11 settembre 2011

11 settembre 2001 (aavv, 2002)

11 settembre 2001 (11'09"01 - September 11)
di registi vari – Francia 2002
film a episodi
***

Rivisto in DVD, con Marisa, Giovanni e Rachele.

Sono passati esattamente dieci anni dall'attentato alle Torri Gemelle di New York. Per ricordarlo, ho rivisto bel questo film a episodi nel quale undici registi di diverse nazionalità (uno solo, Sean Penn, è americano) affrontano l'argomento da molteplici punti di vista e in piena libertà creativa. Ciascuno dei segmenti in cui è divisa la pellicola dura esattamente 11 minuti, 9 secondi e un fotogramma: ovvero, come recita il titolo originale, 11'09"01. La presenza di filmmaker arabi (l'egiziano Chahine) e del medio oriente (l'israeliano Gitai, l'iraniana Makhmalbaf), oltre che di autori notoriamente critici verso la politica degli Stati Uniti (come il britannico Ken Loach), garantisce una prospettiva globale, rassicurando coloro che temevano un'operazione puramente celebrativa o conciliatoria. Non siamo di fronte né a un instant-movie né a una semplice cronaca dell'evento: molti registi (come Tanovic, Loach o Imamura) hanno anzi sfruttato l'occasione per parlare di altre tragedie che hanno coinvolto vittime innocenti e che rispetto all'attentato dell'11 settembre hanno magari ricevuto una copertura "mediatica" minore; altri (come Lelouch, Penn o Nair) hanno invece raccontato la tragedia da un punto di vista personale o individuale. Anche dal lato tecnico il film offre una grande varietà di stili, con alcuni episodi che spiccano per la sperimentazione formale (su tutti quello di Iñárritu).

1) "Iran", di Samira Makhmalbaf (***), con Maryam Karimi
Un gruppo di bambini afgani, rifugiati in Iran, discutono del crollo delle Torri Gemelle (e della volontà di Dio) mentre la loro maestra cerca inutilmente di far loro osservare un minuto di silenzio in memoria delle vittime. La figlia di Mohsen Makhmalbaf (che qui fa il montatore) sceglie – come è consuetudine del cinema iraniano – di osservare la realtà attraverso lo sguardo innocente dei bambini, apparentemente incapaci di cogliere la reale portata di quello che è accaduto in una città così distante da loro, e realizza un episodio semplice ma commovente.

2) "Francia", di Claude Lelouch (***1/2), con Emmanuelle Laborit e Jérome Horry
Una fotografa sordomuta è giunta alla fine della sua relazione sentimentale con un uomo che fa la guida turistica a New York. Ma il crollo delle torri, di cui lei non si accorge per via della sua sordità, saprà riunire la coppia. Girato tutto dal punto di vista della donna, l'episodio fa a meno dell'audio (è praticamente muto, con sottotitoli) e restituisce il senso di percezione mutilata della realtà da parte di chi soffre di un handicap fisico. Insieme a quello messicano (che invece, in maniera speculare, è quasi tutto incentrato sul sonoro) è uno dei segmenti migliori del film.

3) "Egitto", di Youssef Chahine (*1/2), con Nour El-Sherif e Ahmed Haroun
Rientrato in patria da New York subito dopo l'11 settembre, il regista Chahine incontra il fantasma di un giovane marine americano, morto anni prima in un attentato in Libano. Insieme a lui, riflette insieme sulla spirale di odio, violenza e vendetta che insanguina il mondo. L'episodio meno convincente del lotto: per il regista l'attacco dell'11 settembre è solo un pretesto per parlare delle tensioni in Medio Oriente. Peccato che lo faccia in maniera banale, demagogica e didascalica.

4) "Bosnia-Erzegovina", di Danis Tanović (**), con Dzana Pinjo e Aleksandar Seksan
Come ogni undici del mese, un gruppo di donne bosniache si prepara a scendere in piazza per ricordare i caduti del massacro di Srebrenica (avvenuto l'11 luglio del 1995). La notizia del crollo delle torri a New York non impedirà loro di manifestare lo stesso. Un buono studio dei personaggi e il merito di ricordare una tragedia dimenticata sono i pregi di un episodio che però non rimane particolarmente impresso. A distanza di qualche anno dalla prima visione, lo avevo completamente rimosso.

5) "Burkina Faso", di Idrissa Ouedraogo (**1/2), con Lionel Zizréel Guire
Un gruppo di bambini ritiene di aver avvistato Osama Bin Laden per le strade del mercato di Ouagadougou, e pianifica di catturarlo con armi di fortuna per riscuotere la taglia da 25 milioni di dollari messa su di lui dagli Stati Uniti. Come la Makhmalbaf, anche il regista africano sceglie di guardare l'attualità attraverso gli occhi ingenui e innocenti dei bambini, e realizza l'episodio più leggero e divertente del film, ritraendo al contempo la povera realtà dei paesi dell'Africa occidentale.

6) "Regno Unito", di Ken Loach (***), con Vladimir Vega
Il musicista Vega, esule cileno che ora vive a Londra, scrive una lettera ai genitori e ai parenti dei morti delle Torri Gemelle, partecipando al loro dolore ma ricordando come anche il Cile abbia avuto il suo 11 settembre: nello stesso giorno del 1973, infatti, il colpo di stato del generale Pinochet abbatteva il governo democraticamente eletto di Salvador Allende. Attraverso una voce narrante e l'utilizzo di immagini di repertorio, Loach coglie l'occasione per denunciare la complicità degli Stati Uniti nell'accaduto. Un po' fuori tema, ma d'impatto.

