4 aprile 2012

Romanzo di una strage (M. T. Giordana, 2012)

Romanzo di una strage (id.)
di Marco Tullio Giordana – Italia 2012
con Valerio Mastandrea, Pierfrancesco Favino
**1/2

Visto al cinema Colosseo, con Marisa.

Il 12 dicembre 1969 una bomba esplode nella sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura di piazza Fontana, a Milano, uccidendo 17 persone e ferendone 88. I sospetti si dirigono inizialmente sugli anarchici: il 15 dicembre, durante un interrogatorio, Giuseppe Pinelli muore precipitando dalla finestra della questura milanese. In seguito si appurerà che l'attentato fu eseguito da terroristi eversivi di destra, con la complicità di servizi deviati dello stato (o addirittura di governi stranieri), per perseguire quella "strategia della tensione" volta a favorire l'adozione di politiche restrittive e autoritarie. Nel realizzare, a oltre quarant'anni di distanza, un film su vicende per le quali i cui colpevoli non sono mai stati puniti nelle aule dei tribunali (anche se la verità storica e le responsabilità sono ormai accertate), Giordana ricorre a un'impostazione misurata e rigorosa, evitando ogni tentazione di spettacolarità e le trappole del sensazionalismo tipico delle fiction tv, anche nelle scene più a rischio (come quelle con la vedova Pinelli). E per farlo rinuncia in parte sia al coinvolgimento emotivo dello spettatore sia al "tocco visionario dell'artista che rilegge la realtà facendola brillare di luce nuova", che erano presenti in altre sue opere che affrontavano temi legati alla storia recente dell'Italia, come "I cento passi" o "La meglio gioventù". Qui, come appunto in un romanzo d'inchiesta (il titolo della pellicola non è casuale), la vicenda è scansionata attraverso "capitoli" (con titoli rossi su fondo nero) che ne mostrano gli sviluppi con una grande cura nella ricostruzione ambientale e una forte attenzione alla struttura dell'indagine, senza invece scendere nei dettagli della situazione politica e sociale dell'epoca (di cui non vengono indagate le ragioni e i retroscena). Anche perché, dei tanti personaggi coinvolti, il regista sceglie – un po' sorprendentemente – di mantenere sempre il punto di vista del commissario Calabresi (interpretato con grande empatia da un ottimo Valerio Mastandrea): il film si conclude con il suo assassinio, e le successive risultanze delle indagini sono lasciate a sovrimpressioni prima dei titoli di coda. Bravi comunque tutti gli attori, a partire da Pierfrancesco Favino nei panni di Giuseppe Pinelli. Luigi Lo Cascio è il giudice Paolillo, Fabrizio Gifuni è Aldo Moro, Omero Antonutti è il presidente Saragat, Francesco Salvi è il tassista Rolandi. Nel finale la pellicola avanza la teoria del "doppio attentato", suggerita dal controverso libro "Il segreto di Piazza Fontana" di Paolo Cucchiarelli (da cui il film è liberamente tratto), mentre non chiarisce né mostra fino in fondo cosa accadde nella stanza del commissariato in occasione della morte di Pinelli.

4 commenti:

Fabrizio ha detto...

Nonostante il percorso impervio e accidentato bisogna dire che Romanzo di una strage racconta gli avvenimenti in maniera equilibrata anche se tutto è semplificato.
Fa eccezione la figura del commissario Calabresi (V. Mastandrea), promosso da Giordana al ruolo di eroe che probabilmente non gli appartiene.
Un pò di sensazionalismo c'è, è riguarda la teoria del doppio attentato e soprattutto la brillantissima e personale indagine condotta dal giovane Commissario, alla quale è difficile credere.punti di forza del film sono l'impronta linguistica (Favino-Pinelli parla con una cadenza milanese ormai estinta, ma ben presente nel periodo preso in considerazione) e la rappresentazione fredda, distaccata che non conduce, ruffianamente, lo spettatore verso la facile indignazione, da sempre il punto debole del cinema politico.
un saluto.

Christian ha detto...

Sì, il fatto che nel film il punto di vista privilegiato rimanga sempre quello di Calabresi (noi spettatori sappiamo quello che lui sa, e non sappiamo quello che non sa: per esempio, cosa è accaduto durante l’interrogatorio di Pinelli possiamo solo sospettarlo ma senza prove certe) da un lato permette a Giordana di mantenere un certo equilibrio su tutto il resto, ma dall’altro carica la figura del commissario di un ruolo eccessivo da protagonista, come se fosse il detective di un romanzo (appunto) giallo. Anch’io ho trovato ottima la ricostruzione storica e ambientale, e in generale tutti gli attori.

MonsieurVerdoux ha detto...

Un film che mi è piaciuto molto devo dire. Come ho scritto da me, a parte forse l'unico neo di una ricostruzione finale dei fatti un pò semplicistica (quella spiegata da Calabresi nell'ultima scena prima dell'epilogo del film) ho apprezzato il film sia per come tratta in maniera organica la moltitudine di argomenti e temi che caratterizzarono la vicenda della strage di piazza fontana (il ruolo di moro, gladio, il golpe borghese, la strategia della tensione) che per la dimensione umana con cui sono stati rappresentati pinelli e calabresi (merito anche dei due interpreti). Un saluto!

Christian ha detto...

Sono d'accordo, il film riesce a condensare bene i numerosissimi elementi e personaggi che hanno caratterizzato la vicenda. La ricostruzione l'avrebbe potuta fare anche un documentario, ma così si sarebbe persa quella "dimensione umana" di cui parli. Nel complesso anche per me è un buon film.