23 settembre 2011

A simple life (Ann Hui, 2011)

A simple life (Tao jie)
di Ann Hui – Hong Kong 2011
con Andy Lau, Deannie Yip
**1/2

Visto al cinema Arcobaleno, con Marisa e Lucia, in originale con sottotitoli (rassegna di Venezia).

Ah Tao ha lavorato come domestica per la famiglia Leung sin da quando aveva 14 anni. Dopo oltre mezzo secolo e quattro generazioni, e dopo che tutti i membri della famiglia si sono trasferiti negli Stati Uniti, continua a curare la casa e a occuparsi di Roger, l'unico rimasto in patria. L'uomo lavora come producer cinematografico, è spesso in giro per lavoro ed è abituato a dipendere da lei (che in certo senso gli fa anche da madre) per ogni cosa. Quando Ah Tao è costretta a smettere di lavorare per colpa di un infarto che le lascia anche qualche conseguenza fisica, chiede lei stessa di trasferirsi in una casa di riposo per anziani. Ma Roger, riconoscente come un vero figlio, non le farà mai mancare il suo affetto e le sue visite. Un film delicato e commovente sulla vecchiaia, che al dilagare dell'intolleranza o del menefreghismo verso le fasce più anziane e ormai "inutili" della popolazione contrappone un sincero senso di riconoscenza e di gratitudine. Ma proprio come la vita della protagonista, anche la pellicola è forse eccessivamente "semplice" e scorre via senza un conflitto, senza tensione e senza sussulti. Ha comunque il merito di affrontare il tema della malattia e della vecchiaia, nonché di rappresentare le case di riposo, con un certo realismo e senza i soliti luoghi comuni. Brava la protagonista, la veterana Deannie Yip (negli anni ottanta apparsa anche in un paio di film di Jackie Chan), premiata a Venezia con la Coppa Volpi come miglior attrice. Camei e brevi parti per diversi volti noti del cinema hongkonghese come Tsui Hark, Sammo Hung e Anthony Wong.

2 commenti:

CineBlob ha detto...

mmmh, a me era proprio piaciuta (e tanto) questa sua semplicità. le tue due stellette e mezzo le trovo crudeli ^__^

Christian ha detto...

Ma sì, è un film carino... però lascia anche un po' il tempo che trova. Ha diversi buoni momenti, soprattutto nella prima parte (Andy Lau che deve "cavarsela da solo"), ma in fondo nulla di eclatante.