7) "Messico", di Alejandro González Iñárritu (***1/2)
Mentre il nero dello schermo è interrotto da flash luminosi che illustrano i momenti più tragici del giorno dell'attentato (le persone che si gettano dalle torri, il crollo degli edifici), l'audio fonde insieme le voci dei testimoni e dei sopravvissuti, i rumori ambientali, i notiziari televisivi e radiofonici di tutto il mondo, i messaggi inviati via cellulare ai propri cari da coloro che erano rimasti intrappolati nelle torri o dagli aerei dirottati, e così via, in una cacofonia di suoni, rumori e musica che rendono questo video-messaggio l'episodio artisticamente più significativo. Al termine, una domanda: la luce di Dio ci guida o ci acceca?

8) "Israele", di Amos Gitaï (**), con Keren Mor e Liron Levo
Una giornalista televisiva sta tentando di fare un servizio in diretta da una strada di Tel Aviv dove si è appena verificato un attentato, intralciando anche il lavoro dei soccorritori. Ma scopre di non essere in onda perché contemporaneamente c'è stato il disastro delle Torri Gemelle. Girato in un unico piano sequenza (ma senza particolare maestria tecnica), si tratta di un episodio caotico e confuso che sembra trascinarsi troppo a lungo, non aiutato dalla scarsa simpatia di personaggi petulanti, isterici, esageratamente macchiettistici.

9) "India", di Mira Nair (**), con Tanvi Azmi e Kapil Bawa
Una donna pakistana, immigrata da tempo con la famiglia a New York, piange il figlio, musulmano ma nato negli Usa, scomparso da casa dal giorno dell'attentato delle Torri. Inizialmente il ragazzo è addirittura accusato di essere un complice dei terroristi: ma sei mesi più tardi, quando il suo corpo viene ritrovato, si scoprirà che invece aveva eroicamente tentato di salvare altre vite. Ispirato a una storia vera, è un episodio che si focalizza sul sentimenti anti-islamici nell'America del post-11 settembre. Peccato però che sia raccontato in maniera non troppo brillante.

10) "Stati Uniti d'America", di Sean Penn (***), con Ernest Borgnine
Un anziano vedovo trascorre le giornate da solo nel suo appartamento, imprigionato insieme ai ricordi della moglie scomparsa. Sul davanzale c'è un vaso di fiori avvizziti, che sbocceranno nuovamente soltanto quando il crollo delle torri permetterà ai raggi del sole, che in precedenza era sempre oscurato dal WTC, di raggiungere la finestra. Episodio malinconico e bizzarro, dal finale un po' surreale e al limite dello sberleffo (anche se c'è chi ha parlato di "poesia del dolore"), girato in maniera assai curata e con grande attenzione ai dettagli. Strepitoso l'interprete, l'ottantacinquenne Borgnine.

11) "Giappone", di Shohei Imamura (**1/2), con Tomorowo Taguchi, Kumiko Aso
Siamo alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Disgustato dall'umanità dopo aver assistito agli orrori del conflitto, un soldato giapponese torna a casa convinto di essere un serpente, strisciando per terra per la disperazione della sua famiglia. Girato da Imamura con la consueta commistione fra stile realistico e contenuto allegorico, il segmento che conclude il film è anche l'unico a non fare un riferimento diretto alla tragedia dell'11 settembre. Ma la scritta finale in sovrimpressione ("Non esistono guerre sante") lascia ben pochi margini all'interpretazione.

4 commenti:

MonsierVerdoux ha detto...

niente di che, però l'episodio di sean penn lo trovai, per quanto un pò melenso, molto poetico, a conferma del talento di questo grande artista.

Luciano ha detto...

Un bellissimo film a episodi. Per me i più belli quelli di Inarritu, Loach e Penn.

Marisa ha detto...

E' proprio vero che i film vanno visti e rivisti!
A distanza di anni le impressioni si stratificano e certi aspetti, a primo acchito sottovalutati, si impongono con forza sorprendente.
Di questa carrellata di piccoli cortometraggi, quasi tutti buoni a mio giudizio, vorrei sottolineare quelli del francese Claude Lelouche e dell'americano Sean Penn per un significato simbolico che li accomuna e che ho colto solo ora. Tutti e due infatti svolgono il tema del rinnovamento attraverso la catastrofe: da un disastro scaturisce qualcosa di totalmente diverso e una trasformazione è possibile proprio attraverso di esso. Si tratta in tutti e due di protagonisti depotenziati, una donna con grave handicap e un vecchio emarginato, persone deboli quindi e perdenti rispetto alla cultura dominante rappresentata dalla grandiosità ed arroganza della cultura del successo incarnata nelle altissime torri.
La loro caduta inverte la scala di valori: il sentimento è più forte del successo e la luce del sole (la natura quindi) ha più valore di una cultura che non ne tiene conto. Così Diogene chiedeva al grande Alessandro di spostarsi perchè gli toglieva la luce del sole, unico suo vero bene.

Fabrizio ha detto...

Inarritu e Penn su tutti.