22 settembre 2011

Shame (Steve McQueen, 2011)

Shame (id.)
di Steve McQueen – GB 2011
con Michael Fassbender, Carey Mulligan
***1/2

Visto al cinema Anteo, in originale con sottotitoli (rassegna di Venezia).

Il compassato Brandon, impiegato di successo in una grande azienda, è segretamente un erotomane e un indefesso consumatore di pornografia. Pur non avendo difficoltà a sedurre le donne (a differenza del suo capo, maldestro e troppo sfacciato nei suoi tentativi di conquista), a una relazione fissa con una collega preferisce rapporti occasionali con sconosciute o prostitute, oltre che una regolare masturbazione. Il ritorno in città della sorella minore, cantante con tendenze suicide, sconvolgerà la sua vita. Il secondo lungometraggio cinematografico del videoartista britannico Steve McQueen (soltanto omonimo del celebre attore americano) è un intenso e sofferto ritratto di un uomo che non riesce a vivere in maniera “normale” la propria sessualità. Più che di una devianza è la storia di una solitudine, magnificamente illustrata attraverso lunghi piani sequenza, espressioni e drammaturgia minimalista. Molte le sequenze memorabili: il gioco di sguardi con una sconosciuta in metropolitana, il jogging notturno sulle note di Bach, la sorella che canta una versione acustica e lenta di “New York, New York”, e in generale l’atmosfera austera e urbana che avvolge il protagonista e tutta la pellicola. Meritatissima la Coppa Volpi a Fassbender come miglior attore al Festival di Venezia. Fino a qualche mese fa non conoscevo questo interprete, che di recente è apparso in pellicole molto diverse fra loro (è stato Magneto da giovane in “X-Men: l’inizio” e Carl Gustav Jung in “A dangerous method”), dimostrando così grande versatilità.

15 commenti:

Anonimo ha detto...

era il film in cima al mio taccuino..l'ho perso di un nonnulla...Fassebender all'inizio della sua carriera non mi aveva colpito...poi ha fatto magneto nell'ultimo x men ed ora Shame..è diventato un attore da seguire..sarà anche nel prossimo Jane Eyre..oltreche in Cronenmberg..e poi il regista nn è una meteora..dopo hunger leggo di un altro film da non perdere..

nickoftime

Christian ha detto...

Per me questo, assieme al "Faust" di Sokurov (e a "Carnage", vabbè) è stato il film più bello della rassegna. "Hunger", il primo film di McQueen, non l'ho visto, ma penso che lo recupererò. Fra l'altro, anche lì c'era Fassbender...

Ismaele ha detto...

oggi ho visto "Hunger", davvero bello, "Shame" spero passi al cinema

Christian ha detto...

Sarà difficile... Ma avendo vinto un premio a Venezia, non è da escludere.

Christian ha detto...

Aggiornamento: "Shame" è uscito in sala! Correte a vederlo.

Noodles ha detto...

Fassbender ha fatto il botto dopo Inglorious Basterds, col suo ruolo da ufficiale inglese che si spaccia per ufficiale nazista.

Christian ha detto...

E quest'anno lo attendiamo al varco in "Prometheus" di Ridley Scott...

Marisa ha detto...

Mi fa molto riflettere il titolo perchè sembra che sia proprio la "vergogna"-emozione rimossa il più possibile dall'andazzo del nostro spirito del tempo, insieme al senso di colpa ovviamente- a dover rientrare dalla finestra, dopo essere stata cacciata dalla porta.
Il consumare compulsivamente sesso utilizzando il proprio corpo e quello altrui seza scambiarsi altro, sembra l'ultima frontiera dell'alienazione e del consumismo, l'estrema difesa da un confronto con l'altro che potrebbe coinvolgere e modificare un piano di vita programmato sul controllo e l'illusoria autonomia.
Nelle opposte modalità della sorella, eccessivo coinvolgimento ed incapacità di autogestione, si legge lo stesso problema di difficoltà ad una vera relazione e la conferma che gli opposti si toccano, lasciando il problema insoluto, annzi aggravandolo.

L'uso della musica, soprattutto di Bach, rende il film più sofferto e lo colloca su un piano metafisico.

Christian ha detto...

Il titolo è senza dubbio significativo. Il regista ha spiegato che "è nato dalle molte interviste che abbiamo fatto con dei drogati del sesso. La parola ‘vergogna’, shame, ricorreva di frequente nei loro racconti".

marco c. ha detto...

Ho appena finito "Prometheus" di Ridley Scott e F. è straordinario. Il film è una ciofeca immonda ma F. è straordinario. Tiene su da solo un film che altrimenti sarebbe un incrocio tra alien, avatar e qualche filmaccio su Marte e dintorni. Ho visto solo questo di F. e nessun film di McQueen, ma quest'estate recupererò.

Christian ha detto...

Dunque Fassbender continua a brillare (fai bene a recuperare i due film di McQueen)! Mi dispiace invece se "Prometheus" dovesse deludere, ma con Ridley Scott ho un debito di riconoscenza che finora non è stato incrinato nemmeno da "Hannibal" e da "Robin Hood"...

marco c. ha detto...

