12 giugno 2011

La sorgente dell'amore (R. Mihaileanu, 2011)

La sorgente dell'amore (La source des femmes)
di Radu Mihaileanu – Francia 2011
con Leïla Bekhti, Hafsia Herzi
*1/2

Visto al cinema Apollo, in originale con sottotitoli (rassegna di Cannes).

Stufe di dover percorrere un ripido e pericoloso sentiero di montagna per andare a prendere l'acqua a una lontana sorgente, mentre gli uomini trascorrono la giornata seduti a non fare nulla e a bere il tè, le donne di uno sperduto e desertico villaggio del Maghreb decidono di indire uno "sciopero dell'amore", che perdurerà fino a quando non sarà stata realizzata una conduttura che porterà l'acqua fino alla piazza del villaggio. Mantenere la decisione presa sarà difficile, vista anche la condizione di subalternità delle mogli nei confronti dei mariti nella società islamica, i quali possono ripudiarle o picchiarle a piacere: ma alla fine la forza di volontà avrà il sopravvento sulle tradizioni e sulle ingiustizie. Una commedia sulla battaglia dei sessi in chiave araba/femminista? Da "Train de vie" a "Il concerto", la ricetta del cinema radical chic di Mihaileanu è sempre la stessa: soggetti incentrati su una trovatina simpatica (ispirata, in questo caso, alla "Lisistrata" di Aristofane), tanti (anche troppi) personaggi, un pizzico di ironia, e uno sviluppo scontato e prevedibile. C'è a chi piace questo tipo di cinema ruffiano e insincero, condito da abiti colorati, da canti e da balli, e da filippiche sull'uguaglianza e sui buoni sentimenti con le quali non si può, naturalmente, non essere d'accordo. Ma è troppo facile mettere le mani avanti, spiegando sin dall'inizio che si tratta di una "favola", per giustificare il tono fasullo e irreale della vicenda e le caratterizzazioni manichee di personaggi improbabili. Un film come questo avrebbe valore se fosse stato davvero pensato e realizzato dagli abitanti di quei luoghi (si pensi per esempio alle vette raggiunte dal cinema iraniano, ma anche – per non andare troppo lontano – al ben più interessante "E ora dove andiamo?" della libanese Nadine Labaki, presente a questa stessa rassegna e che offre molti spunti simili), e non "imposto" dall'esterno, da un regista e da una produzione europea, che inscenano uno spettacolino esotico a beneficio esclusivo degli spettatori occidentali, proprio come i balletti per i turisti fatti dalle protagoniste della pellicola.

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