passato che non tornerà più. Il tema della scomparsa dei luoghi di un tempo, qui accennato, diventerà centrale in "Goodbye, Dragon Inn".

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