3 marzo 2012

Paradiso amaro (A. Payne, 2011)

Paradiso amaro (The descendants)
di Alexander Payne – USA 2011
con George Clooney, Shailene Woodley
**

Visto al cinema Colosseo.

Il “paradiso” citato nel titolo italiano è quello delle isole Hawaii, scenario disimpegnato di vacanze, danze e surf per i turisti, ma teatro di sofferenze e di difficoltà per chi vi abita e vi lavora. Come l’avvocato Matt King (Clooney), in crisi dopo che la moglie Elizabeth – da lui sempre trascurata – è caduta in coma irreversibile a seguito di un incidente in motoscafo. Come se non bastassero le difficoltà di dover riallacciare il rapporto con le figlie (la piccola Scottie e la problematica adolescente Alex) e le tensioni cui è sottoposto per la decisione di vendere agli speculatori edilizi un ampio terreno – un “angolo di paradiso”, appunto – che appartiene alla sua famiglia da secoli, Matt scopre che la moglie lo tradiva e che poco prima dell’incidente stava per chiedergli il divorzio. In compagnia delle figlie (e di un amico di Alex, Sid), cercherà di rintracciare il misterioso amante per dargli la possibilità di dire addio alla donna prima che le macchine che la tengono in vita vengano staccate. Se il soggetto è interessante e l'ambientazione affascina (è bello veder utilizzare un paesaggio di questo tipo in maniera non ortodossa: vedi le nubi plumbee sulla spiaggia), l'abbondanza di cliché sulla sofferenza, la famiglia e la riconciliazione rendono il film poco convicente a livello emotivo, essenzialmente moralista e a tratti ricattatorio (nonché parecchio scontato: alzi la mano chi non si aspettava che alla fine Matt avrebbe fatto saltare la vendita del terreno). La sceneggiatura tenta invano di far empatizzare lo spettatore con il travaglio interiore di un protagonista che si aggira sperso e confuso, che anche il regista non sa come trattare (la voce fuori campo, così invadente all'inizio della pellicola, scompare poi senza un perché), circondato da personaggi stereotipati (le figlie), caratterizzati banalmente (l’amante) o buoni solo per imbarazzanti momenti comici (Sid). Come attore drammatico, poi, Clooney non è certo il massimo: meglio (ma di poco) il resto del cast, a partire dalla ventenne Shailene Woodley. Matthew Lillard è l’amante di Elizabeth, Judy Greer è sua moglie, Beau Bridges (fratello di Jeff) è uno dei tanti cugini in camicia hawaiana.

3 commenti:

marco46 ha detto...

concordo: è un film mediocre
George Clooney mi era sembrato più convincente nelle IDI DI MARZO

Anonimo ha detto...

No, dai. Clooney qui è delizioso secondo me. Comunque è vero, tutti ci aspettavamo che non vendesse i terreni, però secondo me è stata azzeccata la scelta di fargli prender questa decisione, non tanto per motivazioni poi così nobili, ma solo perché non voleva arricchire l'amante della moglie. Nella scontatezza, c'è stato un lampo di originalità secondo me.

Ale55andra

Christian ha detto...

Clooney secondo me non è adatto o credibile nelle parti drammatiche. Ha fascino e carisma, e anche un po' di autoironia, il che lo rende perfetto per le commedie (tipo "Un giorno per caso"), le satire o le parodie (come i film dei fratelli Coen).

Sul film la penso come Marco: è mediocre. Come ho scritto, lo salvano in parte il soggetto e l'ambientazione, non certo la sceneggiatura (che ha pure vinto l'Oscar !?!) o la recitazione...