13 marzo 2011

Frankenstein di Mary Shelley (K. Branagh, 1994)

Frankenstein di Mary Shelley (Mary Shelley's Frankenstein)
di Kenneth Branagh – USA 1994
con Kenneth Branagh, Robert De Niro
**

Visto in DVD.

Sulla falsariga del "Dracula di Bram Stoker" diretto due anni prima da Francis Ford Coppola (che qui figura come produttore), Branagh tenta di infondere nuova linfa in uno dei più classici personaggi horror, facendo piazza pulita di tutte le precedenti versioni cinematografiche (in particolare di quelle con Boris Karloff, che tanto hanno influito nell'immaginario comune) e restando il più fedele possibile (ma nemmeno troppo) al romanzo gotico di Mary Shelley, senza peraltro rinunciare a uno stile "moderno" e hollywoodiano, con tanto di fotografia patinata e musica pomposa. La storia, naturalmente, è nota: il giovane medico Viktor Frankenstein, ossessionato dal desiderio di sconfiggere la morte dopo la scomparsa della madre, modella una creatura cucendo insieme i pezzi di vari cadaveri (fra cui quello di un assassino), inserendole il cervello di uno scienziato e dandole vita con l'elettricità. Ma il mostro che ne risulta è aggressivo e infelice, e progetta di vendicarsi del suo creatore. Nello scontro finale, fra i ghiacci del Polo Nord, periranno entrambi. Anche se non mancano sequenze di grande impatto, come quelle che vedono il protagonista all'opera nel suo laboratorio e in generale tutta la mezz'ora finale (dove spicca la scena in cui il mostro strappa il cuore della sposa di Viktor durante la prima notte di nozze), complessivamente il film delude per colpa dell'eccessiva enfasi visiva, di una certa ingenuità nei dialoghi e di una sceneggiatura superficiale che banalizza i temi dell'opera originale (l'umanità del mostro, la sfida della scienza a Dio). Poco riuscito il personaggio del mostro, che De Niro – anche per colpa del trucco fin troppo pesante – non riesce a rendere abbastanza tormentato per suscitare la necessaria empatia nel pubblico. Branagh, dal suo canto, sembra interessato soprattutto a mettere in mostra sé stesso e il proprio fisico: il vero protagonista del film è lo scienziato, non la creatura. Apprezzabili, comunque, le rivisitazioni di episodi celebri come l'incontro del mostro con il vecchio cieco (interpretato da Richard Briers) e la nascita della "moglie di Frankenstein" (Helena Bonham Carter, sorprendentemente all'altezza). Il cast comprende anche Tom Hulce (l'amico e compagno di studi di Viktor), Ian Holm (il padre) e soprattutto un irriconoscibile John Cleese (il mentore di Viktor, il cui cervello viene poi innestato nella creatura).

9 commenti:

Giuliano ha detto...

l'eccesso di enfasi e il protagonismo di Branagh: hai detto bene, sono i difetti principali, insieme all'effetto un po' troppo patinato, da kolossal.
Alcune scene sono quasi identiche a "Linea mortale", te lo ricordi? Che, essendo un film "piccolo" era riuscito molto meglio...
Però nel romanzo della Shelley il dottore è davvero il protagonista, e con il "mostro" (che è molto intellettuale)è davvero difficile identificarsi: due cose che al cinema non rendono, ma se davvero Branagh voleva attenersi all'originale era inevitabile.
E' però certo che nell'immaginario di noi nati nel Novecento, il posto di Boris Karloff è immenso e imponente...
:-)

Spinoza ha detto...

Certo però che, rivisto con i canoni odierni, il Frankenstein di Karloff è un film davvero piccolo piccolo... molto meglio "La moglie di Frankenstein", di qualche anno dopo...

Pau ha detto...

Branagh ha sempre avuto la mano un po' "pesante", il suo "Amleto" leccatissimo e ipertrofico è lì a provarlo.
Attenzione, parlo da suo ammiratore. :-)

Christian ha detto...

Giuliano: C'è poco da fare, il volto del mostro di Frankenstein nell'immaginario collettivo è ormai quello di Boris Karloff, anche per chi non ha mai visto i film di Whale. Da un lato è da ammirare il tentativo di tornare alle radici del mostro e di fare qualcosa di diverso, dall'altro però il film ha troppi difetti per riuscire nel suo intento.
("Linea mortale" non l'ho visto, mi dispiace...) ^^'

Spinoza: A me i due film di Whale piacciono entrambi, anche se concordo che il secondo è migliore. Certo, ormai Mel Brooks me ne ha rovinato la visione per sempre (non riesco più a guardarli senza ridere...).

Pau: Sono d'accordo. E anch'io sono un suo ammiratore! ^^

Pau ha detto...

I due film di Whale sono dei gioiellini, però merita una visione anche il successivo "Il figlio di Frankenstein", soprattutto per le scenografie estremamente inquietanti, quasi di taglio espressionista. E'l'ultimo film del ciclo in cui la creatura è interpretata da Karloff, e nel cast c'è un Bela Lugosi su buoni livelli.
Senza contare che alcune delle gag più riuscite di "Frankenstein Jr." vengono da lì (l'uomo con la protesi, il nome del gobbo malefico). :-)

nickoftime ha detto...

Questo film fece capire ai piu' la megalomania del suo regista che pero' sembra essere tornato ad essere richiesto a conferma di un panorama con poche eccellenze...

Christian ha detto...

Pau: Hai ragione! L'uomo con il braccio finto che gioca a freccette! Mitico! ^^

Nickoftime: Diciamo che, se indirizzata nella giusta direzione (vedi Shakespeare), la megalomania di Branagh può dar luogo a ottimi risultati. Almeno è un regista con una sua personalità, a differenza di tanti registucoli anonimi e intercambiabili. Certo, il rischio di un fallimento per eccesso di enfasi, come in questo caso, è sempre dietro l'angolo. Non a caso molti suoi film si sono attratti grandi elogi ma anche grandi critiche, dividendo il pubblico (vedi per esempio "Il flauto magico", che per inciso a me è piaciuto moltissimo).

MonsierVerdoux ha detto...

mamma mia che boiata...branagh all'ennesima potenza, e per uno innamorato di sè stesso come lui, è un male... tra l'altro anche de niro è una delusione, si salva solo ian holm...

Christian ha detto...

Gli attori nei ruoli minori non deludono (Ian Holm, ma anche John Cleese e Tom Hulce), e persino Helena Bonham Carter mi è piaciuta, ma il grosso del film pesa su De Niro e soprattutto su Branagh, e dunque la delusione è corposa.