1 giugno 2011

The wholly family (T. Gilliam, 2011)

The wholly family (id.)
di Terry Gilliam – Italia 2011
con Nicolas Connolly, Cristiana Capotondi
**1/2

Visto al cinema Eliseo, con Hiromi.

Una famiglia di turisti americani cammina per le strade e i vicoli di Napoli, dove il bambino rimane talmente affascinato da una statuetta di Pulcinella da rubarla quando i genitori si rifiutano di comprargliela. Di notte la statuetta si animerà, e con l’aiuto di una serie di Pulcinella in carne e ossa lo trasporterà in un viaggio onirico e inquietante fra catacombe, ospedali, ristoranti e sale da ballo. Al risveglio, saprà come riportare la pace fra i litigiosi genitori: e anche la sua famiglia potrà dirsi felice come quelle ritratte dalle figurine del presepe che i venditori espongono per la strada. Parte di una serie di short “sponsorizzati” da una nota marca di pasta per rilanciare l’immagine di Napoli (i film precedenti sono stati realizzati da Pappi Corsicato e Valeria Golino), proiettato nelle sale in abbinamento a "Cirkus Columbia" di Danis Tanovic, questo cortometraggio di 20 minuti può vantare tutta la cattiveria, l’ironia e la visionarietà tipiche di Terry Gilliam. I grotteschi Pulcinella (fra i vari attori spicca Renato De Maria) che offrono piatti su piatti di pasta al piccolo protagonista e che lo guidano in un viaggio notturno alla ricerca dell’armonia famigliare perduta non si dimenticano facilmente. Se nella sequenza del sogno non mancano momenti degni del miglior surrealismo (si pensi al reparto maternità dell’ospedale, con i bambini che nascono dalle uova e il piccolo protagonista che, gettato via dalla madre, va in pezzi come un bambolotto), anche quando ritrae il mondo “reale” l’ex Monty Python non si limita a mostrare gli aspetti più patinati e folcloristici di Napoli ma anche quelli che agli occhi di un inglese o di un americano possono sembrare più sgradevoli o scioccanti (le montagne di spazzatura, l’invadenza anche “fisica” degli abitanti).

3 commenti:

Cannibal Kid ha detto...

un cortometraggio che promette molto bene..

Marisa ha detto...

Cortometraggio visionario ed inquietante, all'altezza del miglior Terry Gilliam!
Non sono d'accordo però sulla tua interpretazione del "lieto fine", che a me è invece sembrata la parte più spiazzante e tutt'altro che lieta.
Ci ho visto l'imprigionamento e la caricatura della famigliola felice: una trappola pronta a scattare di nuovo appena un altro bambino si avvicina...

Christian ha detto...

Il finale, infatti, è interpretabile in più modi: come un semplice sberleffo, come una "consacrazione" della felicità ritrovata dalla famiglia (che ora è appunto degna di stare insieme alle altre "sacre" famiglie del presepe), oppure come un inquietante intrappolamento nella rete di un "burattinaio"...
Per certi versi sembra un episodio di "Ai confini della realtà"... ^^