14 ottobre 2011

L'amore che resta (Gus Van Sant, 2011)

L'amore che resta (Restless)
di Gus Van Sant – USA 2011
con Henry Hopper, Mia Wasikowska
**

Visto al cinema Eliseo.

Il giovane e irrequieto Enoch, orfano di entrambi i genitori a causa di un incidente stradale, è ossessionato dalla morte, ha tendenze suicide, si imbuca ai funerali degli sconosciuti (come il protagonista di “Harold e Maude”) e ha come unico amico il fantasma di un pilota kamikaze giapponese (che lo batte sempre a battaglia navale). La coetanea Annabel, dolce ed estroversa, ha un forte interesse per la vita e la natura, una passione per gli insetti e gli uccelli acquatici e una sconfinata ammirazione per Darwin, ma è malata terminale di tumore al cervello e le restano solo tre mesi di vita. L’incontro fra i due, con conseguente storia d’amore, farà del bene a entrambi: Enoch renderà felici gli ultimi mesi della ragazza e imparerà a convivere anche con il proprio dolore. Dopo “Elephant” e “Paranoid Park”, Gus Van Sant continua a sfornare teen movie dall’approccio insolito, stavolta portando sullo schermo un testo dello sceneggiatore esordiente Jason Lew, tratto da un dramma teatrale da lui stesso scritto durante l’università e segnalato al regista dalla sua compagna di corso Bryce Dallas Howard (anche produttrice, insieme con il padre Ron Howard). Ma le presenze di “figli d’arte” non si fermano qui: Enoch è interpretato da Henry Hopper, figlio di Dennis Hopper (alla cui memoria è dedicata la pellicola), al suo primo ruolo da protagonista, mentre la sorella di Annabel è Shuyler Fisk, la figlia di Sissy Spacek. La pellicola, nonostante i temi trattati, è leggera e delicata, anche se un po’ scontata e semplicistica: alla resa dei conti, ci si commuove relativamente. Visto come tutto il film giri intorno al tema della morte, è inevitabile che alcune sequenze vengano ambientate durante Halloween (e che la colonna sonora sia firmata da Danny Elfman, il compositore di fiducia di Tim Burton nonché autore delle musiche di “Nightmare before Christmas”).

2 commenti:

Marisa ha detto...

Il confronto con Harold e Maude è inevitabile e il primo ne esce vincente: più originale, sorprendente e visionario.
Rispetto agli altri film di Gus Van Sant questo è meno pregnante e più scontato. Preferisco sicuramente la sua vena graffiante a questa sentimentale.

Christian ha detto...

Esatto, è un film – per quanto gradevole – incapace di "graffiare" e, secondo me, anche di commuovere.