Dunque, ho visto il film. Mi sono letto la tua recensione e tutti i post. Mi pare di aver colto un aspetto che nessuno fin'ora ha sottolineato sull'origine dello "Shame" che dà il titolo al film. Un copione formato da poche righe, dove il ruolo principale di veicolo del significato profondo è affidato esclusivamente alle espressioni del volto del grandissimo Fassbender. Ero indeciso sul significato della pellicola finché non ho avuto una vera e propria "epifania" (e credo che questo sia il termine più corretto per descrivere le mie sensazioni)durante l'amplesso che il protagonista consuma con due escort negli ultimi minuti del film. In quel momento ho capito che alla base dello "Shame", cioè della colpa, c'è il rapporto incestuoso con la sorella. Questo film è una citazione della Tragedia Greca! Lo "Shame" è la "Hýbris" che colpisce chi si macchia di un reato immondo contro la coscienza collettiva. Infatti la sorella gli dice:"Non siamo cattive persone". L'incesto è proprio il più classico di queste violazioni del tabù. Questo film è straordinario! E' ricco di riferimenti al grande cinema del novecento. C'è Murnau (Tabù), Pasolini (Edipo Re) ma soprattutto è chiara la citazione di "La Sala di Musica" di Ray quando esce dalla metro, capisce che è appena accaduto un suicidio e corre dalla sorella. Leggendola in questa chiave il tema dell'ossessione per il sesso assume un altra logica all'interno del film, più funzionale alla resa del concetto alla base e quasi indispensabile per rendere chiaramente la complementarietà dei due protagonisti, che si cercano perché si desiderano, ma non possono convivere perché è tabù. Così il protagonista sfoga i suoi desideri con surrogati, mentre la sorella lo ingelosisce con il boss del fratello e tenta il suicidio come valvola di sfogo e mezzo di riavvicinamento. (se la leggi in questa chiave la scena del petting della sorella col boss del fratello non appare più comica ma tragica). Ma alla "colpa greca" deve seguire una punizione divina. In questo caso quale sarebbe? La solitudine del protagonista che è incapace di uscire dalla spirale di fallimenti in cui è costretto (fatto di cui tra l'altro accusa la sorella) e ben raffigurata visivamente nella fuga finale di fronte al mare sul porto. Le ultime inquadrature nella metropolitana con la "Traditrice" che si offre danno un sapore amaro alla conclusione del film e non offrono alcuna speranza di salvezza, intesa come la possibilità di costruire qualcosa di "stabile" (come tra l'altro dice il protagonista alla sorella:"io ho costruito qualcosa"). Infatti questo sforzo di stabilizzazione e di normalità è solo un apparire, cioè un possedere, non un essere. Film straordinario, ricchissimo, recitato e diretto magistralmente, dove persino l'uso della luce mi ha entusiasmato. La luce livida dei docks, le grandi vetrate degli appartamenti come monitor sulla vita degli altri, gli uffici moderni della City e l'appartamento delle due puttane immerso in una luce ambrata. Da rivedere.

marco c. ha detto...

Sono entusiasta come non ero da quando ho visto "Antichrist" di Von Trier. E infatti c'è molto in comune, anche se McQueen è molto superiore a Trier sotto una molteplicità di punti di vista tra cui ne spicca subito il principale: la capacità di costruire un film dal lessico minimale ma veramente ricchissimo. Ed è grazie a Fassbender che si coglie un ventaglio così ampio di sensazioni e informazioni. E' un film molto europeo e mi ha un po' stupito che sia stato girato in America. Più volte ho pensato che fosse ambientato a Londra anche se ho visto benissimo che i taxi erano americani. Spero solo che Fassbender non si perda con i vari blockbuster come l'ultimo di Scott.

Christian ha detto...

Grazie di questi interessantissimi commenti: la tua interpretazione suggerisce molti significati (alcuni hanno criticato il film proprio perché, a loro dire, non era ben chiaro che cosa avesse voluto comunicare il regista).

Anch'io ho apprezzato come, nonostante l'austerità della messa in scena (anche a livello di scenografie, di recitazione, ecc.) il film sottenda una ricchezza di emozioni e di significati. Sono d'accordo nel vederlo "molto europeo" (d'altronde McQueen è britannico). Ora recupera anche "Hunger"! ^^

Io purtroppo ho visto "Shame" solo una volta, e per di più durante una rassegna insieme a molti altri film, e dunque non ho avuto il tempo o la possibilità di soffermarmici a lungo come questa pellicola – che giustamente definisci straordinaria – avrebbe meritato. Spero al più presto di riguardarla e magari di integrare anche la mia recensione.

marco c. ha detto...

Grazie per aver letto e apprezzato il mio commento. Sono curioso di leggere le tue integrazioni. Nel frattempo cercherò di vedere il primo film di McQueen. Buon lavoro ^^