25 maggio 2012

Scent of a woman (Martin Brest, 1992)

Scent of a woman - Profumo di donna (Scent of a woman)
di Martin Brest – USA 1992
con Al Pacino, Chris O'Donnell
**

Visto in divx, con Sabrina.

Ispirato al "Profumo di donna" del 1974 di Dino Risi (a sua volta tratto dal romanzo "Il buio e il miele" di Giovanni Arpino), è il film che ha consentito ad Al Pacino di vincere l’Oscar come miglior attore dopo svariate nomination che non erano andate a buon fine (comprese quelle per “Il padrino” e “Quel pomeriggio di un giorno da cani”). Grazie anche alla sua interpretazione, il burbero Colonnello Frank Slade – ufficiale dell’esercito in pensione divenuto cieco per un incidente, dal temperamento difficile e intrattabile ma anche pieno di carisma e umanità – diventa un personaggio indimenticabile. La pellicola mostra l’evoluzione del suo rapporto con il diciassettenne Charlie (Chris O’Donnell), che frequenta una prestigiosa scuola di Boston grazie a una borsa di studio e che approfitta della Festa del Ringraziamento per guadagnare qualche soldo offrendosi come “badante”. L’eccentrico e alcolista ufficiale trascina con sé il ragazzo in un weekend a New York, dove ha progettato di salutare il fratello, concedersi per l’ultima volta quelli che ritiene i maggior piaceri della vita (in particolare le donne – di cui, essendo privo di vista, apprezza ormai più il profumo che l’aspetto – oltre che cibo, auto e alberghi di lusso) e infine suicidarsi con la sua pistola d’ordinanza. Ma Charlie, verso cui l’uomo finisce con sviluppare un affetto paterno, riuscirà a dissuaderlo dal suo intento: e il colonnello ricambierà tirandolo fuori dai guai in occasione di un “processo” scolastico (il ragazzo rischiava l’espulsione per non voler denunciare alcuni compagni che avevano giocato un tiro burlone al preside). Proprio l’appendice finale, così hollywoodiana e indirizzata al trionfo dei “buoni contro il sistema”, è il punto debole di un film che invece, nella parte centrale, è ricco di momenti memorabili: su tutti, il tango ballato da Frank con una bella sconosciuta (Gabrielle Anwar) e il giro di prova con la Ferrari guidata “alla cieca” per le strade di Manhattan.

11 commenti:

Sabrina ha detto...

Un immenso ed abbacinante Al Pacino.La sua più grande interpretazione ed una delle migliori di tutti i tempi.Un soggetto cucito sartorialmente sul suo talento, geneticamente nato per essere il colonnello Slade. Tutto rasenta la perfezione: la fissità visiva,la mimica facciale,l'intonazione (ottimo il doppiaggio ma da ascoltare anche in lingua originale),le pause,la postura, la fisiognomica. L'apogeo recitativo a cui ogni attore dovrebbe aspirare. Il resto è solo adespoto contorno di una smisurata bravura.Chi ama Al Pacino non può non vederlo.Chi ama il cinema non può non vederlo.

Christian ha detto...

A questo punto sarei curioso di rivederlo in lingua originale...

(Ho imparato una nuova parola: "adespoto".) ^^

marco c. ha detto...

Questo film al 50% faceva pena. Soprattutto verso la fine e sicuramente è molto inferiore all'originale nostrano. Inoltre Pacino come "postura" faceva ridere visto che non sembrava un cieco, ma uno stoccafisso. Molto meglio Gas, mi comunicava meglio il connubio sesso/morte. Il problema di molti film USA è che cominciano bene ma li sminchiano verso la fine. In particolar modo i remake. E sai perché? E' come il cibo etnico: lo adattano al gusto locale...e lo sminchiano.

Christian ha detto...

I remake, soprattutto quando si passa da un paese o da una cultura all'altra, sono sempre a rischio di "sminchiamento"... ^^. Ci vogliono grandi registi, come Scorsese o Kurosawa, per uscirne vincitori. Il film con Gassman non l'ho ancora visto, ma non fatico a credere che fosse migliore. Pacino a me qui è piaciuto, anche se credo che gli abbiano dato l'Oscar più alla carriera che per questa singola interpretazione: secondo me il meglio lo ha dato in "Quel pomeriggio di un giorno da cani".

marco c. ha detto...

Un caso emblematico di grave alterazione dovuto al passaggio da una cultura all'altra è il film "The Ring" che è il remake di "Ringu". Quando guardi la versione USA non cogli immediatamente le incongruenze e le mancanze della trama, tutto scorre via liscio e non ti fai domande, troppo preso dall'ansia e dai colpi di scena. Ma dopo aver visto la versione originale cominci a capire il perché di molti elementi che nel remake sono presenti ma privi di spiegazione. E' il passaggio da un sistema all'altro che cambiando i riferimenti culturali provoca la perdita di ruolo a molti aspetti che invece sono indispensabili per comprendere la ragione alla base del film. Un link ad un articolo interessante (dove cita tra l'altro Mizoguchi): http://www.versoriente.net/default.asp?riferimento=dettaglioArticolo&idArticolo=50&idPaese=2

Christian ha detto...

Grazie del link, lo terrò presente quando scriverò di "The Ring" e di "Ringu"!
Comunque, nel caso di "Scent of a woman", mi pare di capire che il remake non sia una copia pedissequa del film italiano ma alteri e aggiunga diversi elementi, come tutta la "cornice" ambientata nel liceo (che infatti è la parte meno interessante).

Alessandra ha detto...

Mah, sinceramente un film che mi lasciò perplessa, pur essendo sufficientemente apprezzabile. L'originale ovviamente, compresa l'interpretazione di Gassman, è tutta un'altra cosa. Fermo restando comunque l'ottima interpetazione di Pacino, che secondo me però l'Oscar l'avrebbe meritato più per altre interpretazioni che per questa.

A Gegio film ha detto...

Rivisto non tanto tempo fa, ma per dovere verso Al Pacino. Un'amica mi ricordava la scena finale, ma anch'io non dimenticherei il tango.

Christian ha detto...

Alessandra: come ho già scritto, non ho ancora visto l'originale con Gassman ma conto di farlo presto. Anch'io sono convinto che Pacino abbia fatto di meglio, ma sappiamo benissimo che i giurati dell'Oscar tendono spesso a "compensare" le mancanze del passato dando poi i premi alla prima occasione buona.

Gegio: Il tango è senza dubbio una delle scene migliori, mentre il finale per me è il vero punto debole del film.

MonsieurVerdoux ha detto...

Il film non l'ho trovato granchè onestamente, troppo lungo e prolisso, però andrebbe visto solo per la lezione di cinema che ci dà Al Pacino, e per quella arringa finale che davvero ti mette i brividi addosso. Splendido anche il doppiaggio di Giancarlo Giannini.

Imomo ha detto...

Uno dei films piu' belli che ho visto! Al Pacino superlatvo!
BImogene