3 ottobre 2011

Scarpette rosse (Powell e Pressburger, 1948)

Scarpette rosse (The red shoes)
di Michael Powell, Emeric Pressburger – GB 1948
con Moira Shearer, Anton Walbrook, Marius Goring
***1/2

Visto in divx alla Fogona, con Marisa, Giovanni e Rachele.

L'impresario teatrale Boris Lermontov (Walbrook) scrittura a Londra i giovani e brillanti Julian Craster (Goring) e Victoria Page (Shearer) rispettivamente come compositore e come protagonista del suo nuovo balletto "Scarpette rosse", ispirato alla favola di Hans Christian Andersen, nella quale una ragazza innamorata della danza è costretta da un paio di magiche calzature a ballare fino alla morte. Lo spettacolo, che va in scena a Montecarlo, riscuote un enorme successo e trasforma rapidamente la bella Vicky in una grande star. Ma quando Lermontov, che per principio è contrario alla commistione fra lavoro e amore (aveva allontanato la precedente prima ballerina della sua compagnia dopo che questa aveva annunciato il proprio matrimonio), le impone di rinunciare alla relazione sentimentale che nel frattempo ha instaurato con Julian, la ragazza entra in crisi. Costretta a scegliere fra l'arte e l'amore, non troverà altra strada che il suicidio. Fra colori sgargianti (il film è passato alla storia per l'utilizzo espressivo del Technicolor, in particolare nella lunga sequenza del balletto), scenografie barocche, effetti speciali surrealisti e temi basilari, si tratta di una delle pellicole più celebri sul mondo del teatro e sul binomio arte-amore. Il personaggio di Boris Lermontov è ispirato a un impresario realmente esistito, il russo Sergei Diaghilev, quello che commissionò a Igor Stravinski "L'uccello di fuoco" e altri celebri lavori. Proprio Lermontov, scostante ma carismatico, è a tratti il vero protagonista della pellicola, naturalmente alla pari con Vicky. Moira Shearer, a proposito di quest'ultima, era una vera ballerina: Powell e Pressburger vollero infatti scegliere un'attrice che potesse interpretare senza controfigure la lunga sequenza (quindici minuti) del balletto delle "Scarpette rosse" (coreografato da Robert Helpmann e Léonide Massine, gli altri due ballerini che si vedono in scena; le musiche sono invece composte da Brian Easdale, che per questo lavoro vinse l'Oscar). Difficile pensare che il lungometraggio non abbia influenzato, almeno in parte, il recente "Il cigno nero" di Aronofsky: a parte il tema trattato, basterebbe il finale per legare con un filo rosso i due film. La pellicola (così come la fiaba di Andersen) ha ispirato anche, fra le altre cose, una canzone e un album di Kate Bush, intitolato per l'appunto "The red shoes".

4 commenti:

Marisa ha detto...

Sono contenta di aver recuperato qesto vecchio film, molto bello e ricco di spunti interessanti.
Il mondo del balletto, rappresentato nel suo periodo aureo come quello dominato dal grande Diaghilev, è il vero grande protagonista ed esige le sue vittime...

Giuliano ha detto...

delirante e grandissimo, da vedere in coppia con Narciso Nero, e magari in trio con i Racconti di Hoffmann
i colori sono quelli delle illustrazioni dei libri dell'800 e del primo 900, ce ne sono ancora in giro. Favolosi, anche nel senso che non hanno nessuna intenzione di essere realistici.

Anonimo ha detto...

Powell & Pressburger sono fra i miei preferiti. Geni assoluti e innovativi. E Scarpette Rosse è uno dei loro migliori (anche se forse io preferisco ancora Duello a Berlino). ciao, c

Christian ha detto...

Io li conosco ancora poco, ma sicuramente approfondirò i loro altri lavori.